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Gli attrezzi, ma non il campo

Creato il 13 marzo 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

Gli attrezzi, ma non il campoPer usare una metafora, il Jobs Act – ma questo vale per qualunque riforma del lavoro – può essere paragonato a degli attrezzi agricoli: utili, anzi indispensabili per arare il campo dell'economia italiana e far crescere i semi del lavoro e dello sviluppo. Ma cosa succede se, il "buon" politico italiano si preoccupa solo di procurare gli strumenti, ma non il terreno nè le sementi?

Gli attrezzi sono indispensabili, ma sicuramente non sufficienti. Allo stesso modo, per rilanciare il mercato del lavoro italiano non basterà certo il contratto a tutele crescenti. E' questo l'errore comune dei nostri tempi: i politici si sono illusi – o, forse è meglio dire, ci hanno illuso – che basti una semplice legge, per rilanciare l'intera economia ed uscire dalla crisi.

Pensiero semplicistico – e sbagliato -, ma, del resto, alla nostra classe dirigente le soluzioni semplicistiche, buone per le telecamere e per le prossime elezioni, piacciono un sacco. I desolanti risultati di questa passione sono sotto ai nostri occhi.

Le aree industriali oggigiorno più dinamiche – green e web economy, ad esempio – languono nel dimenticatoio o vanno avanti con le sole loro forze, senza che nessun politico si prenda il disturbo di creare le condizioni adatte per un loro sviluppo sistematico e coerente, un terreno fertile da cui possano spuntare nuove imprese e nuovi posti di lavoro.

Un valido esempio di questa condotta miope è Campolibero, il programma promosso dal Ministero delle Politiche Agricole. Si tratta, in parole povere, di un progetto che stanzia fondi per lo sviluppo dell'economia agroalimentare, rivolto, soprattutto, ai giovani, grazie ad una politica di incentivi e sgravi fiscali: credito d'imposta per le aziende agricole che utilizzeranno l'e-commerce per vendere i propri prodotti e per chi investirà in nuovi prodotti e tecnologie; incentivi e detrazioni per chi assume personale, sia a tempo indeterminato che determinato.

Bene, sembra proprio un buon programma per avvicinare i giovani all'agricoltura e per dare ossigeno ad uno dei settori fondamentali del Paese, ma ecco l'inghippo: il progetto è partito nel giugno del 2014, con stanziamenti programmati per il triennio 2014-2016, ma i decreti attuativi sono comparsi solo nel febbraio di quest'anno. 8 mesi dopo!

Per di più, tutto il sistema di incentivi e le procedure burocratiche per accedervi ancora non si vedono: bisogna aspettare i decreti legati alla legge di Stabilità, molti ancora in fase di discussione in Parlamento. Se si aspetta ancora, passerà pure tutto il 2015, alla faccia di voler creare economia e lavoro.

E la web economy? Mentre il mondo delle startup italiane è in continuo fermento e produce sia aziende (certo, non tutte ce la faranno, ma è la normale selezione naturale) che posti di lavoro, lo Stivale viene bollato come uno dei Paesi meno digitalizzati dell'Unione Europea dall'Indice dell'economia e della società digitale, che misura diffusione e qualità della rete nei 28 Paesi membri.

Come possiamo anche solo sperare nell'uscita dalla crisi, se la sempificazione burocratica è un miraggio, gli investimenti nell'innovazione un'utopia, l'efficienza del nostro sistema industriale una chimera?

Danilo


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