Quando le evenienze, convogliano, in parte, all’assalto della tua fiducia verso l’uomo, intromettendosi in ogni dove e quando, perché tu debba retrocedere e mai avanzare verso la pacifica libertà di visione che rende le essenze tramandabili, la gioiosa dolcezza, negli occhi di un gigante è incantesimo divino. Vicendevolmente, tocca.
E fuori iniziava a nevicare, proprio mentre l’emozione della sorpresa improvvisa entrava dalla porta, portando con sé una famiglia di sguardi ridenti. Un unico punto di riferimento avevano tutti, la forma che l’armonia realizzava in quel giovane gigante, messo in un angolo, spinto a raccolta dal peso contenuto nel calore e l’affetto di sincerità antiche. E la contadina regina era felice. Madre. Calamitava le emozioni. E pensava al tempo costruito che in quella casa di colori e vita a mosaico si era impresso; in quel momento splendeva come i pezzi frantumati degli specchi che lei, nel tempo aveva incastrato tra le tessere. Perché pensare al tempo che è trascorso, vivendo la gioia dell’attimo, equivale a far andare il mondo partecipando alla forza che lo fa girare. Mai osservatori distanti.
Al mio gigante e i suoi 18 anni.