[tre inediti da Gli animali sono cattivi]
(…) gli animali sanno tutto. Stanno intorno a noi, dentro di noi, parlano al nostro pensiero e alle nostre azioni da così vicino che non avvertiamo che ci circondano e che li circondiamo dalla notte dei tempi, in cui il tempo era appunto una notte, loro e nostra insieme. E sono vecchi, vecchissimi e raccontano, raccontano sempre, spesso anche cose già dette, a volte una storia lunga, altre una storia breve secondo come gli gira…
(C)ane
un precipizio di strade
un nodo stretto che non capivi
l’aforisma vuoto dell’abbandono
uno spot mi diceva
che non ti abbandonavo, nel sacco stordito e
che non tornerai sperduto come ti ho gettato
abbastanza lontano che a piedi non si torna
che me ne vado, che ti ho assassinato
come precipitando di taglio da chissà quale cielo secolare
che rompe catene, che mette a ferro il vento
per scagliarsi senza amore e che nessuno sappia
(A)gnello
E poi ci sarebbe questo omicidio delle cose finite
che si nascondono dietro l’aspetto museale di strane
muffe che intorpidiscono come un’infezione
Non tutti lo fanno ma in alcuni esiste questa vocazione all’igiene
quest’ansia pasquale di svuotare tombe, di fare pulizia
scacciando innocue bestiole che si nutrono di chiuso
di quel gorgheggio alieno alle forme, inattuale,
di fatto inattuabile, mai attuato o che ti sei dimenticato
che esisteva, che ti ungeva l’attaccatura dei capelli
detenuti alla sentenza di non morire se non delle tue
poco salutari attese messianiche
(L)eopardo
È tutto un azzerare di copule
che si sorpassano senza azzardi
né incantesimi, capito questo ricomincio
Daccapo guardo la savana che sarebbe iniziare
se non puntassi alla solita fine esattamente come
ci puntavo anni fa che era davvero l’inizio
Dunque, quello che non è cambiato di questo ricominciare
è che per me iniziare, per principio, significa
ammiccare alla solita fine
Quello che invece è cambiato è che ora
lo sfoltimento avviene
con autunnale grazia omicida, senza badare a vittime