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Gli incentivi fiscali che non incentivano

Creato il 28 dicembre 2010 da Ilmisci

Archiviati i panettoni, torno a informarmi sul mondo a poche ore dalla mia partenza per una breve pausa di capodanno. Domani mattina alle 2 uscirò di casa diretto all’aereoporto, destinazione Polonia. Ingannando l’attesa ho deciso di approfondire una notizia dell’ultimo minuto arrivata prima di natale: l’Atto 2212 del Senato della Repubblica Italiana, ovvero Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia.
E’ vero che a pensar male non si fa peccato, ma devo ammettere che per un momento ho creduto potesse essere una legge buona, un’azione parlamentare bipartisan che provasse a mettere da parte i soliti litigi politici per il bene comune: la politica che torna a farsi politica, il Senato che si adopera per la res pubblica.

Ovviamente l’idillio è durato ben poco, il tempo di andare oltre la rapida soddisfazione di una politica che “funziona” e aprire il sito del Senato alla pagina degli ultimi atti approvati. Non sto pensando di tornare in Italia, ma la semplice idea di poterlo fare mi rallegrerebbe molto; sarebbe come avere una bottiglia di vino in casa per gli ospiti anche quando non stai aspettando nessuno, sai che è lì per ogni evenienza. Nello stesso modo, una buona legge per incentivare i giovani a tornare in patria è qualcosa di cui non sento il bisogno in questo momento, ma sapere che c’è mi avrebbe fatto piacere. Mi avrebbe fatto pensare che ogni tanto la politica può fare qualcosa di buono. Senza citare il fatto che la legge avrebbe fatto piacere alla mia mamma, sempre speranzosa di vedermi tornare al focolare.

Non sono un giurista, e bisogna aspettare i decreti attuativi per vedere cosa accade alla legge nel dettaglio. Se qualcuno vuole aiutarmi a comprendere la legge fino in fondo è il benvenuto, per ora quello che mi pare di capire è che:

  • la legge sarà valida fino al 31 Dicembre 2013. Cosa accade dopo? Si torna alla tassazione ordinaria presumo. In pratica la legge è un piccolo contentino che suona come “sù, se voi Italians esterofili fate i bravi e tornate da mammà, vi aumentiamo la paghetta settimanale”.
  • cosa ci guadagna un’azienda nell’assumere qualcuno che ha vissuto all’estero? Il tessuto industriale italiano è fatto in prevalenza di piccole e medie imprese a conduzione familiare, e le grandi imprese non credo stessero aspettando questa legge per scegliere chi le gestisce.
  • il terzo è ultimo punto è anche il più interessante. Spulciando la legge nel dettaglio,  si scopre che all’articolo 7 il testo approvato afferma che “Il beneficiario degli incentivi fiscali di cui all’articolo 3, comma 1, decade dal diritto agli stessi se trasferisce nuovamente la propria residenza o il proprio domicilio fuori dell’Italia prima del decorso di cinque anni dalla data della prima fruizione del beneficio. In tal caso si provvede al recupero dei benefıci gia` fruiti, con applicazione delle relative sanzioni e interessi”. Cosa vuol dire? Se si cambia idea prima di cinque anni dall’invito a tornare a casa, lo Stato presenta il conto e bisogna restituire tutte le agevolazioni ricevute.

Io resto a Bucarest, e temo che dovremmo attendere un altro natale per leggere una cartolina per tutti gli Italians del mondo.

Buon Anno a tutti, fra poche ore si parte per la fredda e innevata Polonia.

Gli incentivi fiscali che non incentivano

Verso la Polonia a bordo della Maluch

La foto arriva da qui


Filed under: Periferia d'Europa

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