L’ha detto oggi, o qualcosa di simile, il Ministro per l’Integrazione Kyenge. Certo, già il fatto che esiste un ministero simile significa che l’Italia, in tutti questi anni, non è stata capace di integrare le diverse popolazioni e culture che provenivano dal sud povero del pianeta.
Credo che il problema sia essenzialmente di due tipi: culturale e gestionale.
Culturale perché siamo un popolo che non ha una grande concezione unitaria e che nasconde dentro i campanilismi la propria xenofobia, dovuta da una diffusa ignoranza culturale e bassa scolarizzazione. Non a caso gli episodi di intolleranza di verificano soprattutto nelle aree a basso indice culturale, dove alla tradizionale cultura dell’accoglienza e della solidarietà -di cui il popolo italiano era noto- si è sostituita una paura dell’immigrato dovute soprattutto all’altro problema, quello gestionale.
Gli immigrati sono una risorsa SE vengono gestiti adeguatamente. Attualmente gran parte di loro, perlomeno i meno furbi, cadono nelle mani della camorra, della ‘ndrangheta e dei tanti caporali locali che li sfruttano, soprattutto nel nostro mezzogiorno, per fare tutti quei lavori da bracciante che ci permettono di avere frutta e verdura a pochi euro.
Già, perché non è vero che “gli italiani certi lavori non li vogliono fare”: è vero che gli italiani non vogliono essere sfruttati come schiavi e pagati pochi euro al giorno !
Ma allora dov’è il problema ?
Il problema, secondo la mia modesta opinione, è la mancanza assoluta di controllo e di controlli. Dove vanno a finire quei tanti disperati che vengono fatti uscire dai CIE con un foglio di via in mano, magari in una lingua che neanche sanno leggere ? Semplice, nei campi assolati di pomodori, di zucche, gli aranceti…segregati in capanne, senza acqua corrente o servizi igienici. Sono loro le prime vittime di questo sistema mafioso che governa e controlla il territorio !
L’ho visto con i miei occhi: decine e decine di indiani, sotto il sole di agosto, a raccogliere fagioli e zucchini. E quando parli con i disoccupati del posto, italianissimi, ti dicono: “Non ci vogliono ! Preferiscono gli indiani perchè costano meno e non fanno storie !“. E quando chiedi loro: “Ma sono assunti regolarmente o a nero ?” rispondono, stupiti: “Ma che domande fai ? A nero ! tanto nessuno controlla…“. Ecco come si innesca quel perverso meccanismo in cui identifichi il tuo nemico nell’immigrato irregolare, sfruttato e schiavizzato e NON nella mancanza di controllo da parte dello Stato, scatenando le ondate xenofobe che sviliscono la tradizionale accoglienza e solidarietà italica e ci fanno dimenticare che circa 100 anni fa gli immigrati, coperti di stracci e con la valigia di cartone, eravamo noi…
Solo ogni tanto si verificano sporadici episodi di “retate” ma che sono solo una goccia in confronto all’oceano del problema reale, che non è solo del mezzogiorno (come alcuni tendono a precisare) ma anche e soprattutto delle grandi città del ricco Nord, dove il caporalato nell’edilizia è una triste ed endemica realtà.
E’ chiaro che un immigrato irregolare o nullafacente ha un costo sociale alto, perché usufruisce dei servizi pubblici come la sanità, le strade etc etc etc. E peggio che mai un immigrato che lavora a nero, poiché non solo usufruisce dei servizi sociali ed assistenziali ma contribuisce a quel mercato parallelo di sfruttamento del lavoro che danneggia anche l’occupazione italiana.
Per contro, una immigrazione regolare e ben gestita, inoltre, rappresenta veramente una ricchezza per una Italia sempre più vecchia e che non fa più figli: la quota di “forza lavoro” italiana è sempre meno e viene tamponata proprio grazie all’immigrazione, che contribuisce al pagamento delle tasse e delle pensioni ai nostri vecchi.
Chi inneggia, con il braccio destro alzato, ad una Italia senza immigrati dovrebbe prima fare i conti con la realtà economico-sociale del nostro paese, che non è fatta solamente di italiani che non trovano lavoro ma anche di altrettanti italiani anziani che sopravvivono grazie alle tasse pagate da coloro che, fortunatamente, un lavoro l’hanno. E la scusa del “ci rubano il lavoro” proprio non sta in piedi: chiedete controlli, verifiche, nei cantieri edili e nei campi: scoprirete che, quando agli imprenditori non converrà più assumere al nero i disperati che raggiungono le nostre coste in condizioni terribili, tornerà il lavoro anche per gli Italiani…
About Michele Pinassi
Nato a Siena nel 1978, dopo aver conseguito il diploma in "Elettronica e Telecomunicazioni" e la laurea in "Storia, Tradizione e Innovazione", attualmente è Responsabile del Sistema telefonico di Ateneo presso l'Università degli Studi di Siena. Utilizza quasi esclusivamente software libero. Dal 2006 si occupa di politica locale e alle amministrative del 2013 viene eletto Consigliere Comunale del Movimento Siena 5 Stelle.
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