Chissà, forse sono io che mi sono distratto, ma di libri come questo, negli ultimi anni, proprio non ne ho visti. Parlo di libri che mettono in discussione l’idea stessa di libro, del perché ci si mette a scriverne uno. Che mandano a monte le distinzioni tra narrativa e saggistica, che fanno saltare ogni definizione di genere – perché li attraversano tutti – e che se ne fregano che la declinazione comune di un’opera di fiction, di solito, sia il romanzo. Anzi, che mostrano quanto ridicola sia l’idea stessa di fiction di cui tutti sembriamo convinti. Ma in fondo, quale autore potrebbe decidere oggi di trascorrere trentatré giorni delle proprie vacanze in autostrada, percorrendo un totale di appena 800 chilometri e abitando due aree di sosta al giorno, per poi addirittura scriverne un libro? Ok, la carica surreale e utopistica di un Cortázar sono merce rara per qualsiasi epoca, ma il punto è che oggi nessuno si avventurerebbe in un’impresa editoriale del genere, priva di apparente valore commerciale, ma a rischio di essere persino priva di senso. Non è che abbia nostalgia dello sperimentalismo a tutti i costi ma – cavoli! – io in giro non vedo più nulla che si stacchi dalla massa. Magari è solo sepolto – dalla massa – sia chiaro, però non lo vedo. Sarà anche per questo che oggi, quando prendi in mano questo libro, rimani spiazzato, ma soprattutto ti trovi a disagio per il fatto di essere spiazzato. Per non sapere subito, senza alcun dubbio, che cosa pensarne. Per non riuscire a trovare il ritmo giusto di lettura – vi dò la soluzione: ti sembra di poterlo leggere a pezzettini, centellinandolo, invece bisogna buttarcisi dentro e seguirlo di corsa senza mollarlo mai – e per viaggiare come su un ottovolante di sensazioni in cui alterni illuminazioni durante cui intuisci di trovarti davanti a un capolavoro, delusioni che ti fanno pensare che stai sprecando il tuo tempo e dubbi feroci sul tuo grado di intelligenza. Poi, quando lo chiudi, sai che vincono le prime. E sai che non riuscirai mai a spiegare né il libro né il perché sia un capolavoro. Però quello è, anche solo per il coraggio di averlo pensato, prima ancora che scritto, un libro così.
Gli autonauti della cosmostrada, Julio Cortázar e Carol Dunlop (Einaudi, 366 pp, 21 €)