gli esempi di vita…

Da Ivy

Cerco l’uomo (Diogene)

Gli eroi che avevamo da piccoli, poi da adolescenti e da adulti in altro modo, i personaggi che ci siamo presi ad esempio, sono stati coloro che hanno regolato la nostra condotta umana negli anni e le nostre motivazioni nell’agire.

Ce li scegliamo liberamente, questi modelli di vita, anche se solo fra quelli “disponibili”, di cui abbiamo notizia intorno a noi. Molti bimbi scelgono gli esempi da seguire in famiglia, mamma, papà, zio, fratello maggiore, ma non solo e, siccome quando si è bambini non si distingue la vita reale dal fantastico, anche personaggi di telefilm, libri o cartoni animati servono allo scopo.

Quando ero piccolina io, ricordo per esempio che scelsi come miei mentori Zorro, Actarus di Goldrake e Sandokan. Non sapevo ovviamente ancora che uno la personalità se la forgia proprio in base a chi si prende per modello e come assieme alla personalità assimila anche il concetto di ruolo. Mamma mi sgridava vedendomi giocare a Zorro con la spada di carnevale, non stava bene che le femminucce facessero così; ma senza darmi altre spiegazioni e quindi non convincendomi.

L’identificazione è una fondamentale forma di apprendimento delle regole sociali nei bambini e senza saperlo quelle dei miei eroi diventarono adagio adagio le mie.

Poi crescendo cominciai a distinguere fra finzione e realtà, ma oramai i primi ideali avevano ben attecchito anche se già mi rendevo conto di come bisognasse adeguare la propria personalità all’ambiente dove si viveva. E poi di come l’ambiente sociale ti rimandasse a sua volta l’immagine che si era fatto di te per indurti a modificare il tuo comportamento ed era tutto un continuo adattarsi fra individuo e società.

La personalità infatti, seppur formata nel suo nocciolo duro (il temperamento, l’indole, le tendenze naturali) resta in fieri; perché il carattere si modifica passando attraverso le esperienze di vita.

Adopero la terminologia dell’ormai superato ma ancora usabilissimo Freud per spiegarmi meglio. Secondo la sua teoria tre sono i momenti dell’attività psichica, l’Es, l’Io e il Super io; distinti ma in continua interazione per cui scinderli sarebbe impossibile. Nella sua teoria l’Es è inteso come l’origine della personalità, dell’indole probabilmente ereditaria, degli istinti, delle passioni, dei sentimenti rimossi. È un serbatoio di energia psichica (di istinti contrapposti: vita e morte) che ha la caratteristica di essere inconscia. L’istinto, nel suo nascere, dà origine ad una carica energetica interna, che provoca tensione e quindi ansia e l’Es che non tollera aumenti di tensione stimola l’uomo per scaricarla immediatamente soddisfacendo le sue pulsioni istintuali.

L’Io è la componente esecutiva della personalità che sceglie e controlla, selezionando gli stimoli ambientali a cui rispondere e agendo sotto lo stimolo dell’energia proveniente dall’Es e delle controspinte del Super io mediante il principio di realtà.

Super io, terzo momento psichico, è il rappresentante interiore dei valori etici e delle norme sociali e si va strutturando già nel corso dell’infanzia facendo propri, mediante il meccanismo dell’identificazione i contenuti morali e le regole di comportamento dei genitori e delle persone che si sono avute come esempi. È l’arbitro morale e controlla che la condotta sia conforme alle regole di vita che abbiamo scelto precedentemente, approvandoci o disapprovandoci.

Ma ecco l’angoscia, l’ansia che per Freud si crea quando l’Io viene sopraffatto da uno stimolo eccessivo. Normalmente l’Io la tiene a bada utilizzando i tre momenti psichici in modo armonico, ma in ogni caso ha tutta una serie di vari meccanismi di difesa (rimozione, proiezione, identificazione, formazione reattiva…) da usare all’occorrenza.

Una delle più comuni difese dall’angoscia, sempre secondo la teoria freudiana, è appunto l’identificazione. Mediante questo processo una persona mira a rendersi simile e ad assumere tratti psicologici, caratteristici di un altro individuo che viene eletto a proprio modello, si incorporano così, nella propria personalità contenuti psicologici e ciò che più conta valori, norme, comportamenti e principi morali propri della personalità eletta a proprio modello ideale. In tal modo si riducono le tensioni, i conflitti e le riprovazioni che possono arrivare dal mondo e da figure autorevoli. Divenendo simbolicamente simili a personaggi che ammiriamo possiamo sopportare le tensioni della vita perché sappiamo che il nostro fine è seguire quei contenuti normativi che riteniamo i migliori.

L’identificazione, da adulti, non si realizza globalmente per tutte le caratteristiche di colui che si è preso a proprio modello, ma in modo selettivo, assumendo solo quei contenuti psichici e quei valori che risultano più utili per ridurre la tensione. Cioè prendiamo solo i lati che crediamo migliori, di chi vorremmo almeno da quel punto di vista assomigliare.

In ogni caso, il nostro Super io freudiano, l’arbitro morale, si struttura nel corso della nostra vita, mediante tutta la serie di identificazioni (i nostri genitori, i nostri modelli di vita) che mano a mano ci scegliamo. L identificazione è quindi la modalità di trasmissione delle regole e dei valori della società del tempo e nel tempo, dal momento che anche i modelli di identificazione hanno a loro volta formato il loro Super io mediante l’ identificazione con altri. In tal modo è assicurata la continuità nella cultura dei valori morali e delle regole sociali.

Il punto critico di ciò è che i bambini si trovano ad avere per modelli genitori che tradiscono, maltrattano in famiglia o se ne vanno da casa, i ragazzi si prendono per idoli cantanti dallo stile di vita decisamente discutibile, le ragazze poi chi avrebbero da scegliere come esempi? Ballerine veline, modelle e peggio… E gli adulti? Qualche politico in parlamento e che appare più spesso alla TV? I più visibili sono anche coloro che si sono più venduti, pronti a mentire senza ritegno pur di arrivare ai loro personali scopi.

Se Freud in questa teoria, qualcosa ci avesse preso, il nostro Super io (semplificando di brutto, la nostra coscienza) che si forma in base al processo di identificazione ai modelli che ci scegliamo nel mondo – perché in essi ci immedesimiamo e da essi prendiamo i nostri valori – in che razza di persone ci sta trasformando?

Ma soprattutto se la medicina, il rimedio a ciò, sono altri tipi di modelli umani da apprezzare e da cui prendere esempio, che fare? Girare con la lanterna in mano cercando “l’Uomo”?

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