Gli animali spariscono

Da Andreapomella

Da bambino avevo un cane. Poi il cane all’improvviso sparì. A casa non me l’hanno mai spiegata bene la fine che fece il cane. L’avevo scelto io personalmente, in una cucciolata che una bastardina aveva lasciato sotto le foglie di un cespuglio nel piccolo boschetto dietro casa. Se mi concentro bene riesco ancora a sentire l’odore forte di quei cuccioli, un odore animalesco e primitivo. Il cane aveva gli occhi cerchiati di nero, sembrava che indossasse un paio d’occhiali alla Kissinger. Scorrazzava nel nostro giardino come un cavallo pazzo. Era grosso il cane, una specie di pastore tedesco mischiato coi geni di chissà quanti altri incroci di razze e non razze. Quando mangiava lo guardavo ingoiare in un sol colpo i grossi pezzi di carne che gli dava mia madre, mi domandavo come facesse ad ingoiare quei brandelli così grossi e freddi. E dire che i denti non gli mancavano, aveva due canini aguzzi che mi piaceva passarci sopra il polpastrello del pollice. Io la carne la detestavo, e ogni volta stavo quasi per dirglielo. Ma poi sapevo che era un cane, e che i cani capiscono solo una parte di quello che dici, e generalmente quella parte coincide con gli aspetti più misteriosi della comunicazione umana. Poi il cane sparì. All’improvviso sparì. E io ero troppo piccolo e ingenuo per fare congetture. Così mi limitai ad accettare il fatto che gli animali, come le persone e le cose, all’improvviso spariscono. E molte volte non c’è una spiegazione per questo. Molte volte succede che se ne vanno via e basta, un giorno a caso, e non li rivedi più se non in sogno, o quando semplicemente chiudi gli occhi, o quando ti metti a ricordarli.


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