Gli Oblati di Papa Celestino V e i Cavalieri Templari Jacques De Molay

Creato il 22 aprile 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

Si terrà Sabato 27 Aprile ore 11.00, presso la Parrocchia di Sant’Alfonso dei Liquori di Liberi in provincia di Caserta, un incontro -Cerimonia con una Santa Messa, tra i Cavalieri Templari Cristiani della Confraternita Jacques De Molay e gli Oblati di Papa Celestino V.
In tale occasione sarà ricordato l’incontro avuto in occasione del Concilio di Lione del 1274 tra i Templari e Papa Celestino V.
Inoltre sarà siglato un accordo di collaborazione e fratellanza di Volontariato e ricerca storica dettagliata sui legami che Papa Celestino V ebbe con i Cavalieri dell’Ordine dei Templari.

Per informazione sull’incontro-Convegno, si prega di inviare una email a:cavaliericristiani@libero.it

L’incontro tra Celestino V  ed i  Cavalieri Templari

di Maria Grazia Lopardi

La storia ha visto la vicenda di Celestino e dei Templari concludersi a distanza di pochi anni ed ufficialmente riconosce il loro incontro in occasione del Concilio di Lione del 1274 quando Pietro, avuta notizia che si sarebbe affrontato il problema della soppressione degli ordini di più recente istituzione e dunque anche del suo, senza scoraggiarsi intraprese un viaggio di ben quattro mesi, in pieno inverno, per arrivare in tempo a conseguire la conferma. L’episodio denota la tenacia e la forza morale dell’eremita, a dispetto della versione della sua incapacità a gestire le cose del mondo e della sua fragilità di fronte ai potenti. D’altro canto all’epoca l’eremita vantava già 16 case del suo ordine – per cui era un organizzatore eccezionale- ed il suo carisma, la sua fama di alta spiritualità gli permisero di conseguire il risultato auspicato. Durante il soggiorno a Lione, durato circa due mesi, Pietro venne ospitato nella magione dei cavalieri del Tempio. Il dato riportato dal settecentesco Storia ecclesiastica dell’abbate Bonaventura Racine rinvenuto in un antiquario, ha avuto piena conferma in occasione di una visita nella città francese che ha ospitato il concilio del 1274. Nel cuore antico di Lione vi è un quartiere che rivela la presenza massiccia del Celestini e del loro fondatore: lungo la Saone, uno dei due fiumi che bagna la città, la via adiacente al fiume si chiama quai des Celestins in cui sfocia la via del porto del Tempio attraverso cui si accede a Piazza dei Celestini. E’ qui che ogni esercizio commerciale, dalla rosticceria alla farmacia, è intestato ai Celestini e sorge una maestosa costruzione “le theatre des Celestins”, il teatro di Lione. L’opuscolo illustrativo delle vicende del teatro ed un libro fortunatamente rinvenuto, Lyon magique et sacre di Jean-Jacques Babut, consentono di approfondire la storia del luogo: dove ora sorge il teatro dei Celestini, allorché giunse a Lione Pietro del Morrone, si ergeva la magione templare che ospitò l’eremita. Qui il futuro Celestino ebbe un sogno profetico in cui un angelo gli rivelava che quella costruzione sarebbe diventata un suo convento, cosa che poi avvenne, tanto che i Celestini vi rimasero fino al 1778. Purtroppo la magione-convento venne abbattuta nel XIX sec. per fare il teatro dei Celestini. Dunque nei circa due mesi in cui rimase a Lione, l’eremita fu ospitato dai Templari nella magione che sorgeva lì dove ora si trova il Teatro dei Celestini, su piazza del Celestini. La storia che si basa sui documenti non ci dice quanto questo incontro sia stato significativo o fugace, tuttavia appare oltremodo interessante se lo si collega, come tessera di un mosaico, a quel che avvenne in seguito. Lungo la via del ritorno Pietro ed i suoi compagni vennero messi in guardia da un cavaliere bianco che nella biografia secentesca di Celestino Telera viene scambiato per un angelo. La caratteristica del cavaliere di essere “bianco” ben induce a ritenere che si trattasse di un Templare che svolgeva uno dei suoi compiti istituzionali, vale a dire tutelare i viandanti lungo le vie di comunicazione. Anche in questo caso è difficile dire se la presenza del cavaliere accanto a Pietro fosse un caso o fosse determinata da un preciso mandato dell’Ordine, ma a questa ulteriore tessera ne aggiungiamo subito un’altra: tornato in Abruzzo il tenace viandante si ferma a riposare a Collemaggio, all’Aquila. In sogno gli appare la Vergine che gli chiede di costruire una chiesa in suo onore su quel colle dove già vi era il suo culto. Considerate le finanze di un eremita e la circostanza che nella città ancora in costruzione si stavano erigendo moltissime chiese, una per ogni castello che aveva dato impulso all’edificazione del nuovo centro urbano, è davvero straordinario che in un tempo relativamente breve Pietro abbia la possibilità di acquistare il terreno, fare il progetto, trovare le maestranze e realizzare la chiesa che viene consacrata nel 1288 sì da poter ospitare la sua incoronazione nel 1294. Si spiegherebbe tutto se si potesse ipotizzare, accanto all’eremita, la presenza dell’Ordine del Tempio, notoriamente ricco ed al quale la tradizione ricollega l’edificazione delle cattedrali gotiche e dunque conoscenze legate all’arte della costruzione. Si può ipotizzare ancora che il sogno della Vergine nasconda un mandato da parte dei Templari che avevano avuto modo di apprezzare le doti di santità di Pietro e che erano particolarmente devoti a Notre Dame quale simbolo della materia umana in grado di assurgere in cielo, ad una frequenza vibratoria più elevata- diremmo oggi -. Non a caso la chiesa venne intitolata a Maria Assunta. Se tale ipotesi ha un fondo di realtà altre tessere del mosaico possono essere rinvenute proprio nella costruzione: sarà un caso che la facciata presenta un disegno costituito di croci rosse su fondo bianco quando i cavalieri templari erano vestiti di bianco ed erano caratterizzati da una croce rossa sul mantello? E’ ancora un caso che la chiesa si affianchi ad una torre ottagonale e le colonne al suo interno siano ottagonali ed in numero di 8×2? Questo dato è significativo alla luce del simbolismo del numero otto e dell’ottagono, spesso presenti in chiese e cappelle templari, quali quelle di Laon e Metz: numero e figura geometrica esprimono la posizione intermedia tra il quadrato della Materia ed il cerchio dello Spirito, dunque la materia spiritualizzata o nel corso del processo di spiritualizzazione e sono appunto associati alla Vergine Maria. Un altro elemento da aggiungere alla costruzione che si va delineando è quello che un appassionato sindonologo, Roberto Paolucci, ha evidenziato, sviluppando una intuizione sorta dalla rappresentazione della trama sindonica come riportata da una miniatura del Codice Pray, primo testo in lingua ungherese, custodito a Budapest e risalente al 1192: vi appare il lenzuolo aperto in parte con disegni a spina di pesce ed in parte con croci rosse su fondo bianco. Una volta ingrandito il disegno della trama sindonica è emersa una incredibile somiglianza tra la parte centrale della spina di pesce e le croci della facciata di Collemaggio! Si è accennato al nesso, sostenuto da numerosi studiosi, tra Sindone e Templari per cui tale scoperta va ad accrescere gli elementi a sostegno della tesi di una presenza templare a Collemaggio. Il riferimento alla Sindone nella facciata acquista altresì una grande valenza simbolica perché entrare nella chiesa è come porsi nel telo funerario partecipando al processo di morte e resurrezione vissuto da Gesù. A tal proposito si è fatto riferimento al ruolo delle cattedrali gotiche di Francia dedicate a Notre Dame e caratterizzate dalla localizzazione in posti già sacri la cui energia è esaltata dalla presenza di acque sotterranee nonché, spesso, da un orientamento che consente giochi della luce solare che attraverso i rosoni esprime l’energia luminosa che attiva la cattedrale stessa. Vediamo cosa succede a S. Maria di Collemaggio: intanto risulta esserci una sorgente sotterranea ed in giorni particolari dell’anno, al solstizio d’estate ed il 15 agosto, festa dell’Assunta,(*Maria Grazia Lopardi, I Templari ed il Collemagico di Celestino, Idea Libri ed.), si manifestano incredibili proiezioni di luce solare ad ore in cui sulla basilica transitano, salvo spostamenti per effetto della precessione degli equinozi dalla costruzione ad oggi, la costellazione della Vergine (naturalmente) e quella dello Scorpione. Anche tali riferimenti astronomici acquistano una particolare rilevanza a sostegno di una conoscenza iniziatica da parte dei costruttori, quella tradizionalmente attribuita ai Templari, dato che la Vergine, il cui segno astrologico costituito da una m con la stanghetta finale che rientra nella lettera, esprime il principio basilare dell’alchimia, vale a dire la materia che ha in sé la capacità autofecondante tale da determinare la sua trasformazione da piombo in oro; lo scorpione, con la sua rappresentazione, data ugualmente da una m ma con la punta della stanghetta finale rivolta verso l’alto, esprime le tre fasi del procedimento alchemico: nigredo, albedo e rubedo, ovvero lo scorpione in senso stretto, la discesa negli inferi interiori, il serpente, simbolo di trasformazione, l’aquila di resurrezione. Tutto il simbolismo del pavimento conferma l’impostazione alchemica della basilica che custodisce i resti mortali di Celestino V. Varcata la soglia attraverso il portale che si apre sulla splendida facciata e ponendosi tra i pilastri, posti nel tempio di Salomone all’ingresso, si procede su quattro grandi rettangoli costituiti da rombi bianchi e rossi: il rombo come il quadrato simboleggia la materia con gli elementi che la compongono (terra, aria acqua, fuoco) ed a loro volta i rettangoli rappresentano gli aspetti della dimensione della materia: fisico, eterico, vale a dire energetico, astrale, cioè l’aspetto delle emozioni e dei sentimenti, ed il mentale, un mentale che non è in grado di cogliere la Verità oggettiva perché vede il mondo attraverso le lenti colorate delle emozioni. Dall’insegnamento iniziatico tradizionale si sa che oltre al quaternario vi è il ternario, l’aspetto divino costituito da tre elementi: il mentale oggettivo, la luce divina, la scintilla divina. Se tale linguaggio è da addetti ai lavori, lo semplifichiamo semplicemente facendoci guidare dal disegno del pavimento in cui, dopo i quattro rettangoli di rombi, appare una zona in corrispondenza della Porta santa, quella che viene aperta in occasione della Perdonanza e consente la cancellazione integrale della pena e della colpa per chi entra nella basilica in una condizione interiore di pacificazione con sé ed il prossimo, vale a dire pulito dal perdono. Nella quinta fase del disegno del pavimento i rombi lasciano il posto a delle croci rosse, come quelle che ornano la facciata della basilica: la croce rappresenta la materia sottoposta alla sollecitazione di forze opposte a due a due, quelle che la portano a ruotare sì da divenire una croce uncinata e quindi un cerchio. Ciò è reso possibile dalla presenza di una pietra diversa, posta al centro del tratto con le croci, in cui appare una croce -fiore, dato che invece di presentare spigoli, ha un andamento circolare, proprio come un fiore a quattro petali: è la pietra filosofale degli alchimisti che consente alla materia di trasformarsi da piombo in oro, da impura a pura ed incorruttibile. A conferma, nel tratto successivo, il sesto, tutte le croci si sono trasformate in fiori a quattro petali, intercalati da figure i cui otto lati esprimono ancora una volta la dimensione della materia spiritualizzata, perché a tale concetto si riferisce la valenza simbolica dell’otto che è il numero di Maria Assunta e non a caso il Paradiso islamico è ottagonale e l’ottagono. La fase successiva del pavimento è costituita dal labirinto fatto da cerchi ed appunto il cerchio rappresenta in tutte le tradizioni lo Spirito e l’eternità dove non c’è inizio né fine. Se l’intero pavimento dunque indica il lungo cammino attraverso la materia per pervenire infine alla trasformazione e dunque alla dimensione spirituale, particolarmente interessante diviene il discorso se ci soffermiamo sul rettangolo delle croci, in corrispondenza della Porta santa. Infatti attraverso questo varco, allorché viene aperto dal vespro del 28 al vespro del 29 agosto ogni anno in occasione della Perdonanza, chi è pronto a varcare la soglia tra dimensioni entra direttamente nel rettangolo con le croci e la croce-fiore per realizzare la morte iniziatica nel telo funerario che l’ha accolto, come nelle antiche iniziazioni in cui il candidato veniva posto in un sepolcro o in una bara e/o avvolto nel telo funebre dove avveniva la sua trasformazione radicale. Allora la Porta Santa si trova a simboleggiare la porta stretta, il cammino accelerato- rispetto al più lungo percorso evolutivo- di chi ha accettato di compiere un lavoro interiore, quello espresso da Celestino con la formula vere penitentes et confessi, cioè disponibili a destarsi dal sonno della coscienza e consapevoli delle maschere protettive indossate e delle ombre da offrire alla Luce. Senza questo lavoro la via stretta non è possibile e allora occorre con pazienza imparare attraverso il dolore, percorrendo la lenta via dell’evoluzione. La lettura del pavimento come ricostruita presuppone una conoscenza iniziatica, quella della spiritualizzazione della materia espressa dalle cattedrali gotiche, che costituisce una ulteriore consistente tessera del mosaico che andiamo a costruire ovvero la teoria che l’eremita sia stato appunto affiancato dall’Ordine del Tempio. Ad ulteriore conferma su una pietra appare un simbolo chiamato da René Guénon (*René Guénon, Simboli della Scienza sacra, Adelphi ed.) il quatre de chiffre che esprime il grado della maestria, della morte e rinascita, processo attraverso il quale il 4 della materia diviene cerchio senza inizio né fine. Un ultimo argomento è dato dalla reliquia custodita a Collemaggio fino alla sua sottrazione avvenuta nel 1988 ed offerta alla devozione popolare in occasione della Perdonanza celestiniana: il dito della mano destra del Battista la cui presenza nella basilica è documentata da secoli. In un documento risalente al 1745, il manoscritto Shifman, viene indicata proprio questa reliquia come elemento del tesoro templare. Si sconosce la valenza storica del documento e nel medio evo vi era un vero commercio di reliquie false, ma non si può negare che la coincidenza è decisamente significativa ed affascinante.

fonte di questo articolo: www.sguardosulmedioevo.org
articolo di Maria Grazia Lopardi ed i Templari

Si terrà Sabato 27 Aprile ore 11.00, presso la Parrocchia di Sant’Alfonso dei Liquori di Liberi in provincia di Caserta, un incontro -Cerimonia con una Santa Messa, tra i Cavalieri Templari Cristiani della Confraternita Jacques De Molay e gli Oblati di Papa Celestino V.

In tale occasione sarà ricordato l’incontro avuto in occasione del Concilio di Lione del 1274 tra i Templari e Papa Celestino V.

Inoltre sarà siglato un accordo di collaborazione e fratellanza di Volontariato e ricerca storica dettagliata sui legami che Papa Celestino V ebbe con i Cavalieri dell’Ordine dei Templari.



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