L'oralismo-cognitivo nasce per la rieducazione dei sordi, sfatando il mito del sordomutismo; giacché i sordi, se correttamente protesizzati e rieducati, possono comunicare con la voce e utilizzare il linguaggio.
Il percorso è lungo e necessita, ovviamente, di un'adeguata preparazione da parte del terapista e, ugualmente, di un sostegno costante alla famiglia e della famiglia, attraverso figure professionali appartenenti al team multidisciplinare che conoscano le problematiche della sordità, le patologie del linguaggio e che siano in grado di comprendere le dinamiche relazionali che, a partire da tali difficoltà, emergono nel sistema affettivo-educativo del soggetto, prendendosene cura.
Il metodo oralista cognitivo nasce in Italia grazie alla professoressa Adriana De Filippis, che ha dedicato la sua vita alla rieducazione dei sordi e che, in quasi 50 anni di ricerca e pratica sul campo, ha utilizzato le tecniche del metodo anche per la rieducazione di tutti i soggetti che presentavano patologie del linguaggio con eziopatogenesi diversa dalla sordità (o ad essa associate) come: disprassia, disturbi specifici del linguaggio in produzione e/o comprensione, soggetti con patologie genetiche, soggetti con cerebro lesioni infantili o con disturbi pervasivi dello sviluppo, disturbi specifici dell'apprendimento, etc.
Il metodo è stato esteso a tutte queste patologie, perché parte da un principio semplice e fondamentale per l'apprendimento del linguaggio: il suono, in quanto parola e voce, deve trovare un posto preciso e specifico su cui modellarsi nell'universo cognitivo del soggetto in difficoltà. Per comprendere come utilizzare la parola per la comunicazione è, cioè, anzitutto necessario comprenderne il significato e questo non è possibile se non trasformiamo un determinato suono in un concetto che trova una precisa corrispondenza nel mondo che ci circonda.
E' qui che entra in gioco la pedagogia, ovvero la precisa e feconda attenzione a tutto quel mondo delle relazioni che la parola, il logos, col-lega, e che deve essere parimenti curato attraverso un'adeguata azione terapeutica, poiché in quei legami cui la parola aspira, si celano profonde risorse affinché la parola stessa abbia più ampie possibilità di essere efficacemente rieducata nella sua capacità di espandersi nel mondo creando relazioni "nutrienti".
Alla base del metodo troviamo, quindi, la comprensione del linguaggio e la sua possibilità di collegarsi all'universo affettivo-educativo che circonda il soggetto in difficoltà. Comprensione intesa come com-prendere, prendere dentro di sé, catturare, decodificare e fare proprio un suono che ha diretta e univoca corrispondenza (relazione) con un oggetto, con un soggetto, con una situazione, parte integrante della nostra realtà.
Tale complessa decodifica, in un normale evolversi del bambino, necessita di circa 3-4 anni per raggiungere una condizione di adeguatezza che darà poi la possibilità al soggetto di affrontare le successive tappe di apprendimento della lingua. Tuttavia, se una o più abilità per la corretta decodifica, per una qualsiasi ragione (organica, relazionale o sociale), vengono a mancare, si corre il rischio di creare un deficit: cognitivo, linguistico, emotivo, motorio, di apprendimento, di qualsiasi altra sfera o di combinazioni tra queste.
Per poter colmare tale deficit il terapeuta deve essere, quindi, in grado di ripercorrere le tappe dello sviluppo del linguaggio, degli apprendimenti e delle relazioni, individuando dove è venuta a mancare tale specifica abilità, avendo quindi le competenze necessarie per poter ricostruire quel gradino fondamentale per il corretto sviluppo del bambino.
Il metodo oralista-cognitivo, partendo dalla conoscenza dell'universo cognitivo del bambino, utilizza tecniche specifiche per ristabilire un equilibrio tra la conoscenza del linguaggio ed il suo corretto utilizzo, iniziando dalla movimentazione dell'organo fonatorio con prassie manuali attive e passive, per impostare tutto l'inventario fonetico in una corretta progressione e programmazione che renda capace il soggetto di utilizzare il linguaggio orale in funzione del mondo che lo circonda così da essere emittente e ricevente in tutt'uno organico.
Comprensione, organizzazione, decodifica, produzione, non solo della parola in quanto linguaggio, ma di tutti quegli apprendimenti che hanno le loro basi in un corretto sviluppo delle abilità prassico-motorie e metalinguistiche, come la lettura, la scrittura e i concetti matematici.
L'affiancamento della pedagogia al metodo oralista cognitivo permette, poi, al paziente ed alla sua famiglia, di essere curati, nell'accezione in cui "cura" significa essere ascoltati, accompagnati a comprendere le risorse più adeguate e gli accorgimenti più proficui affinché la parola, il logos, trovi, nelle relazioni cui tenta (pur con tutte le sue difficoltà) di legarsi, configurazioni facilitative in cui siano promosse le risorse e rimossi gli ostacoli che non sono mai unicamente riferibili al soggetto in disagio, ma sistemici; ostacoli, cioè, che la famiglia con le sue dinamiche e i suoi modelli educativi corre il rischio amplificare limitando le possibilità di accesso al benessere.
Un metodo, quindi, che prende in carico il soggetto e la sua famiglia, che cura il linguaggio utilizzando tecniche specifiche, giocando con gli oggetti, con le parole, con le frasi, con i racconti, con la lettura e la scrittura, ma che non dimentica la cura del sistema affettivo-educativo (scuola compresa) parte integrante del soggetto in difficoltà, con cui creare uno stretto rapporto di collaborazione, di confronto e di sostegno.
Oggetto-Concetto-Parola. Linguaggio-Comunicazione-Relazione. Famiglia-Scuola-Confronto. Interiorizzazione-Esternazione-Emozione. Queste triadi di parole fanno parte integrante del Metodo LogoPaideia. Essere formati ad utilizzarle costantemente nella terapia è l'obbiettivo del nostro corso.
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