Twitter sta riscuotendo sempre maggior interesse e successo nel nostro Paese.
Dallo sbarco di Fiorello ai volumi di ricerca del termine, sono diversi i segnali che testimoniano la crescita esponenziale nell’adesione alla piattaforma di microblogging, finalmente, anche in Italia.
In assenza di dati ufficiali, poichè come noto Twitter non rilascia il dettaglio dell’utenza per singola nazione, arriva la ricerca dell’ISPO, l’istituto di ricerca guidato da Mannheimer, autorità nel campo, a fornire indicazioni utili sull’utilizzo, atteggiamento ed orientamenti degli utenti.
L’Indagine, effettuata a fine gennaio di quest’anno per conto di «Nòva24», traccia un profilo sufficientemente accurato degli italiani su Twitter.
Twitter attualmente si posiziona al quinto posto in termini di penetrazione nell’utilizzo, non solo, come era evidente che emergesse, dopo Facebook ma anche YouTube e persino Google+.
Si conferma, anche per quanto riguarda il nostro paese, il ruolo di newswire, di diffusore di informazioni e notizie, al quale è stato universalmente eletto, con testate giornalistiche e giornalisti in prima posizione tra le categorie che suscitano interesse presso gli internauti di casa nostra. Ruolo che, secondo indiscrezioni trapelate ieri, pare venga svolto senza recare beneficio economico alcuno ai gestori della piattaforma che sembra detengano la palma d’oro di peggior media business.
L’infografica di sintesi dei risultati, pubblicata da OpenData Blog, che la riprende da «Nòva» de «Il Sole24Ore» di domenica 4 Marzo, riassume percezioni, dubbi, interessi ed orientamenti di chi utilizza la piattaforma da 140 caratteri.
Ne emerge uno spaccato sul realismo delle persone, sulla capacità di distinguere e valutare con accuratezza anche in quel contesto cosa sia di valore e cosa, invece, non lo sia, che dovrebbe ulteriormente indurre a riflettere sui rischi che un utilizzo eccessivamente promozionale, o comunque autoreferenziale, comporta.
Sono aspetti che dimenticarsi al momento di intraprendere e gestire la propria presenza, aziendale o personale, possono rivelarsi estremamente dannosi per immagine e reputazione.
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