Come i cosacchi non registrati costruiscono i loro rapporti con il potere e con gli altri popoli che vivono con loro sulla stessa terra
22.07.2013, 14.36
Andrej Košik giornalista
Nel territorio di Krasnodar [1], accanto all'esercito cosacco registrato del Kuban' [2], capeggiata dal vice-governatore Nikolaj Doluda, operano attivamente anche i cosacchi non registrati. Oggi gran parte dei cosacchi non registrati o, come chiamano se stessi, sociali fa parte dell'Esercito Cosacco di tutto il Kuban' dell'Unione dei Cosacchi di Russia. Il sacerdote del loro esercito è il protopope di Krasnodar Sergij Ovčinnikov.
I rapporti più democratici con il potere e all'interno della struttura permettono ai cosacchi non registrati di parlare apertamente di problemi, davanti ai quali abbassano gli occhi gli atamani [3] registrati. Per esempio, questi hanno preso parte al blocco dell'apertura dell'esposizione del gallerista Marat Gel'man a Krasnodar, all'azione di protesta contro il festival rock "Kuban" e a corse russe.
Tra l'altro, non si può dire che il potere perseguiti in qualche modo i cosacchi sociali: l'atamano dell'Esercito di tutto il Kuban' Vasilij Komlackij, per esempio, in passato è stato vice-governatore e direttore del dipartimento territoriale di agricoltura e adesso è membro del Presidium del consiglio politico della sezione regionale di "Russia Unita" [4].
Su come si costruiscono i rapporti tra il potere e i cosacchi non registrati, cosa non si è riusciti a raggiungere in 20 anni di rinascita, cos'è necessario perché i cosacchi e gli altri popoli vivano in pace sulla stessa terra conversiamo con il colonnello cosacco Vasilij Komlackij.
– Vasilij Ivanovič, inizieremo dalla cosa più globale – cosa si è riusciti a ottenere in 20 anni di rinascita dei cosacchi nel nostro paese?
– Moltissimo. La cosa principale è che tutti sanno che nel Kuban' e in Russia ci sono i cosacchi. Ricordo che a partire dal gennaio 1919, quando Trockij, Kaganovič [5] e Sverdlov [6] portarono a Lenin il decreto sullo sterminio generale dei cosacchi, nel Kuban' distrussero semplicemente dalla A alla Z le tradizioni, la cultura e lo stesso spirito dei cosacchi.
Ricordo quando, alla fine degli anni '80, iniziai a "fare il cosacco", mia zia 90enne disse: "Vasilek, non andare nei cosacchi, i nostri li hanno ammazzati tutti, hanno sparato a tutti", – le persone anziane anche allora, già negli anni della perestrojka, avevano paura.
Purtroppo le attuali autorità parlano dello sterminio dei cosacchi solo prima delle elezioni, per esempio prima della campagna per la Duma del 2011 sul "Nono Canale" [7] mostrarono il documentario "La curva del Kuban'". Non l'hanno più replicato… Il centro federale non ha comunque portato la legge sui popoli vittime di repressioni fino ai cosacchi.
Oggi c'è il coro cosacco del Kuban', l'esercito registrato, c'è un'organizzazione sociale cosacca – tutto questo funziona per la rinascita dei cosacchi e anche della cultura multietnica russa. Certo, i cosacchi nel ХХI secolo non possono essere com'erano nella Russia zarista. E i colori di guerra degli indiani nell'America contemporanea e gli scozzesi con i kilt in Europa sono solo un tributo alla storia. Da noi la rinascita dei cosacchi è ancora lontana dal compiersi.
– Il potere in questo aiuta o piuttosto ostacola?
– All'alba della rinascita molti cosacchi e anche lo stesso Gromov (negli anni 1990-2007 atamano dell'esercito cosacco del Kuban', adesso deputato dell'Assemblea Legislativa del territorio di Krasnodar – nota dell'autore), diceva: "Cosacchi, il potere stesso viene da noi, non bisogna entrare in politica". Di conseguenza restammo senza i nostri deputati, senza i nostri rappresentanti nelle strutture di potere. E cosa principale – senza terra.
Ancora da nessuna parte, neanche nel Kuban', i cosacchi si sentono potere o con il potere. Chiedete ai capi dei distretti chi ha appesa in casa un'uniforme da cosacco (non la giubba modernizzata, ma quella tradizionale circassa!), il nipote di chi per le feste va a scuola con la papacha [8]? Il governatore Aleksandr Tkačëv, che sostiene seriamente i cosacchi, essendo un colonnello cosacco, ha indossato l'uniforme solo alla scorsa parata cosacca.
Anche se bisogna riconoscere, che pure prima i cosacchi indossavano raramente l'uniforme tradizionale – per le grandi feste, per esempio a Natale, all'assemblea o a Pasqua.
– A suo parere cosa ostacola la piena rinascita dei cosacchi?
– I cosacchi possono esistere solo su un solido fondamento economico. Io, peraltro, essenzialmente sono il primo vice-governatore del paese per gli affari dei cosacchi e contemporaneamente sono direttore del dipartimento territoriale per l'agricoltura, perché nessuno ha capito che senza terra la rinascita è impossibile. Allora per l'appunto crollarono i kolchoz, ci fu la privatizzazione delle terre e si sarebbe potuto assegnare migliaia di ettari ai cosacchi.
Gli hanno dato la terra, ma 180-300 ettari per ogni comunità cosacca distrettuale, in cui ci sono fino a 400 membri. Con un appezzamento del genere non si nutre una famiglia e sul piano politico non si sta solidamente in piedi. Come dicevano i classici, "l'economia determina la politica". Oggi nel nostro esercito ci sono cosacchi che hanno creato intere fattorie, insediamenti cosacchi, ma sono casi singoli. Ma è il fondamento economico su cui si basa anche l'istruzione dei bambini.
– Ma molti nel Kuban' dicono che le terre assegnate ai cosacchi sono state date in affitto e da qualche parte anche vendute…
– A dirla onestamente, al 99% sono scemenze da cani, anche se c'è una piccola parte di verità. Dettero la terra a una comunità distrettuale, poi iniziò una guerra intestina, divisioni, strascichi – come in ogni struttura che rinasce comparvero anche persone disoneste. Ma nello stesso 1992 uscì il libro del professor Lukomec sullo sfruttamento della terra nel Kuban' dalla fine del XVIII secolo alla rivoluzione.
Là è detto nettamente – la terra nell'esercito era privata, comunitaria, di appezzamento e dell'esercito. Così era sfruttata più efficacemente la terra privata e comunitaria. Alla rinascita dell'esercito del Kuban' si sarebbe potuti andare per questa strada – distribuire appezzamenti, che poi si sarebbero formati in comunità.
Nella stessa America o in Europa gran parte della produzione agricola è compiuta per l'appunto in fattorie familiari e cooperative. Da noi non è andata così. E ora in questa direzione si può fare poco.
– Dov'è la garanzia che grandi appezzamenti non saranno dati a terzi e che i cosacchi inizieranno a lavorare la terra?
– Quando nacque il movimento dei coltivatori diretti, c'erano anche pensieri del genere, dice, dai coltivatori diretti si mette a crescere tutto, prenderanno crediti, compreranno Mercedes e non ci sarà modo di saldare i conti. Oggi i grandi crediti e gli indebitamenti multimiliardari [9] li hanno per l'appunto i grandi e ladreschi direttori di proprietà e i coltivatori diretti non hanno crediti o li hanno minimi. E questi, tra cui i cosacchi, producono quasi un quarto delle granaglie del Kuban' .
Ogni trimestre si svolge una videoconferenza dei cosacchi non registrati con il vice-capo dell'amministrazione presidenziale Aleksandr Beglov. Là molto spesso si parla dei problemi agricoli cosacchi, in particolare della necessità di uno sviluppo accelerato delle proprietà agrarie familiari. Si propongono diverse varianti, elaborate da studiosi e approvate negli stati europei.
A tutte queste domande e proposte questi, diciamo così, sfugge dal rispondere: "…non sono il ministro dell'Agricoltura, non so…". Gli dicono direttamente – è necessario far rinascere le fattorie familiari. E' necessario assegnare alle persone appezzamenti delle terre di riserva, del fondo per la redistribuzione, delle quote non richieste.
E' necessario dare non crediti assolutamente iniqui, ma prestiti senza alcuna percentuale a spese dello stato, portare infrastrutture a questi appezzamenti. Tra l'altro quasi metà dei prodotti alimentari sono portati dall'estero. Non solo nel territorio di Krasnodar, ma in Russia. Il presidente, il governatore parlano continuamente di questo – create fattorie familiari, fate sviluppare la classe media. Ma per qualche motivo nei posti, a livello di formazioni municipali, tutte queste cose restano solo dichiarazioni.
Sono certo che le persone desiderose di lavorare la terra faranno la fila. Da noi oggi mezzo paese è inondato di prodotti alimentari di importazione – che affare è quando nei negozi di Krasnodar ci sono patate egiziane, ravanelli e peperoni israeliani o aglio cinese?
– Ma i cosacchi prima di tutto sono guerrieri…
– Sì, è così. Questa funzione dei cosacchi nella società – il servizio militare – oggi è rinata e si realizza con successo. I giovani cosacchi servono con successo nell'esercito, fanno sport.
Ma non si può dimenticare che il cosacco è sempre stato un padrone diligente. E questa funzione – il cosacco come lavoratore agricolo – poteva essere adempiuta molto meglio.
Questo, a mio parere, non è una colpa dei cosacchi, ma la loro disgrazia. Dica, come si può essere padroni con successo senza un lembo di terra? Si può ottenere un reddito, se in conseguenza della riforma degli anni '90, di cui ora si sforzano di non parlare particolarmente, la dimensione del lotto di terra nel Kuban' era poco più di 4 ha?
– Mi racconti delle relazioni tra l'esercito cosacco del Kuban' e l'esercito cosacco di tutto il Kuban'. C'è interazione tra i cosacchi registrati e quelli sociali?
– L'interazione c'è, ma con un regime abbastanza leggero. Un po' invidiamo i grandi privilegi che hanno i cosacchi registrati. Ecco, hanno creato le pattuglie cosacche. Ci sono anche i nostri piccoli cosacchi in esse. Il governatore ha agito correttamente perché non fossero occupati, nessuno gli pagasse uno stipendio e adesso proteggono l'ordine pubblico.
Ma secondo la legge sul servizio statale dei cosacchi, possono svolgerlo uomini da 18 a 45 anni. Che fare poi? Inoltre al servizio dello stato non c'è posto per tutti, anche per motivi soggettivi – protezioni, qualità personali, istruzione – un servizio generalizzato è impossibile.
Noi e i cosacchi registrati siamo due strutture parallele. A volte si permettono di dire qualcosa su di noi, talvolta anche i nostri piccoli cosacchi trovano una parola, ma questo al livello della grande politica. A livello basso non c'è concorrenza. Ci sono perfino cosacchi che fanno parte di entrambi gli eserciti.
– Vasilij Ivanovič, in cosa consiste allora la funzione dell'esercito non registrato?
– Ci occupiamo delle stesse cose, ma senza comandi "fermo-vai", abbiamo un ordinamento tradizionale cosacco più democratico. Non è un segreto che alle assemblee dei cosacchi registrati a volte gli atamani sono scelti non per le qualità della persona, ma per disposizioni dall'alto. Anche sotto Gromov era così. Ricordiamo il caso dell'atamano della sezione di Ekaterinodar [10], l'emerito colonnello Anikin.
I cosacchi hanno sempre servito il potere e l'ortodossia. Non bisogna agitare bandiere anarchiche e parlare di super-autonomia. Per questo, forse, a suo tempo Caterina II e Potëmkin [11] cancellarono la comunità indipendente di Zaporož'e [12]. Per esempio, io ero alle origini del partito "Unità" – la futura "Russia Unita", quando ancora i cosacchi registrati guardavano ad esso con prudenza.
Ma i nostri cosacchi sono anche nello LDPR [13] e in "Russia Giusta" [14]. Ora si forma il "Partito Cosacco della Federazione Russa" – penso che in esso entreranno sia cosacchi registrati, sia non registrati.
– Cioè gli appelli alla "repubblica cosacca", a una sezione in una regione indipendente, che ribollivano nel Kuban' all'inizio degli anni '90 oggi non sono attuali?
– Nella nostra regione no. Ma sul Don anche ora gridano per la repubblica separata. Perciò abbiamo smesso di andare ad alcune iniziative da quelli del Don, perché non si formasse l'opinione che sosteniamo il separatismo. In tutto questo trascinare striscioni, in questi dissidi, sia allora stanno motivi puramente economici e ambizioni di singole personalità.
– A proposito dell'esercito del Don. Recentemente là hanno scelto il nuovo atamano – il vice-governatore della regione di Rostov [15] Viktor Gončarov. La scelta come atamani di alti funzionari in attività è una pratica normale?
– Finora non ha dato risultati positivi, né negativi. Anche prima della rivoluzione ci furono facenti funzione di atamani designati dagli zar e non provenienti dai cosacchi. Com'è evidente dai nastri delle notizie, anche tra i governatori e tra i sindaci ci sono abbastanza farabutti. Succede, che non da lì prendano tali atamani. Per esempio, ora da il mal di testa il predecessore di Gončarov, l'atamano Vodolackij. Va in tribunale contro i cosacchi, cosa che non fa onore all'esercito. Da noi, nel Kuban', finora non si è giunti a tali situazioni, ma c'è una determinata e piuttosto percettibile insoddisfazione.
– Non si placano le liti neanche nella regione di Stavropol' [16] – vicina del territorio di Krasnodar. A Suo parere, quanto si è rivelato pronto l'esercito cosacco di Stavropol' a quei processi migratori che oggi si verificano nella regione?
– Recentemente mi sono incontrato con l'atamano dell'esercito cosacco di Stavropol' Dmitrij Strigunov, che era giunto nel Kuban'. Peraltro questi è assistente del loro governatore. E lo stesso governatore fa parte dei cosacchi sociali. Nella regione di Stavropol', essenzialmente, si è riusciti ad unire i cosacchi registrati e non registrati, a creare una struttura abbastanza potente, economicamente indipendente e autorevole.
Allo stesso tempo la regione di Stavropol' oggi è un avamposto tra il Sud della Russia e il Caucaso. E là si manifestano problemi quando alcuni possono violare le leggi senza freno e questo gli sfugge di mano. Nel frattempo i cosacchi sono ancora abbastanza deboli per dichiararsi una forza effettivamente indipendente, che tutti gli abitanti tengano in considerazione.
Ho già detto che molti funzionari che hanno radici familiari cosacche si vergognano ad iscriversi ai cosacchi. Perfino in "Russia Unita" alcuni deputati "per modestia" si distanziano dal partito, non si posizionano come membri di "Russia Unita". Perciò i cosacchi non si sentono ancora con il potere, né il potere con i cosacchi…
Perché sorgono conflitti nelle regioni di confine? Nelle repubbliche cosacche si guarda abbastanza severamente all'ordine, c'è la responsabilità della stirpe per le azioni dei suoi membri. Ecco che la gioventù caucasica giunge nella regione di Stavropol' e nel Kuban' a fare teppismo, come dire, a "strapparsi".
Nelle regioni caucasiche molti non hanno lavoro, là ci sono seri problemi economici. Le persone occupate dal lavoro o dallo studio per l'appunto sono meno inclini ad atti di teppismo. E in questo senso è necessario aumentare l'importanza del potere sul piano dello sviluppo economico delle regioni e cioè anche dell'occupazione della popolazione.
– Nel complesso cosacchi e caucasici possono convivere in pace?
Per il Caucaso è necessario ammettere onestamente che 300, 200, finalmente 150 anni fa la Russia ha vinto. Riconosciamo gli accordi firmati dai nostri antenati. Se si solleva senza fine questo tema, ci si ritorna, questo ribollirà e non permetterà di svilupparsi stabilmente a una regione multietnica. La Cecenia è stata agitata da politici e generali inesperti, lo stesso accade oggi in Daghestan.
Meglio far tornare la memoria al periodo dell'amicizia caucasica – allo sviluppo di rapporti amichevoli e alla distruzione delle barriere interetniche. Cosacchi e caucasici non solo possono coesistere in pace, ma questo è necessario in modo vitale. Prima della rivoluzione diventammo amici – i cosacchi del Kuban' presero l'uniforme caucasica circassa tanto come comoda e bella uniforme da parata, quanto pure come segno di rispetto per gli abitanti del Caucaso.
Ci sono questioni anche per la gioventù cosacca contemporanea. Quando passa un ceceno o un circasso non bisogna puntare il dito. Passa, prima di tutto, una persona, un russo. Nei miei anni giovanili la gioventù non si interessava neanche di quale etnia uno fosse, vivevamo insieme, facevamo sport, eravamo amici. Peraltro questi rapporti si sono conservati ancora, nonostante il vento dei mutamenti politici.
– E ultima cosa – come vede il futuro dei cosacchi?
– Resteranno un tributo storico all'etnia. Certo, con la forza che avevano in passato i cosacchi non rinasceranno. Ma quelli che si considerano cosacchi conserveranno le tradizioni e la cultura. Il Kuban' resterà una terra cosacca. Perlomeno nominalmente. Questo è il nostro biglietto da visita, il volto della regione, che dev'esserci in qualsiasi territorio.
"Kavkazskaja politika", http://kavpolit.com/vasilij-komlackij-nuzhno-vernutsya-k-periodu-kunachestva/ (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Città della Russia meridionale.
[2] Fiume della Russia meridionale che da il nome anche al territorio di Krasnodar.
[3] Sorta di generali cosacchi.
[4] Il "partito del potere", che porta avanti la politica di Putin.
[5] Lazar' Moiseevič Kaganovič, allora responsabile della propaganda politica nell'Armata Rossa.
[6] Jakov Michajlovič Sverdlov, capo del Comitato Esecutivo Centrale, organo legislativo.
[7] Canale regionale di Krasnodar.
[8] Cappello di pelo cosacco.
[9] Un miliardo di rubli equivale a circa 23,4 milioni di euro.
[10] Nome originario di Krasnodar.
[11] Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, favorito dell'imperatrice Caterina II.
[12] "Oltre la Soglia", città e regione dell'Ucraina meridionale.
[13] Liberal'no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico di Russia), ad onta del nome partito nazionalista e populista.
[14] Partito di orientamento socialdemocratico.
[15] Città della Russia meridionale.
[16] Città della Russia meridionale.
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