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Gli errori americani e la peste di Al Qaeda

Da Pukos
Gli errori americani e la peste di Al Qaeda

Quando hanno spodestato tiranni o leader hanno aperto la porta a nuovi fanatismi

No, non è la Terza guerra mondiale: è lo scontro fra il piano americano di dominare la zona del petrolio dal Marocco al Turkmenistan e il movimento rivoluzionario islamico jihadista.

Dopo la Seconda guerra mondiale i Paesi islamici che un tempo facevano parte dell’impero ottomano hanno conquistato l’indipendenza con forti governi laici: i militari in Turchia, il Fln in Algeria, Nasser in Egitto, Assad in Siria, Saddam Hussein in Irak, Gheddafi in Libia. Gli americani odiavano questi dittatori perché erano troppo indipendenti, volevano eliminarli e sostituirli con delle democrazie accomodanti.

Ma, contro le loro aspettative, nel mondo islamico è esploso un grande movimento rivoluzionario che vuol spazzare via i vecchi poteri e instaurare l’islam delle origini. Esso è sorto in punti diversi con capi e nomi diversi: Talebani in Afghanistan, Fratelli musulmani in Egitto, Al Qaeda in Arabia Saudita, Hamas in Palestina, Isis in Siria e Irak, Boko Haram in Africa. Sigle diverse, ma un’unica ideologia. In sostanza il jihadismo è una rivoluzione dei giovani musulmani contro le vecchie élite e gli angloamericani. Un fenomeno che ricorda il nazifascismo, che si rifaceva anch’esso ad antichi miti.

Gli americani, con le loro fantasie democratiche, hanno molto aiutato questi rivoluzionari. Ogni volta che abbattevano un leader come Siad Barre, Saddam Hussein, Bin Laden, Mubarak o Gheddafi, speravano che nascesse una democrazia filo-americana, mentre al contrario aprivano la strada agli integralisti. E oggi le bandiere nere dell’Isis esercitano una immensa attrattiva su milioni di giovani musulmani nelle periferie delle città islamiche ed europee.

Il movimento jihadista è stato finanziato dai Paesi petroliferi del Golfo che hanno costruito moschee, inviato imam wahabiti dappertutto. Ma ora che il movimento sta dilagando, anche loro temono per il loro petrolio. L’Egitto si sente in pericolo fra le bandiere nere del Sinai e quelle libiche. Gli americani sono paralizzati. Obama ammette di non avere un progetto. Litiga con la Russia che sarebbe invece il suo più sicuro alleato e noi europei lo seguiamo.

Francesco Alberoni

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