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Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell’800 italiano

Creato il 11 novembre 2011 da Istanbulavrupa

Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell’800 italiano(è in corso da poche settimane – e in programma fino al 22 gennaio – una pregevole mostra al Chiostro del Bramante, a Roma: Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell’800 italiano; io ne ho parlato qualche mese fa, riguardo il primo allestimento a Barletta, per un articolo sull’Orientalismo – e su alcune mostre in Europa dedicate all’Orientalismo – per la rivista Caffeina Magazine)

Oriente, sogni, seduzione. Ed egemonia dell’Occidente, della mente ancor prima che della politica e delle armi: come ha provocatoriamente suggerito Edward Said col suo Orientalism. Western Conceptions of the Orient nel 1978, il testo fondatore di tutto un filone di studi sullo sguardo di superiorità verso l’altro, sul dominio del mondo attraverso le parole e le immagini; sull’Oriente che non esiste nella realtà, ma che è solo rappresentazione stereotipata ed estremizzata di impressioni e pulsioni al di qua di ogni approfondita conoscenza: una rappresentazione orientalista, per l’appunto. Orientalism è stato ampiamente criticato e dibattuto, smontato e smentito: per la mancanza di accuratezza fattuale, per l’ispirazione prevalentemente politica, per l’uso smodato di un gergo che si richiama ossessivamente a Gramsci e Foucault, per l’eccessiva attenzione riservata agli orientalisi francesi e inglesi ad esclusione di tutti gli altri, per l’esclusiva focalizzazione sul mondo arabo (niente Persia o Turchia) e sui canoni artistico e letterario, per aver gettato in un enorme calderone personalità e sensibilità estremamente diverse e non necessariamente in malafede; ma un suo merito è indubbio: aver scatenato, oltre che studi e dibattiti a profusione, un interesse dilagante per gli artisti orientalisti pieni di pregiudizi ma anche di talento.

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“Incanti e scoperte”, nella pinacoteca De Nittis di Barletta fino al 5 giugno (curata da Emanuela Angiuli e Anna Villari. catalogo Silvana editoriale), non si discosta da quest’impostazione: ma gli unici protagonisti sono i pittori italiani (pittori e nient’altro), meno noti ma non meno entusiasti e con esempi di assoluta eccellenza, attivi soprattutto nella seconda metà dell’ottocento post-unitario – spesso pittori-viaggiatori al seguito di missioni scientifiche e diplomatiche. I temi: Al di là dell’Adriatico, Paesaggi, Le città e gli incontri, Sognando le odalische. I pittori: Ippolito Caffi, instancabile viaggiatore (morì alla battaglia di Lissa nel 1866), un po’ il capotistipite, che tra rovine e luci prepotenti ritrasse il Cairo, la Siria, Gerusalemme, Costantinopoli, Smirne, Efeso; Francesco Hayez, contagiato dall’Oriente e dal suo turgido erotismo (esposti “Ruth” e “Tamar”, senza troppi veli) senza averci mai messo piede; Domenico Morelli: anch’egli osservatore da lontano, anch’egli capace di catturare gesti, aspirazioni, corpi, sorrisi ammiccanti che invitano al proibito; Alberto Pasini, abile vedutista e disegnatore che si spinse anche in Persia; Stefano Ussi e Carlo Biseo, che lavorano prima in Egitto e poi in Marocco: e illustrano Marocco di Edmondo De Amicis; Roberto Guastalla, errante “pellegrino del sole” e fotografo; il pugliese Francesco Netti, enfant du pays, allievo del Morelli e viaggiatore a Costantinopoli, la cui “Odalisca” che promette piacere e passione è stata scelta come simbolo – a ragione – della mostra e di tutta una corrente pittorica. Oriente, sogni e soprattutto seduzione.



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