di Shawn Levy
con Vince Vaughn, Owen Wilson, Rose Byrne
Usa, 2013
genere, commedia
durata,
Incapace di adeguarsi al cambiamento e messa all’angolo dalla religione tecnologica la commedia americana si è adeguata al nuovo trend riformulando il proprio campo d’applicazione. Così, ripulita dagli eccessi di una natura romatica troppo frivola per la complessita dei nostri giorni, e generalmente poco avvezza alla critica di costume, quasi sempre affidata alle estemporaneità del cinema d’autore, il genere in questione è diventato nei suoi casi più eclatanti palcoscenico di storie popolate da categorie maschile incolte e demenziali, intente a rinnovare il feticcio di una gioventù da ultimo minuto, perduta in un nonsense esistenziale che rimanda all'infinito il momento del trapasso. Alle prese con lo scorrere del tempo i protagonisti delle sue storie si rifugiano nel mito dell’eterna giovinezza, navigando in opposte direzioni: da una parte la esorcizzano prendendola di petto con sgangherata esuberanza - è il caso di Apatow e dei suoi seguaci in questi giorni nelle sale con “Facciamola finita” del neo regista Seth Rogen – oppure assecondandola con beata indifferenza, come capita a Vince Vaughn ed Owen Wilson, compagni di viaggio ("2 single a nozze - Wedding Crashers", 2005) in una contemporaneità di cartapesta che si divertono a cavalcare con un mix di edonismo e filosofia da idiot savant.
Ed è proprio spingendo l'acceleratore su quest'ultimo aspetto, e mettendo per un attimo da parte il talento da playboy (nel film il personaggio di Vaughn viene lasciato dalla fidanzata mentre quello di Wilson è costretto agli straordinari per convincere la bella di turno ad uscire con lui) che i nostri si presentano ai nastri di partenza con la loro ultima fatica.
Ne "Gli stagisti" (The Internship) infatti interpretano due venditori, Nick (Vaughn) e Billy (Owen), colpiti dalla crisi che li ha lasciati senza lavoro, costringendoli a riciclarsi in un mercato del lavoro sconosciuto ed ostile. La salvezza si materializza nello stage indetto dalla Google per selezionare nuovi proseliti. Rientrati per miracolo nella cerchia dei prescelti Nick e Billy si ritrovano a competere con uno stuolo di teen ager competitivi e "cibernetici", disposti a tutto pur di assicurarsi la posta in palio.
Diretto da un esperto del settore come Shawn Levy regista de "Una notte al museo" (2009) e del relativo seguito, "Gli stagisti" si sviluppa su una trama arcinota, con la coppia di protagonisti impegnata a sconfessare le cassandre, conquistandosi un posto al sole tra il tripudio degli astanti. Per farlo Vince Vaughn, sceneggiatore oltrechè attore, estremizza la componente più matura della coppia, precipitando Nick e Billy in una situazione paradossale, con il ritorno sui banchi di scuola che punta tutto sul gap generazionale e di conoscenze rispetto al resto del contesto. Legati ad un cinema che il più delle volte si è rivolto a loro per enfatizzarne la parte più bambocciona, questa volta Vaughn e Wilson attraverso i loro personaggi sono chiamati ad interpretare ruoli di segno opposto. Seppur impregnati di un infantilismo che il lavoro di venditore - naturalmente portato ad adulare ed a sedurre - gli consente di nascondere sotto le vestigia di un'esperienza acquisita sul campo, Nick e Billy diventano una sorta di padri putativi nell'ambito del gruppo, accompagnando i ragazzi attraverso una serie di passaggi che seppur originati dalle prove d'esame che i frequentatori devono superare, diventano le fasi di un'iniziazione alla vita di cui i due adulti, con il loro esempio ed i loro consigli, diventano mentori. Se il fatto di portarci dietro le quinte di un colosso come Google rappresenta un'assoluta novità, lo stessa cosa non si puo dire del film. A parte la simpatia dei due protagonisti, vera o presunta che sia, il film si snoda attraverso una canovaccio già viste tanto nei caratteri - come molti film scolastici anche qui abbiamo la solita galleria di tipi umani, dall'antipatico ma talentuoso al secchione della classe, alla ragazza bella ma problematica - che nelle situazioni - una su tutti la riunione finale dove i personaggi in toto, con la scusa della proclamazione dei voti sono chiamati a raccolta per ascoltare la "morale della favola" - condite da un frasario ipertecnico che vorrebbe enfatizzare l'inadeguatezza di Nick e Billy, ed invece finisce per diventare un rap noioso e disturbante. Privo di trovate ma ricco di glamour per il fatto di potersi fregiare di aneddoti e curiosita legati al famoso motore di ricerca, "Gli Stagisti" è anche l'ennesimo compendio di frasi fatte e filosofia spicciola che arriva a rivalutare un film come "Flashdance" (1983) assurto a bibbia del sogno americano quando Billy, sull'esempio dell'indimenticata Alex (Jeannifer Beals) incita i ragazzi a crederci fino in fondo ed a non mollare mai. Uscito senza successo negli Stati Uniti "Gli Stagisti" paga forse l'eccessivo buonismo di un copione che impantana Vaughn ed Owen all'interno di un contenitore lungimirante e saggio, che poco si addice ai due indisciplinati buontemponi. (pubblicata su ondacinema.it)