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Gli Amari, kilometri di musica e parole

Creato il 22 gennaio 2013 da Ilovegreen @ilovegreen_blog

Lo avevano detto, quando lo scorso anno hanno partecipato alla compilation di cover degli 883: non ci spezziamo. Ed ecco che a tre anni da Poweri tornano gli Amari, più in forma che mai.
Oggi è in uscita il loro nuovo album, Kilometri, nove tracce in cui il gruppo il gruppo friulano torna a raccontare e a raccontarsi.
A febbraio inizierà il loro tour, nell’attesa abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Pasta. Si parla del tempo trascorso, ma anche di un futuro che non appare poi così buio.

Gli Amari tornano a cantare in italiano dopo un disco in inglese. Quanto conta la scelta della propria lingua per esprimersi al meglio e per riuscire ad arrivare appieno ai propri fan?
Conta al 1000%, ed è infatti il motivo che ci ha spinto a tornare sui nostri passi, in un certo senso, e a fare un nuovo disco tutto in italiano. Puntare molto sulle parole per noi è sempre stato naturale, provenendo dall’hip hop degli anni 90. In questo disco, poi, abbiamo messo ulteriormente l’accento sui testi, anzi, si sono presi da soli il loro spazio, quindi è stato naturale scriverlo nella lingua di Dante.
 I Kilometri che danno il titolo al disco sono soltanto numeri in fila o la testimonianza di un percorso intrapreso circa 15 anni fa?
Sono soltanto numeri perché ci siamo resi conto del fatto che, tutto sommato, non ci pesano più di tanto: forza dell’abitudine o semplicemente il piacere di scrivere e suonare assieme come quando abbiamo iniziato, chi può dirlo? In un certo senso questo disco tenta anche di essere rispettoso dei nostri 15 anni di storia assieme, citando qua e là cose del nostro passato e rilanciandole per il futuro.
La traccia che chiude il disco, Rubato, ha toni e parole rassicuranti. Dovremmo essere tutti più positivi e ripeterci che il futuro ora c’è?
È un testo furbo, lancia un segnale di speranza, forse il più forte nella storia dei nostri testi, ma allo stesso tempo ci ricorda che viviamo in un mondo di ladri come cantava Antonello. Alla fine, quindi, il futuro c’è se corri a riprendertelo, a rubarlo di nuovo.

Amari©FabioCussigh3

A febbraio partirà il vostro tour. Cosa dobbiamo aspettarci?
Tanto sentimento, emozioni forti sotto ma anche sopra al palco. Per noi tornare on the road è sempre un piccolo miracolo, e credo che quando suoniamo questa cosa si senta sempre. Per il resto possiamo dire che la formazione è leggermente cambiata, al nucleo base della band (Dariella, Cero ed il sottoscritto) in questo tour si è aggiunto Simo Sant, magico polistrumentista che, incredibile a dirsi, era il nostro fonico di sala durante il tour dei due dischi precedenti. Che matti.
Dario ha collaborato alla stesura di testi per altri artisti. Scrivere per qualcun altro è più semplice o al contrario si finisce per “censurarsi” maggiormente?
Credo siano due cose diverse. Non penso si tratti di censura quanto del fatto che se scrivi per altri tenti di confezionare un vestito che qualcun’altro poi potrà indossare. Devi farlo al meglio, tenendo conto che quel pezzo dovrà calzare come un guanto per creare la magia.
Nel vostro nuovo album c’è una grossa attenzione ai testi. Si guarda al passato, ma, come già detto, anche al futuro in maniera positiva (ora puoi ascoltarmi, ti giuro che possiamo crescere). Gli Amari sono diventati più maturi?
Lo spero! L’alternativa è che siamo solo invecchiati, no? Allora sì dai, diciamo pure che siamo maturati. Probabilmente qualche anno fa non saremmo stati in grado di metterci a nudo come in questo disco, che, sotto certi punti di vista, è una sorta di autoanalisi!
Ma il cuore oltre la siepe, poi, sta bene?
E’ un po’ ammaccato ma tutto sommato sta bene. Nonostante trovi sempre un buon motivo per lamentarsi, continuiamo a chiederci se un giorno imparerà qualcosa!

amari

Gli Amari, kilometri di musica e parole


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