Non voglio parlare di Super 8. Cioè, non tanto dei meriti o demeriti strettamente cinematografici o citazionistici, rispetto alla misura in cui J.J. Abrams ha voluto rendere omaggio al suo mentore (e produttore) Steven Spielberg e alla magia del cinema in generale. Se n'è sentito parlare un po' dappertutto e alcuni aspetti sono talmente evidenti da essere stati trasfigurati in luoghi quasi comuni (e questo - a mio avviso - non è stato un bene), come - e qui cominciano gli spoiler, quindi siete avvertiti - i ragazzini a metà strada tra degli Elliott e dei Goonies, le biciclette onnipresenti, la famiglia dell'amico (la madre è il clone della mamma di Elliott), i militari che non ci fanno mai una bella figura e, infine, l'extraterrestre bloccato sulla Terra che vuole (solo) tornare a casa. Quindi non voglio neanche dire se il film funziona, se è bello, se emoziona, tranne limitarmi a osservare (ma proprio perché non posso farne a meno) la straordinaria bravura di Elle Fanning che praticamente da sola tiene in piedi tutte le scene forti del film e che riesce a rivaleggiare con la più famosa (ma lo sarà ancora dopo questo film?) sorella Dakota.
Invece, forse perché date le circostanze - sapete com' è - mi sento chiamato in causa, voglio concentrarmi sull'extraterrestre, ovvero su come è cambiata a distanza di un quarto di secolo la visione di un alieno messo praticamente nella medesima, identica situazione. Insomma c'è sempre 'sta storia degli extraterrestri che, per un verso o per l'altro, restano bloccati loro malgrado sulla Terra. Da un lato E.T. era un alieno integralmente buono, incapace di qualsiasi sentimento negativo, e grazie all'amichetto Elliott riusciva, non solo a sfuggire ai soliti governativi (bastardi) che volevano acchiapparlo per studiarlo, ma anche a ritrovare la strada verso casa. E.T. insomma è il rappresentante ideale dell'innocenza di un mondo, qual è quello di un bambino, il cui rifiuto di seguire l'alieno alla fine della pellicola è l'ammissione implicita di non poter evitare la corruzione dalla società degli adulti. E in questo senso E.T. è un autentico alieno.
D'altro canto, all'alieno di Super 8 non viene attribuito un nome (e questo vuole già dire qualcosa), non è affatto animato da buoni sentimenti, ma nemmeno è totalmente cattivo come gli invasori di Independence Day o i marziani [sospiro] di Mars Attacks. L'alieno di Super 8 è - di fatto - totalmente umano. Perché all'alieno di Super 8 girano tremendamente i coglioni di essere stato imprigionato per anni e anni senza che dunque gli sia stato concesso di tornare a casa solo per il capriccio di chi voleva mettere sotto il microscopio lui e la sua tecnologia. E chi di voi, nelle medesime circostanze, non reagirebbe come fa lui? L'alieno di Super 8 dunque non ha più niente di ideale, non è uno stereotipo, né in bene, né in male, in fondo non è nemmeno un alieno, tranne per i suoi vaghi poteri telepatici, messi lì giusto per risolvere narrativamente i problemi di comunicazione con gli umani (e salvare la pelle a Joe). Al contrario è una creatura semplicemente reale e, nella misura in cui è una creazione umana, è creata a immagine e somiglianza del suo creatore. E.T. dunque era forse quello che l'uomo vorrebbe essere, ma non può essere se non per un breve periodo della sua infanzia. L'alieno di Super 8 è invece come l'uomo vede se stesso e il proprio simile, né più né meno.
Ma c'è qualcosa di più, perché in genere certe visioni sono anche figlie dei loro tempi. Che dire dunque dei periodi storici in cui i due alieni sono stati concepiti? L'E.T. originale è un prodotto degli anni '80, periodo che vede la fine dei tormenti degli anni '70 e consolida una stagione, ancorché breve, di positività e benessere economico crescente, che si traducono nell'ottimismo del famoso edonismo reaganiano. Basti vedere anche lo stile e i messaggi impliciti delle serie TV che allora la facevano da padrona sul piccolo schermo. Oggi invece le cose sono cambiate. Oggi è l'epoca dei vampiri, sfruttatori del prossimo, e dei cinici, promotori di se stessi. E anche l'alieno del 2011 è cambiato, perdendo qualsiasi connotato ideale. E' un alieno non pregiudizievolmente cattivo, ma tremendamente incazzato e disposto all'esercizio della violenza - ancorché non gratuita - pur di affermare i propri diritti fondamentali: quello di essere libero e quello di tornare a casa (e daje torto?). I tempi degli ideali sono scaduti e al contrario di Elliott, anche per colpa delle diverse circostanze in cui viene messo, a Joe Lamb non gliene frega un accidente dell'extraterrestre, il quale deve solo contare su se stesso per cavarsela. Non c'è uno scambio interrazziale significativo tra alieni e terrestri. E il piccolo Joe agisce solo per salvare la sua bella, come nella migliore tradizione fiabesca. Per il resto ognuno obbedisce al paradigma egoista del "Si salvi chi può", senza più la speranza in alcun tipo di utopia, ancorché accarezzata nel periodo della fanciullezza, e dunque anche solo per la sua esistenza effimera ma, essendo comunque "esistenza", potenzialmente recuperabile.
Attenzione, però, non voglio dire con questo che gli anni '80 siano stati migliori degli anni 2000. In fondo sono proprio gli anni '80 ad avere piantato i semi delle piante carnivore che vediamo oggi infestare le borse e i parlamenti occidentali e non solo. Ma la differenza è che, forse, negli anni '80, dentro gli occhioni di E.T. si poteva ancora intravedere riflesso un piccolo barlume di speranza nel futuro. Oggi quella speranza ve la siete venduta in cambio dei punti premio della COOP e, cinematograficamente, tutto ciò in cui potete confidare è nel fatto che gli alieni non tornino a farvi il culo una volta per tutte. Oppure che lo facciano veramente e non se ne parli più. Ma non chiedetelo a noi, noi veniamo sempre e solo in pace.