Ti sei sbattezzato, chiedendo di essere cancellato dal registro parrocchiale dei battezzati, e invece la Chiesa ti rimette nella schiera dei battezzati. Volenti o nolenti, sin da neonati. Battezzati che poi per la Chiesa hanno
James Joyce
doveri che ogni fedele deve rispettare, altrimenti… Vengono in mente le vivide pagine di James Joyce in “Dedalus”, il ritratto dell’artista da giovane. Al centro del romanzo domina uno straordinario discorso di un sacerdote sulle pene dell’inferno, descritte minuziosamente. Terribile. Pagine da horror, difficile dimenticarle.
La Chiesa ricorre a queste curiose tecniche. Spaventa. Concute timori. E intanto sul numero dei battezzati cioè dei fedeli richiede finanziamenti e fa progetti chissà quanto credibili.
Vale la pena di appellarsi a Kierkegaard e alla sua battaglia civile per il battesimo da adulti, non da neonati, per scelta non per tradizione, battesimo quindi per decisione, scelta pienamente consapevole, tragica.
Ma la scuola ci aiuta a capire questi problemi? C’è modo per discuterne senza scomunicarsi a vicenda o farne motivo di lotta senza quartiere?
Riporto la newsletter di Democrazia Atea, partito che malgrado il nome riconosce e non potrebbe far diversamente la libertà religiosa. Nessuno oggi propone l’ateismo di Stato (in Italia poi il rischio è l’opposto).
Se il Vaticano ha introdotto, all’interno del diritto canonico, nuove disposizioni per quanto riguarda gli sbattezzati togliendo il diritto al matrimonio “misto” e allo stesso tempo ribadisce, che gli sbattezzati torneranno, d’ora in poi, a essere considerati dalla Chiesa cattolica, esclusivamente, come fedeli battezzati e quindi soggetti ai doveri di ogni fedele, anche in ambito matrimoniale, lo scopo è quello di creare e di infondere confusione e/o terrore all’interno della popolazione, di ridurre il numero degli sbattezzati e allo stesso tempo screditare chi ha già optato per una scelta.
Occorre ricordare che il battesimo non è un rito prettamente cattolico, anzi è comune a molte diverse religioni.
Il battesimo era praticato già all’epoca dell’antico Egitto, dai sacerdoti egiziani della dea Iside; all’inizio era una pratica destinata esclusivamente ai faraoni , successivamente estesa anche agli altri ceti.
Grazie agli egiziani il battesimo fu poi diffuso in tutte le regioni del Medio Oriente.
Inizialmente, nelle religioni cristiane, il battesimo era impartito solo in età adulta; lo stesso Gesù si fece battezzare all’età di 30 anni.
Fino al IV secolo si veniva generalmente battezzati da adulti, ossia venivano battezzati coloro che accoglievano la predicazione e dopo un percorso di formazione catechetica entravano a far parte della comunità.
Verso la fine del IV secolo, il vescovo di Ippona, il futuro santo Agostino, elaborò la dottrina del peccato originale (con Adamo l’intera umanità veniva vista come “massa dannata”), per cui i neonati venivano al mondo con una natura decaduta che, in assenza del battesimo, li avrebbe privati dell’accesso al paradiso.
Nel Medioevo il battesimo era visto soprattutto come un esorcismo per liberare il bambino dalla presenza del demonio, ma anche come un mezzo per estendere la propria rete di relazioni sociali attraverso l’importanza, sia economica che giuridica.
L’istituzione dei registri parrocchiali con funzioni anagrafiche fece aumentare notevolmente il potere ecclesiastico: chi non era battezzato di fatto neanche esisteva.
Anche oggi giorno è frequente che uomini e donne si ritrovino battezzati, senza aver scelto di esserlo , avendo poi maturato idee e convinzioni diverse da quelle sostenute dalla Chiesa Cattolica, ma possano essere poi “conteggiati” come aderenti alla comunità ecclesiastica.
In effetti tutti i battezzati vengono annotati in appositi registri e con questi dati vengono poi realizzate delle statistiche e, molto spesso, sulla base di questi dati, si formulano proposte politiche, finanziamenti e si attribuiscono privilegi.
Lo “sbattezzo” serve anche per ottenere una “bonifica statistica” in modo da non tener più in considerazione un fittizio “fedele”; con il Decreto CEI del 20 ottobre 1999 si riconosce per la prima volta il diritto di chiedere la correzione dei dati errati e non aggiornati.
Il fatto di essere considerati aderenti alla Chiesa Cattolica, sulla base del battesimo, può risultare indifferente a una parte di non credenti o di adepti di altre religioni, ma può essere visto da altri come motivo di prevaricazione e di violazione del proprio diritto all’identità personale.
Questa conquista è rilevante e significativa perché va ad incidere in qualche modo in una sfera che è sempre stata esclusivo “territorio” della Chiesa; è quindi chiaro chi intende sbattezzarsi può formulare la richiesta di rettifica del registro dei battezzati, nel quale è inserito il suo nome.
Esistono, comunque, numerosi cittadini italiani o stranieri che risiedono all’estero ma che sono stati battezzati in Italia e, inoltre, ci sono casi di cittadini italiani che sono stati battezzati all’estero: infatti come deve applicarsi la normativa a questi casi non è tuttora chiaro.
Se il contenuto dell’atto dello sbattezzo si pone come eliminazione dal potere della Chiesa Cattolica lo strumento è la legge n.675/96; in gioco ci sono diritti fondamentali come il diritto alla riservatezza e il diritto alla libertà di coscienza.
L’Annuario Pontificio valuta circa 56 milioni di italiani battezzati, ossia il 98% della popolazione; mentre il numero di fedeli registrato nelle statistiche è notevolmente più basso.
Nell’ultimo rapporto Eurispes del 2005 la percentuale era di 87: quindi la Chiesa è portata a sovrastimare il numero dei propri aderenti e di conseguenza la propria importanza da un punto di vista sociale e politico.
Se da una parte esiste Lo Stato Pontificio con il suo Diritto Canonico dall’altra parte esiste la possibilità di una svolta innovativa come quella proposta da Democrazia Atea.
Democrazia Atea come “trasgressione” e “progressione”, dove per “trasgressione” si intende lotta per la riaffermazione dei diritti e dei principi insiti nell’Uomo: come l’uguaglianza, la libertà sociale e religiosa e/o il superamento di pregiudizi razziali.
Trasgressione come voglia di rendere l’Uomo libero di realizzarsi in tutti i campi, sia lavorativi che politico-sociali, inoltre trasgressione come opposizione a chi vuole limitare l’Uomo nella sua espressione artistica, scientifica e lavorativa.
Progressione, invece, come realizzazione oggettiva degli obiettivi riconosciuti della nostra stessa Costituzione e potenziamento delle infinite risorse dell’Uomo.
Se il Vaticano è soggiogato a Dio, Democrazia Atea non è soggiogata a nessuna credenza religiosa che possa fermare il suo scopo di essere.
In conclusione trasgressione e/o progressione spogliate da qualsiasi possibile accezione di violenza fisica e morale, invece vissute come opportunità per la felicità reale dell’Uomo.
Flavia Cantù
Democrazia Atea