di Pedro Almodòvar (Spagna, 2013)
con Javier Camara, Raul Arevalo, Carlos Areces, Cecilia Roth, Hugo Silva, Lola Duenas, Antonio De La Torre, Jose Luis Torrijo, Miguel Silvestre, Laja Martì
VOTO: **/5
Tutto sa di vecchio nell'ultimo film di Pedro Almodòvar, a cominciare dai titoli di testa in rigoroso stile anni '80: dopo il clamoroso flop commerciale del coraggioso e disturbante La pelle che abito, è evidente e comprensibile il desiderio di Don Pedro di tornare ad atmosfere a lui più congeniali, a quella commedia surreale, strampalata e liberatoria degli esordi che tanta fortuna gli avrebbe riservato negli anni a venire. Il problema però è che i tempi sono cambiati, così come i gusti e le aspettative del pubblico: e non è detto che ciò che andava bene trent'anni fa sia ancora garanzia di successo, specie se riproponi stancamente un repertorio ormai fin troppo consolidato, che davvero non riesce a sorprendere più nessuno...L'impressione che si ha vedendo Gli amanti passeggeri è di un film arrivato fuori tempo massimo, sospeso tra nostalgia e incredulità, dove è soprattutto la noia a farla da padrone. Almodòvar usa la tecnica del 'teatro da camera' per propinarci una specie di reality-show tutto ambientato dentro un aereo in avaria che sta cercando disperatamente un aeroporto dove atterrare. La metafora con la Spagna di oggi, colpita inesorabilmente dalla crisi economica, è facile e scontata: la Spagna è proprio come quell'aereo alla deriva, che gira su se stesso senza riuscire a trovare una pista d'emergenza, e dove la fascia più debole della popolazione è ormai anestetizzata e fuori dai giochi, esattamente come i passeggeri di seconda classe, addormentati con un sedativo e ignari del loro destino.
Gli unici consapevoli della gravità della situazione sono i viaggiatori della business-class, dove troviamo esponenti di varia umanità: una quarantenne sensitiva e ancora vergine, una ex-pornostar, un sicario di professione, una coattissima coppia in luna di miele, un uomo d'affari corrotto, un attore di mezza tacca donnaiolo e libertino. Aggiungete il personale di servizio tutto al maschile e ovviamente omosessuale (potevano mancare i gay in un film di Almodòvar?), il pilota bisex e padre di famiglia, il suo assistente fieramente etero (ma sarà poi vero?) e il campionario è completo... tra quei sedili c'è tutta la società moderna, troppo inetta per rimboccarsi le maniche e capace solo di sballarsi e lasciarsi andare ai piaceri del sesso...Così, tra steward che ballano I'm so excited, amplessi in toilette, un po' di sano sesso orale, con mescalina e tequila a fiumi per obnubilare la mente, il film riesce a stiracchiarsi per novanta faticosissimi minuti, nei quali non si fa altro che rimpiangere tutta la 'follia' eversiva e geniale dell'Almodovar prima maniera, della quale davvero non rimane più traccia. La trasgressione ha lasciato spazio alla trivialità, al pessimo gusto, a dialoghi volgari e imbarazzanti che riescono solo ad allontanare l'attenzione di chi guarda.

Un brutto passo indietro per la carriera di Almodòvar, incapace di svolgere un compitino facile facile e non riuscendo a farci ridere nemmeno una volta: perfino la sitcom televisiva Piloti, con Bertolino e Max Tortora, era più divertente di questa pellicola banalotta, scurrile e senza spina dorsale, nella quale si salvano solo gli attori che interpretano i passeggeri, bravi e poco conosciuti, molti dei quali veri afcionados del regista. Patetico invece il prologo iniziale con Banderas e la Cruz, malati di presenzialismo e quasi irritanti nella loro insignificanza.






