Quando sembra che il mondo stia andando alla deriva, vittima di se stesso e delle follie dei suoi abitanti, accadono sempre piccole cose in grado di scompaginare un gioco al massacro in progress del quale le vittime, da che storia è storia, sono sempre gli ultimi, uomini e donne che si svegliano al mattino pensando che quello sia l’ultimo della loro esistenza. La corsa all’arricchimento e alla sopraffazione, la tentazione di porsi come déi e di correre appresso al mito dell’onnipotenza rappresentano oggi gli scopi, gli obiettivi di una vita da vivere per sempre al massimo, per sempre giovani, per sempre disconnessi dallo scorrere schizofrenico del tempo. La “piccola cosa” è accaduta questa mattina a Gaza dove, come tutti ormai sanno, non prospera un villaggio turistico, non girano mezze tacche obnubilate dall’opulenza, non mostrano prorompenti attributi fisici artificiali veline in cerca di popolarità, non risiedono escort da svariati zeri “dopo”. In mezzo alla violenza, all’intolleranza, al razzismo di ritorno e alla presunta, ormai, sindrome da accerchiamento degli uomini con la Stella di David sul petto, si sono alzati in volo 7200 aquiloni, quegli attrezzi di carta che, spinti dal vento, disegnano traiettorie colorate nel cielo. Potrebbe sembrare un gioco se non fosse avvenuto a Gaza e se ad organizzarlo non fosse stata l’Agenzia per i rifugiati dell’Onu. Gli aquiloni non sono in grado di portarsi appresso né armi né esplosivi. Sono oggetti poveri che la fantasia disegna e concepisce come vuole e che il vento trasforma in uccelli guidati molte volte da un filo retto da bambini. Sono innocui, non inquinano, non disturbano, non scatenano decibel, non urtano suscettibilità e non sono finti, ma vere e proprie ali dispiegate finalmente sull’orizzonte di libertà di un tranquillo sabato d’agosto.
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Gli aquiloni di Gaza. Il sogno di una libertà possibile
Creato il 31 luglio 2010 da Massimoconsorti @massimoconsortiPossono interessarti anche questi articoli :
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