Venerdì 24 Dicembre 2010 09:25


Dopo una serie di incontri sui disastrosi impatti delle dighe, tenuti con le comunità che abitano lungo i fiumi, con associazioni della società civile e con rappresentanti della procura generale, gli Indios hanno dato vita ad una marcia di protesta "in difesa della vita e contro la costruzione di dighe idroelettriche in Amazzonia", denunciando l'autoritarismo con cui il governo gestisce la costruzione delle dighe.
La costruzione delle dighe di Santo Antonio e Jirau dighe sul fiume Madeira nell'Amazzonia occidentale brasiliana sta comportando massicci insediamenti, nuove ondate di deforestazione, morie di pesci, epidemie di dengue, mentre aumentano i tassi della prostituzione e della violenza. Ma le comunità indigene non sono stati neppure adeguatamente consultate e non hanno dato il loro consenso ai progetti in corso.
Nella regione vivono almeno cinque gruppi di Indios ancora non contattati, e le loro vite sono a rischio, minacciate dal contagio di malattie a cui non hanno sviluppato resistenza, così come è a rischio la foresta in cui vivono.
Imprese europee, come francese GDF Suez e banche come Banco Santander sono coinvolti nel progetto di dighe sul fiume Madeira.
Survival ha pubblicato un rapporto che spiega le ricadute delle dighe idroelettriche sui popoli indigeni.
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