I calciatori licenziati negli ultimi 3 anni, quelli che vanno dal 2010 al 2013, sono 30 mila secondo il resoconto della Figc. E il motivo più frequente è la scomparsa dei club d’appartenenza, radiati dai rispettivi campionati o affossati da debiti insostenibili. Sono circa 130 le società radiate in un anno e mezzo in Sicilia, Campania e Veneto. Alcune situazioni sono drammatiche, riconducono alla strada, dove è più facile delinquere.
Gli esodati del pallone: 30 mila calciatori aspettano un lavoro secondo la Figc
Repubblica.it ha raccontato la storia di Mamadou Sakho, 25 anni, passato dai pali del Varese (C2) a quelli del Nardò in serie D. Poi il fallimento del club e addio allo stipendio. A gennaio lo hanno arrestato davanti a un supermercato in provincia di Lecce: pasta, latte, merendine e biscotti la refurtiva. Non diamanti e orologi. Storie simili a quella di Oumar Diaby, anche lui portiere ma al Racing Santander, finito in miseria dopo che il presidente Harry Lavin gli ha bloccato lo stipendio. Ma ce ne sono ancora di storie da raccontare. Luca Carru fu vicinissimo all’Empoli e all’inizio di un sogno. A volte la vita ti chiude la porta in faccia sul più bello e allora devi arrangiarti come puoi; non è facile riuscirci. Sta scontando due anni in prigione dopo una violenta rapina ai danni di una giovane.
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Non tutti hanno una moglie e una zia a darti una mano, come Jaroslav Sedivec, portato in Italia dal connazionale Pavel Nedved. Sulla strada del successo il fallimento di Perugia e Salernitana. Oggi non percepisce lo stipendio da tre anni. Vive da una zia, con la famiglia. Salah Eddine, invece, è un esempio della crisi che colpisce nel modo più duro. Ventisette anni, difensore italo-marocchino che fino a qualche anno fa militava nel campionato di Promozione. Il club è fallito a causa dei debiti, e i 400 euro al mese che percepiva per vivere sono andati in fumo, in un amen. Come le speranze di una vita tranquilla. Salha ha avuto la forza di reinventarsi come falegname o imbianchino. Ma non tutti ce la fanno.