GLI ANNI DI PORPORA | Antologaia | Porpora Marcasciano racconta i suoi anni ‘70

Creato il 18 giugno 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

di Maria Dente Attanasio

In Antologaia Porpora Marcasciano (presidente del Mit, Movimento identità transessuale) ricostruisce e restituisce i suoi sofferti stravissuti felici anni Settanta. Il dato autobiografico, lungi dal risolversi nella mera rievocazione nostalgica, sfuma a più riprese in un affresco corale, colorato, coraggioso, assolutamente rivoluzionario. «Biografie, memorie e narrazioni storiche come quelle di Porpora – scrive Laura Schettini nella prefazione alla nuova edizione riveduta e ampliata, fresca di stampa per i tipi di Alegre – diventano strumenti preziosi per intravedere i terreni dove agente storico e struttura sociale si intersecano e si modificano l’un l’altro, dove storia personale e storia collettiva si forgiano l’un l’altra.»

Porpora mutua il suo soprannome da Porporino (il celebre castrato raccontato da Dominique Fernández), nasce in un corpo maschile, quindi con un sesso maschile, ma fin dalla prima adolescenza (vissuta in un paesino al confine tra le province di Benevento e Foggia) sente vacillare il suo genere e la sua identità sessuale (quindi sociale). Pochi riescono a comprendere come poteva sentirsi, percepirsi un omosessuale agli albori degli anni Settanta. Si guardi la situazione attuale qui in Italia, il vergognoso e amorale vuoto legislativo che offende e umilia quotidianamente centinaia di migliaia di persone, si consideri questa barbarie perpetrata dalle potenti fecce cattofasciste, e si provi a spostare la lancetta quarant’anni indietro, a immedesimarsi in un sedicenne di allora. Se è difficile oggi, figuriamoci nel 1975, l’anno in cui uccisero Pasolini all’Idroscalo di Ostia. All’inizio, nell’infanzia, tutto è gioco «Mi travestivo da Madonna, Santa Folgorata e Santa Genuflessa, da improbabili regine di paesi immaginari indossando veli, turbanti, piume, merletti e bijoutteria varia raccattati tra le cose delle donne di famiglia.» Nell’adolescenza, per Porpora come per molti altri, c’è il passaggio dall’inconsapevolezza alla consapevolezza, un percorso obbligato, necessario, irrinunciabile (e non “una scelta”, come troppo spesso purtroppo si sente dire). Per Porpora, incantata e lucida protagonista della sua vita, l’incertezza e la paura lasciano presto il posto all’irrimandabile e frocia pienezza del vivere.

Sullo sfondo (ma sarebbe più esatto dire intorno e attraverso) tutta la rivoluzione umana degli anni ’70: il comunismo extraparlamentare, le contestazioni, il diritto alla laicità, all’aborto, al divorzio, l’emancipazione femminile, la riformulazione delle strutture sociali, familiari, di coppia. Negli anni ’70, come ci ricorda Porpora Marcasciano con la sua scrittura schietta, efficace, colta, partecipe e sempre militante, si combatteva col piombo e con i fiori, con i passamontagna e con i culi al sole, si combatteva per la libertà, per l’identità, per la felicità. Dal paesello a Napoli, Roma, Milano, con ripetuti soggiorni Londra, Amsterdam, Parigi, tra le esperienze nelle comuni sperimentali degli hippy a quelle dei campeggi omosessuali a Isola Capo Rizzuto, Ortona e Porto Sant’Elpidio, fino ai trip con le pillole di LSD25. Per la nascente comunità gay il dialogo con lo strapotere cattoborghese era estremamente difficoltoso. Le prime manifestazioni, le prime rivendicazioni sortirono solo insulti e violenza. Di quello che avveniva nel mondo, in Italia filtravano solo eco debolissime (la rivolta dei gay a Stonewall, New York, risale al 28 giugno 1969); nel Bel Paese la prima scossa gaia in grande stile si verificò a Sanremo nel 1972, con la protesta di attivisti del FUORI! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, nato a Torino nel ‘71), come Mario Mieli e Alfredo Cohen. Altre date importanti per l’Italia furono, nell’estate 1976, il Festival di Re Nudo a Parco Lambro (Milano), nel ’77 la pubblicazione di Elementi di critica omosessuale di Mario Mieli, e nel ’79 la nascita a Roma del Collettivo Omosessuale Narciso (che dal 1983 si chiamerà “Mario Mieli”). Del ’77 è la rivista torinese “Lambda”, primo foglio di controinformazione gay che dal 1981 diventerà “Babilonia”. In Antologaia Porpora stila una puntuale cronologia di quegli anni. Anni di manifestazioni, occupazioni, rivendicazioni, anni di coloratissimi travestimenti, di sesso libero e di gruppo, anni di amori, di sperimentazioni e di eroiche prostituzioni, anni di locali e di ritrovi (L’Alibi, La Cage aux folles, Il Bistrot, Il Buco a Castelporziano, Monte Caprino…), anni di radio libere, di canzoni spregiudicate e liberatorie, di libri, spettacoli, incontri, una fucina a cielo aperto popolata da transessuali e travestite come l’Aracne, la Cocis, la Frascatona, la Zanza, la Giraffa, la Ursula, la Merdaiola… tra criptochecche (le baffe) e frocie conclamate.

Quello che gravida intorno a Porpora è un esercito di persone costrette a improvvisarsi personaggi pur di guadagnarsi un’identità nel mondo, una “normalità” un diritto alla vita. Ma cosa resta, si domanda Porpora a distanza di quasi quarant’anni, di tante lotte e di tante militanze? Cos’è diventato oggi il cosiddetto mondo gay? Quali sono i suoi valori, i suoi obiettivi e, soprattutto, perché ha obliato così negligentemente tutto quello che c’è stato prima?, tutte le battaglie, tutte le botte, tutte le conquiste, tutta quella cultura stratificata in anni e anni di strenua gaia resistenza? Nei primi anni ’80 il primo colpo lo ha inferto l’AIDS, “la peste gay” come la chiamava certa stampa timorata e benpensante. Ridimensionato il fantasma dell’HIV ci hanno pensato poi discoteche e palestre modaiole a fare il resto, a stereotipare i “diversi” in masse di gay effimeri proprio perché normalizzati, banalizzati, omo-logati. E la testimonianza del vissuto di Porpora – ben esemplata in Antologaia – acquisisce valore, onore e spessore proprio nel confronto con l’odierno, un confronto che si pone in toni polemici ma al contempo costruttivi, affinché (per dirla con uno slogan caro alla Marcasciano) si viva sognando e non si sogni di vivere.

Maria Dente Attanasio


Cover Amedit n° 23 – Giugno 2015 “Il ragazzo dagli occhi di cielo” by Iano

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