Sembrano arrivare dagli antociani le risposte che il mondo del Brunello di Montalcino chiedeva alla scienza in termini di tracciabilità. Dal convegno odierno “Tracciabilità del Sangiovese a Montalcino: ricerche e sperimentazioni per l’identificazione dell’origine”, promosso dal Consorzio del Vino Brunello, è infatti emerso che il metodo cosiddetto degli “antociani” (e non quello del DNA come finora si pensava) è quello più efficace e sicuro per tracciare l’origine del vino contenuto in ciascuna bottiglia di Brunello. Dalle evidenze emerse è infatti il metodo del profilo antocianico, cui si affianca per una ulteriore definizione territoriale quello degli isotopi stabili, a far dormire sonni tranquilli ai produttori ma soprattutto al consumatore, indicando la presenza del vitigno in purezza. Questo metodo è risultato più attendibile rispetto a quello del DNA, che attualmente non consente risultati scientificamente riproducibili per un controllo sicuro ed esteso su tutta la produzione e soprattutto non è sufficiente a stabilire la purezza di un vino (se è cioè monovitigno nel caso del Brunello), ma solo se quel tipo di varietà (in questo caso Sangiovese) è presente, senza escludere quella di altri. Ovviamente il discorso si fa più complesso in caso di vini frutto di blend di uve. “Ringraziamo innanzitutto i ricercatori che hanno contribuito, con la loro esperienza e la loro serietà, a rendere possibile questo nostro sogno, che coltiviamo da molto tempo, di individuare un metodo scientifico per la tracciabilità del vino – ha commentato il Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci. Crediamo sia un importante risultato, non solo per il panorama italiano ma anche per il settore enologico internazionale. Il merito va tutto ai ricercatori che hanno lavorato ai progetti, ma siamo fieri e orgogliosi di aver creato un “precedente” e contribuito, anche se indirettamente, allo sviluppo di un metodo di riferimento”. Al convegno sono intervenuti anche il Presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro e Oreste Gerini in rappresentanza della Direzione Nazionale dell’ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
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