Giorni passati entomologicamente, mentre il ritornello dei 50 anni degli insetti più famosi del globo riempiva pagine di giornali, rimbalzava sui CD in omaggio, attraverso monografie inedite e rimorchi del materiale più vario. Tanto da fare quasi passare in secondo piano l'uscita nella sale dell'ultimi film di marca Led Zeppelin, Celebration Day... La domanda è sempre quella, i più smaliziati avranno già indovinato...ma voglio provare a formularla in maniera un po' differente senza passare per la solita annosa quanto inutile questione "Meglio i Beatles o gli Stones?” Non voglio neanche stare a sindacare eccessivamente sui loro reali meriti artistici (personalmente credo comunque siano importanti); provo a fare un passo oltre e mi domando: l'esposizione mediatica dei Beatles, che dura da 40 anni, è realmente proporzionata al valore artistico e storico del quartetto? O è sovradimensionata pur rispetto all'indubbia importanza musicale dei Fab Four? Da qui, mi permetto una generalizzazione. In epoca di caste e profonde disparità politiche e sociali, esistono gli intoccabili anche in musica? Chi fa parte della Casta? Ammetto che queste domande sembravano ben più sagaci prima di metterle nero su bianco. Ora mi accorgo quanto siano in realtà banali, sopratutto la prima. Certo che esistono gli intoccabili. Intoccabili per la stampa di massa, per quella specializzata, per le radio e le televisioni. Intoccabili anche per il senso comune. I Beatles sono tra questi; anzi, sono qualcosa in più. Sono un bene rifugio. In periodo di crisi, sbatti le loro facce in copertina ed avrai un ritorno assicurato. Gli intoccabili esistono, oltre che per indubbi (...non voglio fare il bastian contrario per forza…) meriti artistici, anche per una capacità tutta particolare di “far vendere”. Give the people what they want. Vendere non solo il disco; ma anche la rivista, il giornale, gli spazi pubblicitari, i biglietti del cinema... Sono in grado di muovere, nel loro piccolo, l'economia. Riguardo ai meriti artistici, ripeto: non voglio fare il facile gioco di sparare sul Divo di turno. Può essere divertente sostenere che Elvis fosse una montatura, che i Beatles scopiazzassero a destra e a manca e che gli U2 da vent'anni campano di rendita. Non è questo l'aspetto che mi interessa. Certo, è bello (e in moltissimi casi giusto e lecito) sparare a zero sulla Casta, quella vera, di “stelliana“ memoria , metterne alla berlina gli eccessi, le truffe, le corruzioni. Questo è un dovere per l'informazione e nel suo piccolissimo anche per il cittadino. Ma noi... siamo disposti a sparare sul nostro Mito? Ad accettare che il nostro artista preferito faccia parte di quest'elite? Siamo pronti ad ammetterlo o preferiamo negarlo? Magari cercando di dimostrare il contrario, cosa per altro sempre fattibile quando non si parla di cartelle fiscali. Il fan di Elvis ammetterà che il suo Mito fu un'abile costruzione pubblicitaria? Quello dei Led Zeppelin sopporterà il fatto che fossero un gruppo per teenagers? E quello dei Beatles riuscirà a tollerare che non tutti i primati e le invenzioni pop spettano ai quattro di Liverpool? SI, dovremmo imparare tutti a farlo...perché, a differenza della politica, in un contesto artistico non ci sono necessariamente reati penali nè frodi ai danno del contribuente. E' musica. Piace? Ottimo; fermiamoci lì. Perchè sentirne sempre il bisogno di rivendicarne superiorità, originalità; intoccabilità, magari appoggiandosi al gusto degli altri pittosto che al proprio. Gioviamoci anche nel Rock del meraviglioso effetto della Corazzata Potemkin di fantozziana tradizione. “Per me… A Day in the Life è una cagata pazzesca!”. E’ terapeutico! Provateci. “Per me… OK Computer …” “Per me… The Great Gig in the Sky …” Noi siamo quelli che ascoltano, non abbiamo bisogno di sbattere il Divo in copertina. Lasciamo che siano intoccabili per coloro che li devono promuovere per pagarsi lo stipendio. E quando la canzone non ci piace, spegniamo lo stereo. Senza sforzarci di piegare il nostro gusto all’ anniversario di turno.
Giorni passati entomologicamente, mentre il ritornello dei 50 anni degli insetti più famosi del globo riempiva pagine di giornali, rimbalzava sui CD in omaggio, attraverso monografie inedite e rimorchi del materiale più vario. Tanto da fare quasi passare in secondo piano l'uscita nella sale dell'ultimi film di marca Led Zeppelin, Celebration Day... La domanda è sempre quella, i più smaliziati avranno già indovinato...ma voglio provare a formularla in maniera un po' differente senza passare per la solita annosa quanto inutile questione "Meglio i Beatles o gli Stones?” Non voglio neanche stare a sindacare eccessivamente sui loro reali meriti artistici (personalmente credo comunque siano importanti); provo a fare un passo oltre e mi domando: l'esposizione mediatica dei Beatles, che dura da 40 anni, è realmente proporzionata al valore artistico e storico del quartetto? O è sovradimensionata pur rispetto all'indubbia importanza musicale dei Fab Four? Da qui, mi permetto una generalizzazione. In epoca di caste e profonde disparità politiche e sociali, esistono gli intoccabili anche in musica? Chi fa parte della Casta? Ammetto che queste domande sembravano ben più sagaci prima di metterle nero su bianco. Ora mi accorgo quanto siano in realtà banali, sopratutto la prima. Certo che esistono gli intoccabili. Intoccabili per la stampa di massa, per quella specializzata, per le radio e le televisioni. Intoccabili anche per il senso comune. I Beatles sono tra questi; anzi, sono qualcosa in più. Sono un bene rifugio. In periodo di crisi, sbatti le loro facce in copertina ed avrai un ritorno assicurato. Gli intoccabili esistono, oltre che per indubbi (...non voglio fare il bastian contrario per forza…) meriti artistici, anche per una capacità tutta particolare di “far vendere”. Give the people what they want. Vendere non solo il disco; ma anche la rivista, il giornale, gli spazi pubblicitari, i biglietti del cinema... Sono in grado di muovere, nel loro piccolo, l'economia. Riguardo ai meriti artistici, ripeto: non voglio fare il facile gioco di sparare sul Divo di turno. Può essere divertente sostenere che Elvis fosse una montatura, che i Beatles scopiazzassero a destra e a manca e che gli U2 da vent'anni campano di rendita. Non è questo l'aspetto che mi interessa. Certo, è bello (e in moltissimi casi giusto e lecito) sparare a zero sulla Casta, quella vera, di “stelliana“ memoria , metterne alla berlina gli eccessi, le truffe, le corruzioni. Questo è un dovere per l'informazione e nel suo piccolissimo anche per il cittadino. Ma noi... siamo disposti a sparare sul nostro Mito? Ad accettare che il nostro artista preferito faccia parte di quest'elite? Siamo pronti ad ammetterlo o preferiamo negarlo? Magari cercando di dimostrare il contrario, cosa per altro sempre fattibile quando non si parla di cartelle fiscali. Il fan di Elvis ammetterà che il suo Mito fu un'abile costruzione pubblicitaria? Quello dei Led Zeppelin sopporterà il fatto che fossero un gruppo per teenagers? E quello dei Beatles riuscirà a tollerare che non tutti i primati e le invenzioni pop spettano ai quattro di Liverpool? SI, dovremmo imparare tutti a farlo...perché, a differenza della politica, in un contesto artistico non ci sono necessariamente reati penali nè frodi ai danno del contribuente. E' musica. Piace? Ottimo; fermiamoci lì. Perchè sentirne sempre il bisogno di rivendicarne superiorità, originalità; intoccabilità, magari appoggiandosi al gusto degli altri pittosto che al proprio. Gioviamoci anche nel Rock del meraviglioso effetto della Corazzata Potemkin di fantozziana tradizione. “Per me… A Day in the Life è una cagata pazzesca!”. E’ terapeutico! Provateci. “Per me… OK Computer …” “Per me… The Great Gig in the Sky …” Noi siamo quelli che ascoltano, non abbiamo bisogno di sbattere il Divo in copertina. Lasciamo che siano intoccabili per coloro che li devono promuovere per pagarsi lo stipendio. E quando la canzone non ci piace, spegniamo lo stereo. Senza sforzarci di piegare il nostro gusto all’ anniversario di turno.
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