L’olio di palma e l’olio di colza sono dannosi per la salute? E perché?
Intanto, come accade spesso, è necessario fare un giusto distinguo tra l’olio di palma e quello di colza, perché come si fa troppo presto a far di tutte le erbe un fascio, tanto presto si fa a sbagliare!
Della colza si è detto un po’ di tutto; ad esempio, essendo usata nel biodiesel, come può essere buona per l’alimentazione umana?, oppure fa male alla salute perché contiene l’acido erucico.
Campo di Colza Canola – Gluten Free Travel and Living
Per quanto concerne il discorso del biodiesel – che meriterebbe un capitolo a parte -, anche altri oli vegetali, come quello di mais e di arachidi e soprattutto quello di palma, sono utilizzati come carburanti, ma dall’alba dei tempi gli oli si usavano per alimentare le lanterne e l’olio d’oliva non fa eccezione! Anzi, all’alba dei tempi l’olio di oliva non solo era usato per le lanterne, ma era considerato un farmaco e veniva utilizzato nella cosmesi – uso che sparì in tempi più recenti, ma che invece sta tornando, viste le sue benefiche caratteristiche.
Non è scandaloso perciò utilizzare gli oli come fonte di energia, dal momento che tutti i grassi o lipidi sono la riserva energetica che il nostro corpo ha. Gli oli sono lipidi, cioè grassi, ma allo stato liquido, alla temperatura ambiente.
In origine l’olio di colza era prodotto dalla Brassica napus oleifera e negli anni ’70 la concentrazione di acido erucico in essa presente fu messa sotto accusa, in quanto ritenuta responsabile di aumentare il rischio cardiocircolatorio. A quel punto, venne operata una selezione delle colture – che nulla ha a che vedere con gli OGM e i cibi transgenici, che saranno approfonditi in seguito. La selezione delle colture (per crossbreeding ovvero per ibridazione da incrocio, o tramite altre metodiche) permise di ottenere una varietà, quella attualmente coltivata Canadian Brassica o Canola, con un contenuto di acido erucico al di sotto del 5%. Certo, non è mancato lo scetticismo, anche alimentato da una poco sana informazione, ma attualmente tale varietà di colza è coltivata in diverse parti del mondo e non solo in Canada e la sua produzione è seconda a quella dell’olio di palma e dell’olio di soja. Va anche detto che attualmente la maggior parte della canola coltivata in Canada – non quella coltivata in altre parti del mondo! – è stata modificata attraverso la biotecnologia, per migliorarne la resistenza ad alcuni erbicidi e quindi usarne meno sulle colture, come è presente negli archivi del Canola Council, che sottolinea che le modifiche siano sulla pianta e non sull’olio, prodotto finale.
Inoltre, sorpresa delle sorprese, la composizione chimica dell’olio di colza è simile a quella dell’olio di oliva, perché i semi di canola sono particolarmente ricchi di acido oleico; va anche detto che il rapporto tra omega 3 e omega 6 è ben bilanciato. E’ vero, sono ancora coltivate varietà di colza ad elevato contenuto di acido erucico, ma il prodotto è destinato ad usi industriali, soprattutto nei carburanti.
Tabella delle specifiche dell’olio di colza e canola, da My personal Trainer – Gluten Free Travel and Living
Inoltre, se l’acido erucico mettesse ancora tanta paura, consiglio caldamente o la lettura del libro o la visione del film L’Olio di Lorenzo, con Nick Nolte e Susan Sarandon entrambi in stato di grazia. Insomma, non tutto il male viene per nuocere e una malattia rara come la adrenoleucodistrofia può essere arginata grazie all’acido erucico.
Sia chiaro, non sto affermando che l’olio di canola sia il migliore del mondo, sto sottolineando ancora una volta la necessità di avere delle informazioni e non delle fads. Ciò che mangiamo può essere benefico o nocivo per la salute del nostro corpo ciò dipende da vari fattori, tra i quali non sono però incluse mitizzazioni o demonizzazioni, ma lo stato di salute, l’età, gli effetti sinergici della dieta, ecc., come già ricordato a proposito della soja (articolo sui vizi e le virtù della soja). Per inciso diversi studi sono in corso per verificare gli effetti benefici dell’olio di canola su pazienti affetti da diabete di tipo II e insulino – resistenza (gravissimo problema che è salito alla ribalta recentemente e del quale abbiamo già parlato in un altro articolo).
Però, per l’olio di colza non sono tutte rose e fiori.
L’olio di palma, poi, è un altro capitolo da studiare!
E’ sulla bocca di tutti perché è il più usato degli oli vegetali nell’industria alimentare, ma ciò presenta dei risvolti non sempre positivi.
Innanzitutto l’olio di palma è quello ricavato dai frutti, anche conosciuto come olio di dendè o olio di palma rosso, e l’olio di palmisto è quello ricavato dai semi; a differenza degli altri oli, questi sono solidi o semi solidi a temperatura ambiente. In diversi paesi africani, come poi in Brasile e in alcune aree dell’Asia l’uso dell’olio di dendè, ovvero dell’olio di palma è tradizione.
Coltivazioni di Palma da Olio – Gluten Free Travel and Living
Ci sono evidenze scientifiche che nelle aree dove è tradizionalmente usato c’è un più alto rischio cardiocircolatorio o tumorale in virtù dell’uso dell’olio di palma? No, non allo stato attuale, perché il rischio cardiocircolatorio e tumorale dipende da una sinergia di fattori. Certamente, l’introduzione dell’olio di palma nell’alimentazione del mondo occidentale può rappresentare un rischio per alcune fasce di popolazione, ma lo stesso si può dire dei vari dolcificanti o di cereali provenienti da altre culture, ad esempio.
E’ vero che questi oli contengono grassi saturi, ma a differenza dei grassi animali, sembra che non aumentino i livelli di colesterolo, grazie alla presenza di particolari composti dal nome difficilissimo: tocotrienoli.
Struttura dei tocotrienoli presenti nell’olio di palma – Gluten Free Travel and Living
Infatti, gli studi scientifici in merito all’olio di palma si dividono equamente in sostenitori dell’aumento del colesterolo e in sostenitori di effetti benefici sui livelli di colesterolo, come si può anche leggere nella bibliografia. La risposta probabilmente è di là da venire, perché ulteriori studi sono necessari e sono infatti in corso sui fattori di rischio per il colesterolo e per il rischio cardiocircolatorio. Certo è che se per una fetta di popolazione si osservano effetti benefici e per un’altra negativi, dovranno essere prese in attenta considerazione più sinergie, senza stigmatizzazioni!
Va inoltre sottolineato che i composti dal nome difficilissimo, i tocotrienoli sono stati molto studiati per la loro attività antiossidante e per la loro azione protettiva nei confronti di diversi tipi di tumore, in primis quello al seno (leggasi bibliografia).
Ricapitolando, sull’azione ipercolesterolemizzante dell’olio di palma gli studi sono in corso, il fatto che l’olio di palma sia cancerogeno non ha evidenze scientifiche, semmai è vero il contrario, ha anche un elevato punto di fumo (240 °C), all’industria alimentare costa poco. Allora perché tutti contro l’olio di palma?
Una delle possibili risposte a questa domanda è il tanto trascurato fattore ambiente. Attualmente, le palme da olio sono coltivate in larga parte in Indonesia e Malesia, pur provenendo la pianta originariamente dall’Africa. Per far fronte alla crescente domanda di olio di palma, non solo per l’industria alimentare, ma anche per il biodiesel, interi ettari di foresta pluviale sono spariti e stanno sparendo; ciò implica la sparizione di habitat per diverse specie vegetali ed animali, tra queste vanno ricordate le specie dell’orango.
Se è vero che un hoax (N.d.A bufala nel web) corre più veloce della bora triestina, del catabatico antartico o del tornado del Mago di Oz, probabilmente i poveri oranghi non sono così veloci e soccombono alla sparizione della loro foresta. La storia dell’orango sembra un po’ come quella della farfalla che sbatte le ali in Amazzonia, eppure ha molto più senso delle mezze verità o delle hoaxes che si leggono.
Anche l’olio di colza ha delle problematiche ambientali non da poco; infatti, per la coltura delle piante di canola sono richieste ampie superfici di terreno, che è sottratto dalla coltivazione del frumento per uso alimentare.
La sostenibilità alimentare, la sostenibilità socio-economica e la riduzione del rischio per la salute umana non possono fare a meno della sostenibilità ambientale; è una torta multipiano che, nel caso ne manchi uno, ha un rischio di crollo estremamente elevato!
Si parla tantissimo di consumo equo e solidale e c’è sempre qualcuno pronto a schierarsi contro quello o l’altro, ma consumare equo e solidale, anzi essere consumatore in generale significa non andare dietro alle hoaxes che, man mano che corrono, si ingigantiscono, ma informarsi cum grano salis – ma con la giusta quantità di sale, che altrimenti nuoce alla salute.
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