Abbiamo conosciuto Marina Lovato in veste di poetessa, ma la giovane scrittrice, nata ad Arzignano in provincia di Vicenza nel 1986, sta dando prova di una personalità eclettica e versatile.
Marina infatti, amante di Pascoli e Leopardi, è autrice di un saggio pubblicato nel settembre 2013 con Irda Edizioni, intitolato “Gli scritti giovanili di Antonio Barolini”.
La poesia rimane sempre il suo primo amore, sebbene la capacità di scrittura della Lovato qui aumenti di estensione, abbracciando un campo vasto ed articolato capace di entrare nel mondo poetico altrui. Grazie a questo saggio ho avuto modo di conoscere Antonio Barolini, un poeta nato a Vicenza nel 1910.
Un letterato d’altri tempi, temprato dalla guerra e dalle persecuzioni politiche; ossessionato dal tema della morte, dopo aver vissuto troppi lutti e visto troppi giovani amici non fare più ritorno dal fronte. Leggendo questo libro, in cui sono citate anche le poesie di Barolini, ho avuto l’impressione di trovarmi davanti ad una grande personalità, uno degli ultimi “mostri sacri” del passato che purtroppo ora si sono estinti.
Una di quelle figure rimaste un po’ nell’ombra, che quando le riscopri ti rendi conto di trovarti di fronte a qualcosa di importante. Un poeta che pur avendo vissuto così tante vicissitudini, riesce ancora a prendere spunto dalla vita quotidiana e dalla natura, quest’ultima sempre descritta negli amati “giardini” che tornano sovente nella sua poetica.
Un esempio del suddetto connubio è rappresentato dalla poesia “Mia radice”, dove la madre del poeta viene descritta come la “radice maestra”: “Tu sei la radice maestra/ che comincia a soffrire/ e io non ho nuovi germogli./ Tu sei la mia radice maestra/ che comincia a inaridire/ e non ho se non parole e fogli scritti.”
Costretto ad abbandonare gli studi per dedicarsi al lavoro bancario, la vita di Barolini è segnata dalla morte del padre e dalla perdita della sorella Caterina. Il prematuro senso di responsabilità come capofamiglia aleggia nei suoi pensieri, e diventa motivo di angoscia, così come la perdita di alcuni amici di gioventù, durante la seconda guerra mondiale, e la fuga a Venezia per sottrarsi all’arresto da parte dei fascisti.
Tutte tematiche che, in periodi diversi, accompagneranno i suoi scritti. Barolini non ha mai rinunciato alla vocazione poetica e il saggio parla della sua profonda amicizia con l’ editore Neri Pozza, che per primo gli ha dato la possibilità di pubblicare le sue poesie. Nel 1950 Barolini sposa Helen Mollica, scrittrice americana, e si trasferisce negli Stati Uniti. Egli è stato anche giornalista e ha collaborato con importanti testate italiane.
Il 21 gennaio 1971 muore a Roma, in seguito ad un attacco cardiaco. Attraverso un linguaggio semplice, privo di giudizi morali o deduzioni personali, Marina Lovato ci descrive tutto questo. Riesce ad esporci i fatti in modo molto gradevole e completo, in un campo laddove invece sarebbe stato facile sconfinare in tediose divagazioni.
Ho trovato questo saggio asciutto, sobrio ed esaustivo. Lo consiglierei ai nostalgici del passato, coloro che sono sempre alla ricerca di scoprire personalità ricche di spessore. E credo che la poetessa Marina Lovato sia perfettamente riuscita nell’intento di rendere omaggio a questo suo illustre concittadino.
Written by Cristina Biolcati