Gli stilisti del Made in Sicily a Catania per Donna Moderna

Creato il 09 ottobre 2011 da Harimag

Quando il fascino, la creatività e la passione del Made in Sicily si riuniscono in una stanza l’evento non può che essere eccezionale. Quando questo accade a Catania, lo stesso evento diventa automaticamente imperdibile. Noi di Harim Network, naturalmente, non ce lo siamo persi e ve lo raccontiamo in tante righe e in poche foto (della cui qualità, mi scuso. Quelle ufficiali compariranno a breve sul sito di Donna Moderna, tenetelo d’occhio!).

Strenua difesa dell’artigianalità, della sartorialità e dell’eccellenza dei valori del Made in Italy. Queste le tematiche affrontate il 7 Ottobre all’Experience Store di Donna Moderna, alla villa Bellini di Catania ancora fino ad oggi, domenica 9. A moderare il dibattito, la giornalista Sofia Catalano, felice di incontrare gli stilisti che ha sempre seguito con affetto, finalmente tutti insieme. Parliamo di Giuseppe Patanè, Massimo Izzo, Eugenio Vazzano, Francesca Di Maria, Mariella Gennarino e Ottavia Failla (nella persona di Giuseppe Savarino). Tutti artisti accumunati da una scelta ardita: rimanere nella loro amata Sicilia senza rinunciare a portare la loro arte in tutto il mondo.

Dopo i ringraziamenti di Cipriana Dall’Orto, condirettore del settimanale Donna Moderna, la fatidica domanda: quale sarà il must per questa stagione? Cosa non deve mancare nel nostro armadio? Giuseppe Patanè, estremo cultore e difensore del vintage, dichiara: “Il neosessanta. Un must per tutti, donne e uomini? Decisamente il trench, sia in estate che in inverno. Il trench aiuta tutti. E’ assolutamente fondamentale averlo nel proprio armadio, anche reinterpretato in base alle stagioni.” Lui questo autunno-inverno ce lo propone anni ’50, strizzato in vita, con dei grandi piegoni sul retro, la manica asciutta ma arrotolata alle spalle.

La parola passa a Massimo Izzo, interprete della tradizione mediterranea attraverso gioielli esclusivi plasmati con cura e passione nel suo studio a Siracusa ed esposti a Taormina, Milano, Parigi e New York. Seduto di fronte alla meravigliosa collana che ha esposto per l’occasione, si ribella: “Il gioiello non deve seguire i trend, la moda: è una contraddizione! Il gioiello è TEMPO, qualcosa da tramandare, per la vita, che rispetta dei canoni di armonia, classicismo, contemporaneità e qualità della manifattura.”

Della stessa opinione anche Eugenio Vazzano che ci ammonisce: “Non seguite la moda del momento, vi rende tutti uguali! Una donna deve farsi notare, deve sorprendere”. E per rendere meglio l’idea ci mostra il cappotto ristrutturato impreziosito da una coloratissima pelliccia al collo che si trova alle sue spalle. Scostata la scorza quasi maltrattata, ecco comparire una fodera riccamente lavorata. Meravigliosa. “Il lusso non dev’essere ostentazione, dev’essere privato, intimo, ci deve emozionare”- ci dice, e aggiunge – “Questo è un cappotto perfetto per tutte quelle donne abituate a passare dal lavoro ad una serata importante: non devono preoccuparsi se si sgualcisce qualcosa! Poi però lo aprono e… stupore!”. Una moda per il giorno, per tutti i giorni e per tutte le occasioni, insomma.

Mentre Vazzano pensa alle donne che vanno di corsa, la palermitana Francesca Di Maria difende la grandissima eleganza siciliana e la nostra tradizione. “Prendersela comoda, regalarsi del tempo per avere cura di noi stessi è qualcosa che noi siciliani, mezzi spagnoli e mezzi arabi, abbiamo nel DNA”, sostiene. Così dice NO al little black dress e un grande, grandissimo SI alla fantasia più preziosa del made in Sicily. Proveniente da una grande famiglia di imprenditori, sa bene di cosa parla. D’altronde il suo atelier ha appena compiuto 106 anni, periodo durante il quale quattro generazioni hanno portato le loro creazioni d’alta moda, uniche ed estremamente femminili, in tutto il mondo.

Poco più in là capeggia un meraviglioso abito da sposa, opera di Vico dei Fiori Chiari. La domanda sorge spontanea: come sarà la sposa siciliana quest’estate? Mariella, da sempre affascinata dalle atmosfere angeliche del Gattopardo, si dichiara in preda ad un vero e proprio innamoramento per la dea di Morgantina, rientrata ad Aidone lo scorso anno. Un amore che è contemporaneamente promozione dei beni culturali e raccolta di reperti, scovati qua e là, a Parigi e a Londra ma anche negli angoli più reconditi degli armadi delle nonne. Ecco perché i suoi abiti da sposa sono color panna, arricchiti da pizzi e merletti, quasi volessero narrare una storia che, dall’antichità, si ripete eternamente fino ai nostri giorni.“Noi siciliane siamo anche un po’ greche, divinità, bellissime cariatidi”, afferma Mariella Gennarino.

Tornando ai trend, Giuseppe Savarino (per Ottavia Failla, momentaneamente a Londra) risponde invece: “la pelliccia, di ogni tipo e in ogni luogo, specialmente su cappotti e accessori”. Le borse di pelliccia di Ottavia Failla, leziose e iperfemminili, ripropongono i modelli iconici (la mega-spilla, i cristalli) tanto amati dalle teste coronate, in visone e lapin trattato come astrakan. Tutte create in modo artigianale e sartoriale dalle sue “sartine” di Modica dalle quale dice di non volersi allontanare, in una strenua e fruttuosa difesa della manualità che si tramanda, dell’arte del ricamo e del cucito e dell’autenticità della sartoria siciliana.

L’argomento diventa quindi l’artigianalità e l’autenticità del made in Italy e, nella fattispecie, del Made in Sicily. Vazzano la mette sul piano dell’etica: “Bisognerebbe consumare eticamente, rispettando il lavoro altrui”, mentre Giuseppe Savarino parla di educazione al bello e di appiattimento culturale: “Confrontare l’artigianato con le macrogriffe è come parlare di slow food e fast food: ciò che sta dietro all’artigianato non è una ricerca di mercato ma dei valori da difendere e diffondere”. Patané annuisce e afferma: “Il bello non risiede nell’etichetta, ma nello stile”, frase che suscita l’applauso e l’entusiasmo di tutto il pubblico. Si passa infine a parlare delle prospettive future, delle moltissime realtà creative siciliane da portare alla luce e delle nuove generazioni accusate di aver abbandonato la manualità per i computer, di non avere abbastanza forza di volontà e passione per emergere.

Si è fatto tardi, il dibattito volge al termine: c’è chi deve prendere un aereo, chi deve tornare subito a lavoro. Andiamo via, non senza dare un’ultima occhiata alle meravigliose creazioni che hanno esposto e di stringere la mano a chi, ogni giorno con passione e professionalità, ci da una mano a far emergere l’eleganza, la femminilità e la leggerezza che risiedono in ognuno di noi. Chissà quando ci capiterà di incontrarli di nuovo tutti insieme!


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