Ho fatto scorribande in ogni dove nel Lago Maggiore ma non avevo ancora capito come intimorire tutti coloro che potevano trovarsi a passare di fronte al mio castello. Il giorno che catturai i fratelli Mantelli, quei piccoli uomini che si pensavano potenti, lo capii. Dovevo semplicemente impiccare la gente a delle antenne fissate sulla Torre più alta dei Castelli di Cannero e lasciare i corpi ondeggiare nel vento per giorni, affinché l'odore della morte potesse disperdersi sulle rive del Lago.Questo poteva pensare Antonio detto il Carmagnola, uno dei fratelli Mazzarditi che, secondo la leggenda, ed una parte della storia, pirateggiarono sul Lago Maggiore agli inizi del 1400.Il XV° secolo, periodo complesso. A Milano viene a mancare all'affetto dei propri cari il Gian Galeazzo Visconti. Di lui vi ho parlato nell'articolo sulla costruzione del Duomo di Milano. Il Gian Galeazzo, che in vita ebbe i suoi bravi patimenti con il maligno, lasciò un possedimento spaccato, lacerato dalle lotte di potere. Era il periodo dei guelfi e dei ghibellini. Ora gli uni ora gli altri si alternarono nel momento della storia. Questa, significativa ed importante, differenziazione era ancora presente sulle rive del nostro Lago. Il Maggiore era possedimento delle genti di Como. La famiglia, chiamiamola, Ghibellina era Rusconi, i Vitani quella Guelfa. Tra il 1402 ed il 1403 compaiono sulla scena lacustre i Mazzarditi. Trattasi di cinque fratelli figli del beccaio di Ronco. Il beccaio? all'epoca poteva avere il doppio significato di macellaio e chirurgo. In questo caso propendo assolutamente per la prima ipotesi.
"I Mazzarditi erano fratelli molto arditi e valenti della persona, ed atti a commettere qualsivoglia scelleraggine. Si diedero a seguitar con l'arme i Rusconi di Como contro i Vitani loro nemici"[G. Francesco Del Sasso Carmine,"informazione istorica di Cannobio].
I nostri fratelli iniziarono le loro scorribande dal borgo di Cannobio, sostenendo i ghibellini e creando terrore nella parte opposta. Dato che le loro "scelleratezze" aumentarono di numero dovettero cercarsi una fortezza e, non trovandola, trasformarono il campanile della chiesa di San Vittore in prigione. Prigione è termine riduttivo rispetto a quello che succedeva all'interno delle sue mura: torture indicibili, spargimenti di sangue e gratuite violenze sessuali.La leggenda riporta che non si fermavano di fronte a nulla, e di nulla avevano timore.Erano padroni assoluti di questo angolo di Lago Maggiore.Padroni di rapire la moglie del podestà di Cannobio, di trascinarla a forza sulle alture di Sant'Agata e di violentarla ripetutamente! La poverina venne rinchiusa nelle prigioni del campanile, dove subì altre violenze.Nessuno osava fermarli. Iniziarono a portare violenza in altre zone del lago. Aumentando i crimini aumentarono i prigionieri, che, detto tra noi, non avevano modo di uscire vivi dalle carceri. I Mazzarditi si divertivano a scegliere in quale modo porre fine alle pene dei rinchiusi. Ora propendevano per lo squartamento, divisione in parti del corpo del condannato, ora per lo scannamento o sgozzamento. Quando non gradivano la visione delle interiora dei corpi si dilettavano nella semplice impiccagione!Il meglio del loro repertorio lo diedero assaltando Ascona. Nella piccola cittadina, oggi in territorio svizzero, riuscirono ad ucciderne dieci in un sol giorno! Inseguirono i malcapitati nelle vie dell'antico borgo, li catturarono e li legarono insieme. Attesero qualche minuto e poi iniziarono a trascinarli per le vie della città. I corpi arrivarono lacerati e sanguinanti sulle rive del lago dove vennero gettati nelle acque con una pietra al collo.Il terrore era assoluto!Il campanile tornò ad essere tale quando i fratelli decisero di allargare il loro potere con la costruzione di un castello. Non lo costruirono loro, ci mancherebbe! Obbligarono le genti dei paesi rivieraschi a lavorare, senza mercede come si usava dire all'epoca, per loro. Come luogo vennero scelti degli scogli che si ergevano di fronte all'abitato di Cannero.
Il castello venne adibito a luogo per le torture e le impiccagioni. Come monito per tutti coloro che si trovassero a passare per quei maledetti luoghi, i corpi dei poveretti, appesi a delle antenne che pendevano dalle torri, venivano lasciati ondeggiare nel vento per diversi giorni. Alcuni di questi uomini vennero lasciati per sei giorni affinché l'odore della morte potesse dipanarsi per i paesi del Lago. I Mazzarditi non si fermavano. Attaccarono i paesi di Arona ed Angera. Portarono l'orrore in tutta la zona sino a quando qualcuno decise che era ora di dire basta alla loro scorrerie.Quel qualcuno era il Filippo Maria Visconti. Nel 1412 mandò 500 uomini sulle rive del lago per debellare il male. I castelli di Cannero vennero assediati lungamente. Nel marzo del 1414 finalmente i fratelli si arresero alle guarnigioni viscontee. In cambio della resa ebbero salva la vita ed i possedimenti.Se passate per le strade del Lago Maggiore e vi trovate di fronte ai castelli di Cannero non dimenticate di porre lo sguardo sulla torre, potreste immaginare come si viveva in questi luoghi nei secoli passati, e magari sentirete una piccola voce portata dal vento.....Fabio Casalini.