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Non il miglior film di Pedro Almodóvar ma certo il più famoso s'intitola “Donne sull'orlo di una crisi di nervi”. Ecco un titolo che va oltre il film cui appartiene – perché tutti i personaggi del cinema di Almodóvar – donne, uomini, transgender – sono persone sull'orlo di una crisi di nervi. Naturalmente questo si vede ancor più nelle commedie, con la loro necessaria accelerazionedi fatti e processi. Ora, dopo essersi avventurato su altri terreni, il regista ritorna, con “Gli amanti passeggeri”, non solo alla commedia ma esplicitamente a “Donne...” - lo dicono già i titoli di testa con la loro graziosa grafica d'epoca. L'elemento chiave che ci riporta a “Donne...” è il principio (che poi, come vedremo, Almodóvar sbagliando sonoramente lascia cadere) di unità di luogo. Là era un attico madrileno, dove si concentravano e si scaricavano tutte le tensioni tragicomiche di una vita affettiva complicata e di un mondo non meno complicato (ricordate i “terroristi sciiti”?). Qui è un aereo in volo che - a causa di un guasto a uno dei carrelli - deve fare un atterraggio di emergenza, con una buona probabilità di schiantarsi. Proprio per mettere in atto il richiamo a “Donne...” viene adottata l'invenzione - diegeticamente implausibile, ma chi se ne importa: è una commedia! - per cui tutti i passeggeri e le hostess della classe turistica sono stati addormentati con tranquillanti somministrati a loro insaputa. Serve a mantenere il concetto di spazio ristretto con pochi personaggi, riducendone il numero a quelli su cui deve articolarsi l'azione: i piloti, i tre steward e un pugno di passeggeri della business class. Però qui bisogna aggiungere una considerazione più generale: Almodóvar è affascinato dal sonno - che per lui è una condizione di presenza-senza-coscienza, durante la quale si può discutere di chi dorme come se non ci fosse, si può agire per il bene di lui/lei senza litigarci, e ci si può perfino fare sesso! Soluzione drammatica in “Parla con lei”, comico-sentimentale qui. La tensione e la paura nello spazio circoscritto dell'aereo danno un giro di vite a quell'impasto di sessualità, sentimenti e questioni personali, quel “labirinto di passioni” a forte prevalenza gay, che nutre da sempre la drammaturgia almodovariana. E che qui bolle nel calderone della strizza - propiziato da un altro calderone: una scorta di agua de Valenciapreparata a bordo, la cui ricetta prevede champagne e mescalina. Intanto Almodóvar si diverte a inserire frecciate sulla politica spagnola: un aeroporto “cattedrale nel deserto” frutto di affari loschi, gli intrattenimenti erotici del re con le escort. Tra ricorsi alla preghiera descritti col solito divertimento (il santuario induista portatile è l'equivalente della novena con la sigaretta in bocca di Carmen Maura ne “La legge del desiderio”) e tentativi di tener calmi i pochi passeggeri svegli (stupenda l'interpretazione in playback di “I'm so excited” delle Pointer Sisters da parte dei tre steward gay - che senza sorpresa sono i personaggi più interessanti di tutto il film), si scoprono gli altarini di amori omo ed etero, tradimenti e segreti, ma anche agnizioni e riappacificazioni mélo, secondo la classica formula almodovariana.Purtroppo, con la telefonata di uno dei personaggi (l'attore dongiovanni) alla sua ultima fiamma entra l'errore fatale del film. Uno stacco a Madrid ci trasporta fuori dall'aereo, rompendo totalmente l'atmosfera claustrofobica così accuratamente costruita, annacquando di conseguenza la tensione (tensione comica, ma tensione), introducendo una pesante discrasia. Tanto più che è inevitabile paragonare le due parti in cui si è spaccato il film, e quella fuori dall'aereo è molto più forzata e prova di mordente dell'altra - è davvero, questa sì, piatto trovarobato almodovariano. Dice: ma è necessaria allo svolgimento. Se proprio Almodóvar (anche autore della sceneggiatura) non intendeva scrivere il film in altro modo, se voleva fortemente questa “base a terra” per la chiarezza, almeno poteva attenuare la spaccatura ricorrendo allo split-screen. Infatti a questo punto si ha la netta impressione che il film si sia perso. Per fortuna si riprende, giacché l'azione torna a concentrarsi a bordo. Alla fine l'aereo tenta l'atterraggio, in una sequenza estremamente riuscita, perché Almodóvar ha l'ottima idea di raccontarlo solo attraverso i rumori, che risuonano mentre la mdp vaga all'interno dell'aeroporto vuoto - e tutto considerato possiamo concludere che pure questo film minore ma piacevole è riuscito ad atterrare sano e salvo.
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