Gli alpini veri

Da Astonvilla


E intanto si prepara la prima importante risposta per Domenica 24 alle ore 17.00 al ponte della centrale alettrica di Chiomonte. Canti e cori alpini fatti dagli alpini no tav, quelli veri, che la vita e la montagna la difendono. Alla fine sono arrivati anche loro, gli alpini. Era da settimane che si parlave del loro arrivo e alla fine ieri sono arrivati. I famosi 150 con una quindicina di blindati lince e un mezzo anfibio con relativa attrezzatura da missione all’estero con in aggiunta un manganello caduno. Cosa facciano realmente nel fortino della Maddalena ancora non è chiaro, sicuramente daranno man forte alla polizia che visto l’impegno continuo chiede riposo e ferie. Siamo di fronte in ogni caso ad una anomalia, gli alpini che occupano le alpi contrapponendosi alle popolazioni che le abitano. Da sempre la val di Susa e le alpi in genere sono territori difficili, abitate da popolazioni che per loro natura si sentono separate dal resto d’Italia, per tradizioni, abitudini e stili di vita. Il rapporto dello stato centrale o allora regno con questi territori è stato misurato e ponderato valutando le singole difficoltà di interazione con l’obiettivo di limare gli attriti e convivere. La leva obbligatoria e di conseguenza la partecipazione ai grandi conflitti mondiali aveva trovato nel corpo degli alpini un compromesso accettato e vissuto con orgoglio da questi popoli. Essere alpino per chi abita e vive le alpi molto spesso è segno di onore e amore per la propria terra. Chi ha prestato servizio nel corpo per tutta la vita porta il ricordo di quel servizio e porta come ricordo il cappello che conserva gelosamente. Le associazioni degli alpini in partcolare in val di Susa si adoperano in opere benefiche e di volontariato aiutando i popoli in difficoltà (dal terremoto all’Aquila alle ultime alluvioni in Veneto). Tutto questo però è cambiato da quando il servizio di leva è stato eliminato e gli arruolamenti sono diventati volontari. Mal digerite sono state le missioni all’estero, in particolare quella afgana dove gli alpini sono stati impegnati in forze e da dove arriva proprio il battaglione impiegato a Chiomonte. Ora ci si immagini il distacco che si verrà a creare quando questo manipolo di mercenari prezzolati si troverà a confrontarsi con chi ha vissuto e vive l’esperienza dell’alpino come alto valore ed esempio di difesa del proprio popolo. Per il movimento no tav nulla cambia. Sono truppe di occupazione, la popolazione le respinge, non le saluta e fatica ad interagirci anche minimamente. Ogni sera si susseguono azioni di disturbo seguite da notevoli improperie lanciate verso chi sta dove non dovrebbe essere. Non è il colore della divisa o la penna su di un cappello che modifica la situazione o i livelli di resistenza. E come spontaneamente si iniziò ad urlare a Venaus, proprio da un gruppo di alpini "A Sarà Dura!"

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