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"gli impianti energetici nella pianificazione territoriale e paesaggistica pugliese"
Da Antoniobruno5Nell’ambito delle iniziative collegate alla Mostra fotografica “Paesaggio del Salento: quale identità. Quale futuro” Martedì 12 marzo alle ore 17.00 presso il Castello De Gualtieris a Castrignano dei Greci (Lecce) l’Ing. Antonio De Giorgi e l’esperto di gelsicoltura Roberto Malerba terranno un seminario sul tema: "gli impianti energetici nella pianificazione territoriale e paesaggistica pugliese". Il tema delle fonti di energia rinnovabili è da tempo ormai al centro del dibattito pubblico interno ed europeo, in quanto le necessità di tutela ambientale dettate in Costituzione e nei Trattati sono divenute stringenti per qualunque livello territoriale di governo. Nella prospettiva del nostro ordinamento, però, va rilevato che in talune occasioni l’utilizzo di questo tipo di fonti, pur a difesa dell’ambiente, può intrecciarsi problematicamente con un altro principio costituzionale, come quello della tutela paesaggistica; è il caso degli impianti di energia alternativa che, se da un lato producono energia senza inquinare l’ambiente, dall’altro rischiano di danneggiare il paesaggio, in particolare sotto il profilo dell’impatto visivo. Il bilanciamento tra l’interesse paesaggistico e quello ambientale appare l’unica soluzione alla problematica compatibilità tra gli impianti di energie alternativei e il paesaggio; tuttavia, la suddetta ponderazione non dovrebbe avvenire nell’ottica della preferenza caso per caso di un principio costituzionale rispetto all’altro, bensì dovrebbe essere ispirata al principio di integrazione. Del resto, non manca la disciplina normativa favorevole all’integrazione, come dimostra ancora la già richiamata possibilità del piano paesaggistico di individuare le “misure necessarie per il corretto inserimento, nel contesto paesaggistico, degli interventi di trasformazione del territorio, al fine di realizzare uno sviluppo sostenibile delle aree interessate” (art. 143, 1° comma, lett. h, d. lgs. 42/2004). Il principio di integrazione potrebbe godere di una forza, quasi inaspettata. Secondo le linee guida del D.M. 10 settembre 2010, la localizzazione degli impianti dovrebbe privilegiare il recupero delle aree degradate. L’art. 131, d. lgs. 42/2004, per cui anche l’attività umana può contribuire alla creazione di un nuovo paesaggio. L’espressione “nuovo paesaggio” adottata dalle linee guida può significare, pur nella consapevolezza di un’interpretazione problematica, non solo il recupero da un punto di vista ambientale di una zona degradata, ma anche la possibilità – volendo riprendere il valore culturale del paesaggio – di trasmettere alle future generazioni uno degli aspetti della cultura contemporanea, cioè che l’ambiente rappresenta per la nostra società un’istanza assiologica. Dunque, l’integrazione degli impianti di energie alternative all’interno di una zona degradata significherebbe oltre al suo ripristino ambientale, anche la realizzazione di un’attività dell’uomo capace di tramandare alle future generazioni l’attenzione per la qualità della vita, secondo il principio dello sviluppo sostenibile, unitamente ai valori culturali ambientali del nostro tempo In conclusione è da tenere presente sempre la valenza decisiva del principio di integrazione e ciò testimonia la validità del noto insegnamento di una parte della dottrina costituzionalistica tedesca del ‘900, che, tra l’altro, sosteneva: “Solo grazie a questa ricchezza di valori lo Stato domina, cioè diventa una connessione permanente e unitaria di esperienze vissute che motiva i suoi appartenenti; ma diventa un’esperienza vissuta soltanto come totalità di valori. Un’opzione, perciò, a favore dell’integrazione dei valori, senza alcuna preferenza di uno a danno dell’altro, dimostra come certi principi possono rimanere un ancoraggio sicuro anche per le complesse problematiche della società contemporanea.
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