Capita. Affronti un nuovo scrittore, di cui hai sentito parlare, e non succede niente. L’elenco che segue, raccoglie quelli che non ho amato, benché si tratti di pezzi da novanta.
Preciso che la vita poi è imprevedibile. Avevo 14 anni quando affrontai “I demoni” di Dostoevskij, e pensai fosse un mattone, illeggibile e sopravvalutato. Non solo l’ho riletto anni dopo, ma “Egli” fa parte del mio personale Olimpo, assieme a Tolstoj e Dickens. Quindi, chissà.
- Jorge Amado. Brasiliano. Letto “Gabriella, garofano e cannella”. Niente da fare, spiacente.
- Ian McEwan. Inglese. Di solito se un autore non lo apprezzo, non gli offro un’altra possibilità. Dopo aver letto “Cani neri”, ho riprovato con “Bambini nel tempo”. L’esito è stato identico.
- J.D. Salinger. Statunitense. Per molti “Il giovane Holden” è il più grande romanzo statunitense del dopoguerra. Per me, no.
- Ernest Hemingway. Statunitense. Nobel per la letteratura. Non riesco a farmelo piacere, davvero; eppure di lui ho praticamente tutto.
Forse ho sbagliato titolo? Dovevo iniziare da qualcosa d’altro?