In questi giorni "La Bussola Quotidiana" ha realizzato un'inchiesta interessante ricordando altri tipi di amicizie dei radicali e in particolare del loro leader, Marco Pannella. Si tratta dei rapporti con Licio Gelli, "Maestro Venerabile" della golpista loggia massonica P2 ("propaganda due"). L'articolo de "La Bussola" nasce da una particolare coincidenza: il 19 agosto 2011 il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, Gustavo Raffi, è apparso improvvisamente sulla scena politica italiana con una dichiarazione contro la Chiesa, chiedendo per essa l'abolizione dell'esenzione dall'Ici per i beni immobili non destinati al culto" e il congelamento dell'8 per mille. Lo stesso giorno il Partito Radicale annunciava un emendamento (che verrà poi bocciato) alla manovra finanziaria per "escludere qualsiasi esenzione sull'Ici per gli immobili che svolgono attività commerciali, indipendentemente da eventuali finalità di culto".
Ovviamente una banale coincidenza per chi non è a conoscenza che i rapporti tra la loggia massonica P2 e Partito Radicale durano da anni. Il 27 settembre 1987, il quotidiano "La Repubblica" un'inchiesta de "L'Espresso: "Alle ultime elezioni politiche Licio Gelli fu sul punto di candidarsi nelle liste del partito radicale. Il capo della P2, allora latitante all'estero, affidò la proposta di candidatura al suo amministratore in Italia, che garantì di averla fatta pervenire a Marco Pannella. Per definire meglio l' operazione entrò in scena il figlio di Gelli, Maurizio, che ebbe una serie di incontri con un gruppo ristrettissimo di esponenti radicali". L'operazione fallì per due ostacoli: "come far arrivare in Italia il denaro necessario alla campagna elettorale e dove trovare un'autorità consolare disposta a convalidare, senza dare l' allarme alla polizia, i documenti necessari alla candidatura". Il quotidiano riporta anche la risposta dello stesso Pannella a questa divulgazione di notizie: "L'intenzione di candidare Gelli non è mai stata un mistero ha replicato ieri Marco Pannella".
Qualche mese dopo, il 31 dicembre 1987, sempre "La Repubblica", raccontava: "La candidatura di Licio Gelli nelle liste del Partito radicale alle elezioni politiche dello scorso giungo non si concretizzò a causa del poco tempo a disposizione, che non avrebbe permesso l'organizzazione di una campagna elettorale destinata al successo. E' quanto afferma Maurizio Gelli, figlio del maestro della P2, in una lunga intervista all'Espresso. Ho incontrato varie volte Marco Pannella in un albergo romano di via Veneto, dice Maurizio Gelli, c'erano anche Rutelli e Negri. Loro erano interessati al progetto, anche se ci sono stati momenti di perplessità. Secondo il figlio del venerabile, alcuni esponenti del Pr temevano che il partito potesse essere addirittura disintegrato dalle polemiche che avrebbero accompagnato una simile candidatura. Ma il progetto era pronto, tutto era stato stabilito puntualmente: mio padre avrebbe dovuto costituirsi poco prima delle elezioni, racconta Maurizio Gelli, ottenere prevedibilmente gli arresti domiciliari, tenere conferenze stampa per spiegare la sua decisione di candidarsi, essere eletto, parlare alle Camere per chiarire ogni accusa e, infine, rinunciare all'immunità parlamentare".
E i rapporti continuano. Durante il Congresso del Partito Radicale di Rimini del 17 maggio 1989, "La Repubblica" della presenza in prima fila di Maurizio Gelli, figlio minore di Licio Gelli: "Rolex d' oro massiccio al polso, giacca blu mare e pantaloni grigi, Gelli junior dice di condividere molte delle idee sostenute da Pannella". Infine il 18 febbraio 1998, nel corso dell'audizione presso la "Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi", Marco Pannella chiariva: "Per quanto riguarda la domanda su Licio Gelli e la sua candidatura nel 1987, devo dire che Gelli è stato potente, la sua organizzazione della politica è stata quanto meno rispettata dalle grandi forze politiche e dai poteri italiani. Quell'anno nella nostra sete di verità io pensai e dissi pubblicamente che eravamo disposti ad andare al disastro elettorale pur di offrire a Gelli l'immunità parlamentare dietro la garanzia che lui avrebbe raccontato la verità [...]. Quindi, la nostra idea - lo dicemmo pubblicamente - era di offrire l'immunità al fuggiasco, a colui che poteva essere ammazzato da un momento all'altro".
Ricordiamo che Lucio Gelli fu condannato per depistaggio delle indagini della strage della stazione di Bologna del 1980 e che la loggia massonica P2 fu sempre alle sue strette dipendenze. Nel luglio 1942 era ispettore del Partito Nazionale Fascista e trasportando in Italia il tesoro di re Pietro II di Jugoslavia fece sparire circa 20 tonnellate di lingotti, trasferendoli in Argentina. Laggiù ebbe sempre ottimi rapporti di collaborazione con il dittatore Roberto Eduardo Viola, processato nel 1983 per crimini di guerra. Gelli riuscì anche a far entrare nella P2 Emilio Eduardo Massera, capo di Stato Maggiore della marina militare argentina e tra i maggiori responsabili del colpo di Stato del 1976. Anch'egli condannato più volte per le violazioni dei diritti umani. Tornando agli anni '40, Gelli divenne anche ufficiale di collegamento fra il governo fascista e il Terzo Reich nazista. Pensò di passare dalla parte dei partigiani quandi la vittoria della guerra si rivelò impossibile. Dichiarò di essere stato uno stretto amico del leader argentino Juan Domingo Perón, noto per aver dato asilo ai nazisti che scappavano dai processi per crimini di guerra al termine della Seconda guerra mondiale.