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Gli manca solo il borsello

Creato il 23 giugno 2014 da Albertocapece

renzi-telefonate-a-sorpresachiama-beschi-e-sotto-il-monte_acdcff82-cd87-11e3-8614-fb4dbde86578_displayAnna Lombroso per il Simplicissimus

Comincio da un particolare che vi sembrerà marginale se non addirittura irrilevante: nelle riprese del tour europeo di Renzi il nostro premier era l’unico immortalato sempre in ogni occasione con in mano il cellulare. Forse non resisteva alla tentazione di mandare un twet, forse si proponeva di immortalare con un selfie la benevolenza della padrona nei suoi confronti.

Certo è che gli mancava solo il borsello per rivelare quel suo tracotante provincialismo, che sfodera come un virtù morale di uomo qualunque, come esibisce l’assertiva volontà di non argomentare mai i suoi si o i suoi no, tanto deve bastarci la sua parola, che infatti vale quasi sempre come purga amara, come ostenta il disprezzo se non addirittura il dileggio per sapere, conoscenza, esperienza testimoniati da “professoroni” incanutiti, saggi inascoltati, a sostegno ulteriore che i vecchi sono inutili se non dannosi come direbbe madame Lagarde, tanto che non si meritano i musei, né per esserci ospitati nemmeno per visitarli grazie alle nuove misure del Franceschini.

Giovanilismo, subitismo, giàfattismo, aberrazioni estreme del berlusconismo, si dirà, ma nella coazione a ripetere delle dittature più o meno cruente in termini di versamento di sangue ma ugualmente feroci in termini di sospensione di benessere e libertà, sembra che il ripetersi sconfini sempre di più nel ridicolo, affidati a ometti e donnette cui non dovremmo dare un soldo e che invece ce li levano tutti. E che della professione della politica conservano solo gli aspetti più oscuri, la distanza siderale dai cittadini, l’orgoglio fiero di sbertucciarli per dimostrare la loro superiorità, la denigrazione della rappresentatività, ripescata solo per accreditare storture e dispotismo, lo svilimento del voto, il cui impiego e il cui valore è intermittente, come le lucette dell’albero, servono solo a illuminare i regali, altrimenti meglio spegnerle.

L’avventura ormai risibile della cosiddetta riforma del Senato, così come la vicenda dell’Italicum sono esemplari, quanto la promessa/minaccia del tiranno-ragazzino che si è visto inaspettatamente premiare dalle europee, di ricorrere alle elezioni se non si fa come dice lui, come dice la sua brutale pappagallina che sfrontatamente ripete la lezione dell’esercizio democratico eseguito alleandosi con un con dannato, che non sarebbe leale tradire, come dice un governo che gioca a fare l’acrobata con la rete, mettendo una paghetta in tasca dei cittadini e levandone tre. O facendo finta di combattere la corruzione, lasciando al loro posto i corruttori, purché continuano a pagare, incurante che ce n’è di un tipo ancora più marcio perché commercia direttamente in vite umane. Come nel caso dell’Expo, dove in nome del “farprestismo”, per concludere in tempo la farsa da miseria e nobità, dove si pittura solo dove passano i compratori, si è siglato un patto infame in deroga che promuove un regime eccezionale in materai di flessibilità, precarietà apprendistato e diritto di sciopera, come fosse il laboratorio sperimentale dove saggiare l’ignominia del Jobs Act e l’estensione a tutti i padroni in azienda e in politica, dell’impunità, che nel secondo caso si chiama immunità.

Eh si, gli mancava solo il borsello, come a quei ragazzotti che hanno fatto i corsi di ferocia in azienda e vengono mandati in giro a mettere paura ai debitori riottosi, mostrando loro quelle righette scritte in corpo 4 nei contratti, alzando la voce burbanzosi che sennò sequestrano tutto. Si è capito che sono troppo ignoranti perché venga da loro l’idea di rimaneggiare la Costituzione se non per quel che riguarda la loro permanenza sulla poltroncina da barbiere. Si è capito che è un ordine venuto dall’alto e da fuori perché appunto regni l’ordine in Europa e in Occidente, un ordine fondato sulla sospensione dei diritti fondamentali, sull’impoverimento del ceto medio perché si trasformi in carne da grandi opere, perché ci sia sempre meno democrazia e sempre più autoritarismo, sempre più ricchezza per pochi e sempre più ricatti per molti. Si è capito che questo ceto di mediocri, sacerdoti della fuffa li ha definiti quel genio della Signorelli, nutre appositamente la sfiducia nella politica e nelle regole della rappresentanza per accreditare qualsiasi forzatura che escluda i cittadini dalle scelte, liquidando per sempre le regole che sovrintendono la competizione politica in modo da renderla una pratica commerciale o una ruota della fortuna tra concorrenti, ugualmente padroni delle foro formazioni, movimenti, schieramenti, nulla a che fare insomma con gli obsoleti partiti.

Il fatto è che vinceranno: se la loro tecnica è rafforzare la sfiducia per potenziare un disegno autoritario, per non dire golpista, con gente come loro discredito e scetticismo sono garantiti.

 


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