Gli scugnizzi di taranto.

Creato il 20 febbraio 2016 da Lucaralla @LAPOZZANGHERA
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gianlucaralla(c)
Immagina Taranto come un imbuto,e poi la parte vecchia idem.
Fai combaciare le loro parti finali ed ecco la parte nuova e vecchia collegate da un ponte.
Mettici la particolarita’ di avere due mari,il mar Grande e il mar Piccolo,e poi chiudi gli occhi.
Li chiudo anche io,seppur conoscendo a menadito il tutto,fotografato e raccontato spesso.
Poi loro i ragazzi della CITTA’ VECCHIA, o Tard’ Vecchie.
Mi domandavo una cosa,banale forse.
Hanno piu’ diritto loro a essere tutelati dai fumi dell’Ilva,loro che aprono le finestre e respirano diossina stando a pochi passi dal piu’ grande centro siderurgico  europeo?
Ma anche i bimbi del quartiere Tamburi,con i tumori infantili in progressione crescente e con il ferro sui balconi e le lenzuola che le madri,eroiche,rimboccano la sera a loro stessi?
E noi,si quelli che chiamano i signori,noi che abitiamo al di qua’ della linea di confine dove siamo piu’ lontano dall’industria mostro,noi appunto siamo fortunati nella sfortuna o dobbiamo cedere a loro,gli scugnizzi di Tard,il passo verso la salvezza?
Ma poi il diritto di tutti alla salute,quel diritto negato dalle risate di Vendola e ARCHINA’ sui morti non e’ di tutti?
Penso a loro,quando al tramonto il sole tramonta dietro al Castello Aragonese e va via,azzerando una ennesima giornata lavorativa ma anche di lutto,per la dipartita di un uomo o donna o bambino(sic)andato via,ancora per mano di un compromesso fatto anni fa.
Taranto e’ stupenda geograficamente parlando,ha i suoi mali,quelli tipici del tempo ma io,che ci vivo quotidianamente,aspetto,spesso,il cambiamento .
E come faccio da tempo,attendendo mio figlio dall’uscita scolastica,mi fermo sul lungomare a vedere uno scorcio che amo e che difendero’ fin quando potro’.
gianlucaralla(c)
Sulla sinistra la discesa Vasto,Tard Vecchie,poi sulla destra l’area industriale e i suoi fumi e,in mezzo,il mare,nostro che grida anche lui rispetto.
Quel mare dove i veleni scaricati hanno ucciso floro marina e l’antico mestiere del pescatore,orgoglio messo a morire dall’acciaio capitalista.
gianlucaralla(c)
Cosi’ passa un’altra giornata,passa con i bimbi nei vicoli a rincorrersi e gioire nonostante abbiamo la tosse in gola e la voglia di ridere ancora.
Loro uniti con quelli della parte nuova,uniti a vivere nonostante il peso della scelta che fu e che ha ammazzato una citta’ che merita altro.


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