Si leggono tante e tante cose in questi giorni sul web. Null’altro che lo specchio della realtà italiana nella quale viviamo, dove ogni atto comunicativo sottende una strategia di marketing differenziato precisa, mai lasciata al caso.
Non leggo niente di nuovo. Tutte cose già viste, riviste e messe in atto da personaggi di varia natura. E mi astengo anche da ogni giudizio, un po’ perchè non è nel mio spirito, un po’ perchè – come ho già detto – prima di giudicare una persona cammino per sette lune nelle sue scarpe (come gli indiani).
C’è – però – una frase che ho letto che mi ha lasciato basita:
“Banalmente questo vuol dire mettere a budget per il futuro azioni di random act of kindness per ottenere vantaggi in termini di sentiment e reach, assolutamente comparabili con azioni di comunicazione standard.”
(Citazione da Marketing Arena)
E qui la comunicatrice etica, la persona rispettosa, la professionista, l’innamorata del cliente come partner e collaboratore nella costruzione della relazione di fiducia, ecco, tutte queste facce della mia personalità hanno avuto un sussulto.
La gentilezza, la teoria economica e la strategia di marketing differenziato
Massimizzare l’utile in modo egoistico: questo è l’obiettivo del singolo. Dice la teoria economica classica. Studiata all’università e tanto amata da ogni direttore Marketing, responsabile HR, omino-del-piano-alto che abbia incontrato.
Ma c’è un dettaglio che la teoria classica inquadra come variabile fuori dal controllo (quindi da azzerare): l’ALTRUISMO. La filantropia, l’amore e il rispetto cosa sono? Emozioni utili solo al fine riproduttivo o di soddisfazione egoistica?
- Perchè una madre dovrebbe pensare a nutrire i figli se non ha da mangiare per se stessa?
- Perchè dobbiamo rinunciare al nostro riposo per ascoltare l’amico che ha bisogno di una spalla su cui piangere?
- Perchè passare ore con un anziano che si sente solo e abbandonato?
NON SI FA. Non è economico. Non porta vantaggi nè ricchezze. Però è umano. Esiste ancora l’umanità? O è rimasta sepolta sotto le macerie della massimizzazione degli utili?
Ma è davvero questo il mondo che vogliamo? Dove l’umanità è una tecnica di vendita?
Un mondo in cui ognuno guarda il proprio interesse e se non salti sul carro del vincitore sei un rifiuto di serie B. E’ questo che vogliamo?
Un mondo dove chi regala qualcosa lo fa solo per un ritorno?
Dove un atto di gentilezza fa parte di una strategia di marketing differenziato, con il solo scopo di ottenere un vantaggio (dare un’impressione positiva e quindi essere più amato e quindi vendere di più)?
E’ solo la “simpatia” che fa vendere? Dovremmo essere tutti dei semplici “piazzisti”?
La gentilezza dovrebbe essere un “atto comunicativo standard“, il che significa “ti faccio la bella faccia per vendere di più, ma di te non è che me ne freghi realmente?”
Io dico no. Ma sul serio. NO!
Personalmente, credo che gli atti umani debbano rimanere tali. Quindi, gratuiti in senso economico. Perchè la ricchezza che danno in ritorno è immensa. E perchè si può stabilire un prezzo di una compravendita molto meglio in un rapporto win-win.
Per me, un atto di gentilezza – se è davvero tale – rimane nascosto. Non diventa virale. Non porta maggiori introiti. Non a caso da anni e anni sostengo la causa dei “Random act of kindness”. In Italia qualcuno sa cosa sono?
Il marketing – se fatto in modo etico – aiuta a vendere. E anche di più. Ma lo fa con la soddisfazione piena di entrambe le parti e con il rispetto assoluto.
Io continuerò ad agire in maniera professionale. Per me vendere significa essere partner del mio cliente. E come per me, come per tutti i signori del marketing in ogni paese del mondo, grazie al web 3.0. Tranne in Italia, dove ci sono altri “valori” (possiamo definirli tali? Forse solo sotto la luce verde dei soldoni).
Se la gentilezza diventa davvero una mera strategia o un atto di comunicazione standard, succede come con la morte dell’ultima ape: l’umanità è finita. Voglio sperare che non sia così.