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Gli ebrei e il Salento

Creato il 19 marzo 2012 da Cultura Salentina

di Giuseppe Finguerra

rabbin

Correva l’anno 1195 e Benjamin di Jona da Tudela, nel corso del viaggio che intraprese attraverso la maggior parte del mondo allora conosciuto, giunse ad Otranto. Racconta nel suo Itinerario di trovarvi oltre cinquecento famiglie ebraiche stanziate. La meta idruntina è una sosta obbligata per il viaggiatore ebreo, per l’importanza che la città ha acquisito nella diaspora del popolo eletto.

I primi stanziamenti ebraici risalgono al secolo VIII, quando numerose famiglie ebraiche si stabilirono negli empori commerciali dell’Italia meridionale ed a Otranto, all’epoca uno dei porti col maggior traffico verso il Levante ed il Vicino oriente.

L’influenza dei contatti culturali col Levante risultò evidente nel campo dell’insegnamento religioso superiore. La ricchezza economica e culturale acquisita dalla comunità israelita permise di insediare nella città una importante scuola per lo studio del Talmud. La scuola talmudica di Otranto, insieme a quelle di Bari, Trani, Oria, divenne così importante per il mondo ebraico che acquistò presto una tale rinomanza da giustificare il motto che ancora nel XII secolo correva in Francia e che così suonava, parafrasando un verso del profeta Isaia,

da Bari proviene la Legge e la parola del Signore da Otranto

Nel IX secolo uno stuolo di poeti composero in ebraico dei componimenti liturgici. Fra questi vi è Menachem Corizzi da Otranto. La passione per la metrica religiosa si irradiò pian piano verso altri centri italiani, a Roma e a Lucca.

L’11 agosto del 1480 i turchi guidati da Ahmet Ghedik Pascià assalirono di Otranto e la conquistarono. Seguirono deportazioni e uccisioni, durante le quali furono decapitati ottocento cittadini sul colle della Minerva. Oggi li ricordiamo come i santi cristiani Martiri di Otranto. Fra le vittime dell’eccidio turco numerosi erano gli ebrei, come riporta una cronaca dell’epoca, che così commenta

li preiti e li zudei statim li amazorno (i preti e i giudei li ammazzarono subito)

Sempre nel 1480, per arginare l’invasione dei turchi ad Otranto, alle giudecche del regno napoletano venne chiesto il contributo di trentamila ducati. Le giudecche erano delle unità politiche, amministrative e fiscali in cui venivano riunite le famiglie ebraiche residenti in un paese. La via della giudecca prende il nome del luogo del ghetto degli ebrei. Le troviamo anche in piccoli centri come Cursi, Carpignano Salentino, Sternatia, Scorrano, Alessano. L’elenco non è per nulla completo ma testimonia la diffusione capillare dei nuclei ebraici nel territorio salentino.

Con l’avvento dell’imperatore spagnolo Carlo VIII si aprì una fase ostile e persecutoria contro la presenza ebraica. Nel Salento cominciarono a soffiare venti contrari a danno degli ebrei tacciati di usura. I primi episodi di violenza e saccheggio si registrano nel 1463 nella giudecca di Lecce. L’episodio più grave accade il 12 marzo del 1495 con un succedersi di razzie organizzate e concentrate.

Muoiano gli ebrei o si facciano cristiani

si era gridato a Lecce. Il pogrom termina con la folla inferocita che si abbandona all’incendio del ghetto e della sinagoga e ottenne la cacciata degli ebrei dalla città. La sinagoga di Lecce venne trasformata in chiesa nel 1510. Tra coloro che sono costretti a fuggire vi fu Abraham de Balmes da Lecce, medico e filosofo a Napoli ed a Venezia, professore a Padova, esercitò la sua professione con cospicua fortuna e pubblicò una grammatica redatta sia in latino che in ebraico 1573. Due giorni dopo, il 14 marzo 1495, gli ebrei di Brindisi, per evitare il peggio, dichiararono con atto pubblico di rinunciare ai crediti derivanti dai prestiti e restituirono i pegni. Cinquanta famiglie si trasferirono a Gallipoli, furono accolti da manifestazioni di simpatia ed incontrarono altre cinquanta famiglie provenienti da Nardò. Fu così che gli ebrei si consolidarono bene a Gallipoli, abitando all’interno della città, ma più largamente intorno al seno che da secoli ospitava le genti giudaiche e che da esse aveva preso il nome di giudecca.

Le devastazioni dei ghetti avevano come promotori interessati i mercanti fiorentini e veneziani, che soffrivano i concorrenti ebrei e soffiavano sul fuoco dell’odio religioso. I cittadini, ricorrendo per prestiti ai mercanti fiorentini e veneziani, ricevevano generi alimentari ed altro, anziché danaro, ed erano costretti a rivendere con grave perdita economica. Nel 1520, per regolarizzare il mercato finanziario danneggiato dagli eccessi dell’oligopolio degli usurai cristiani, fu consentito a poche decine di famiglie ricche di ristabilirsi a piccoli gruppi a Lecce, Nardò, Copertino e Otranto. La tragedia degli ebrei perseguitati dagli spagnoli, anche nel loro dominio dell’Italia meridionale, provocò in generale un esodo verso luoghi di maggiore tolleranza religiosa. A Salonicco, agli inizi del XVI secolo, ne sbarcano circa 10.000.

La colonia italiana aveva dato vita a comunità-sinagoghe con nomi significativi: Italia, Puglia, Otranto e testimoniano l’attaccamento per la terra da cui furono violentemente scacciati.


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