Chi fa politica dovrebbe sapere, meglio di ogni altro, che per ottenere il consenso è necessario costruire un rapporto “paritario” con i cittadini, ma continua ostinatamente ad evitare blog e social network come la peste, quando invece sono proprio gli strumenti ideali per mantenere un contatto reale con gli elettori e il territorio.
Le forme di comunicazione top-down sono ormai da tempo abbandonate in favore di un nuovo modello di comunicazione dal basso: l’aveva capito Obama che in ogni elemento del suo sito incoraggiava l’utente a diventare parte del cambiamento invitandolo a formulare e inviare raccomandazioni e consigli; l’ha capito Vendola che ha attivato un processo di partecipazione attraverso le “Fabbriche di Nichi” che coinvolgono giovani volontari nella condivisione di idee, proposte, informazioni e contenuti di ogni genere.
La tribuna politica televisiva è morta da un pezzo. Qualcuno se n’è accorto?
I cittadini preferiscono informarsi di politica online, sia a livello nazionale sia locale: all’informazione politica in Rete è attribuita maggiore rilevanza e qualità perché libera dai vincoli cui gli altri media sono soggetti.
I termini del gioco sono cambiati. La televisione ci ha messo 13 anni per raggiungere un audience di 50 milioni di persone. Facebook ci è riuscito in pochi mesi. Qualcuno l’ha notato?
Oggi un candidato politico, come un qualunque prodotto, per farsi notare ha bisogno di essere inserito in una “conversazione”: deve poter essere segnalato e raccomandato ad altre persone che si fidano molto di più del giudizio degli amici che di quello di sconosciuti professionisti.
Su Internet milioni di persone si scambiano idee e consigli quotidianamente: non essere attivamente presenti non impedisce che si parli di noi. Possiamo decidere di parlare con la nostra voce o semplicemente di essere l’oggetto delle conversazioni altrui.
Internet non va combattuto, va assecondato.
E allora qual è il problema?
Che in Rete conta il dialogo con altre persone, che bisogna essere semplici, brevi, autentici, che è fondamentale evitare le frasi fatte e puntare sulle idee.
Noi abbiamo politici che in quanto ad idee sono messi male, che comunicano alzando il dito medio o che si lasciano andare a dichiarazioni da stadio come ha fatto Bersani che recentemente si è lanciato in un: “Quando Berlusconi se ne andrà, da tutti i circoli del Pd si leverà il grido Eh già noi siamo ancora qua“.
Ma “qua” dove? All’opposizione?