di Vincenzo Scarpello
Alla fine del 1400 la strategia seguita dai pirati era esclusivamente quella dell’arrembaggio ad unità singole. In seguito all’introduzione di nuove strategie navali da parte dei corsari e soprattutto dell’utilizzo delle artiglierie, vennero introdotte nuove modalità di approccio e di scontro, che costituirono la cifra peculiare della strategia barbaresca.
I singoli appostamenti ed inseguimenti ben presto cedettero il passo a vere e proprie operazioni navali, nelle quali la composizione e la strutturazione delle flotte barbaresche costituivano l’elemento peculiare che colmava il gap con le navi europee, pur tecnicamente superiori. Per quanto ben armate le navi commerciali, non disponendo della capacità di manovra propria delle navi barbaresche, venivano ben presto sopraffatte, circondate ed arrembate.
Con l’avvento della corsa una più organizzata e meticolosamente predisposta strategia dei corsari fu la causa del balzo in avanti della strategia navale occidentale. I paesi europei introdussero allora la navigazione in convoglio, strategia che durò fino alla teorizzazione della guerra sottomarina nella seconda guerra mondiale. In questo modo le navi occidentali, meglio armate e più organizzate avrebbero potuto avere quel margine di sicurezza che la navigazione solitaria non consentiva.
Come contromisura i barbareschi a loro volta aumentarono la consistenza delle flotte, che alla fine del XVI secolo potevano ben concorrere con quelle degli stati mediterranei. Nel corso di questo secolo ed all’inizio del successivo le flotte barbaresche riuscirono a costituire una vera e propria forza navale, capace di attuare anche un vero e proprio blocco commerciale ai danni di un paese nemico. Si potevano addirittura bloccare le rotte commerciali, costringendo il nemico ad un dispendioso utilizzo di risorse che sarebbero potute essere altrimenti impiegate. Alle piccole incursioni che avevano caratterizzato la pirateria saracena, ben presto si sostituirono delle operazioni anfibie in grande stile, come quelle mirabilmente compiute dal Barbarossa ai danni delle coste italiane.
Non più le singole ciurme facevano tappa per l’acquata, esponendosi al rischio di essere intercettate da gruppi di armati e distrutte. La nuova strategia comprendeva una vera e propria proiezione di corpi militari consistenti, compresi i giannizzeri, aventi una capacità militare tale da poter conquistare piccole piazzeforti della costa ed a spingersi molto in profondità nell’entroterra. Le manovre navali continuarono ad essere basate sulla velocità e sull’arrembaggio, disponendo le unità corsare esclusivamente di una valentissima artiglieria di prua con la quale sconquassare la nave bersaglio, ancorarla col rostro e coi ramponi e procedere agli arrembaggi.
Le veloci manovre delle flotte corsare concedevano ai difensori spazi e tempi minimi per una reazione: la precisione delle artiglierie e la di esse forza dirompente sarebbe dovuta essere impiegata esclusivamente nel momento opportuno, trascorso il quale il destino della nave arrembata era quasi sempre segnato.