Gli omofobi? Omosessuali repressi

Da Psicologiagay
 

Il Journal of Personality and Social Psichology ha recentemente pubblicato la conclusione degli esperimenti di tre importanti università americane ed inglesi: le persone più omofobe sono omosessuali repressi.

Photo credit: Paul G

Lo studio è apparso diffusamente su vari siti internet (come gayburg.blogspot.it, actnowny.org). Già nel 2011 leggevamo (ad esempio su Gay.it, giornalettismo.com, salute.agi.it) risultati simili sostenuti da un’analoga ricerca. Ebbene, oggi possiamo contare su nuove ed autorevoli basi scientifiche.

Le università di Rochester, Essex e California hanno coinvolto 160 studenti di college americani e tedeschi. Secondo queste ricerche, la paura, l’ansia e l’avversione nei confronti di gay e lesbiche aumentano nelle persone che manifestano attrazione repressa verso persone dello stesso sesso. Netta Weisten, professore dell’Universita’ dell’Essex a capo dello studio ha dichiarato:

“Le persone che si identificano come eterosessuali e che dichiarano fastidio o aggressivita’ nei confronti degli individui omosessuali mostrano anche segnali di attrazione. Queste persone riconoscono simili tendenze in se stessi e reagiscono in maniera fortemente negativa. A tutti gli effetti sono in conflitto con se stesse. Molte teorie della psicoanalisi ipotizzavano che la paura e l’avversione verso i gay nascevano dai propri desideri repressi, e ora abbiamo nuovi elementi a supporto di queste ipotesi.”

Inoltre, la ricerca ha stabilito un legame tra l’educazione sessuale repressiva dei genitori e l’insorgenza di pregiudizi nei confronti degli omosessuali.

Nel campo delle teorie psicodinamiche, la tesi sostenuta da questi esperimenti conferma il ricorso al meccanismo di difesa definito “identificazione proiettiva“.

In altre parole, una persona proietta su un’altra una parte rifiutata e negata del proprio Sé: in questo modo, una volta proiettati ed identificati nell’altro, l’omofobo può sbarazzarsi dei propri impulsi inaccettabili (vedi l’interessante articolo del dr. Gigi Cortesi)

Alla luce dei tanti episodi di discriminazione e violenza contro gay, lesbiche, transessuali e transgender, come rispetto alle tante affermazioni offensive sostenute da politici e capi religiosi, i risultati di questo studio rappresentano un potente monito a fare chiarezza su di sé.

Per non rendersi offensivi e lesivi nei confronti della libertà altrui, infatti, ci si aspetterebbe soprattutto da parte delle autorità competenti una maggiore consapevolezza di sé ed un profondo atteggiamento di rispetto dell’altro.

Prima di scagliare una pietra sulle presunte colpe altrui, cioè, sarebbe meglio che le persone avverse a gay e lesbiche si avventurassero nelle loro “zone d’ombra” e riconoscessero umilmente i propri bisogni e conflitti irrisolti.

A cura delle dott.sse Ilaria Peter Patrioli e Paola Biondi


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