Gli strumenti della rivoluzione industriale? Originalità e capacità di ingegnerizzazione delle procedure

Creato il 10 novembre 2014 da Alessandro Ligas @TTecnologico

Intervista ad Antonio Burrai – FabLab Olbia

di Alessandro Ligas

È fondamentale partire da uno scantinato, fa curriculum (Antonio Burrai)

Oggi stiamo entrando in una nuova rivoluzione industriale, la terza. Una rivoluzione che, attraverso una nuova visone della struttura dei processi di trasformazione dei beni, caratterizzata da una forte spinta dell’innovazione tecnologica, cambia completamente i paradigmi a cui fin ad oggi siamo stati abituati.

Una rivoluzione guidata dai Makers, persone normali con dentro delle mille passioni: prima tra tutte la tecnologia e la curiosità propria dei bambini. Come dice Antonio Burrai, del FabLab di Olbia, “i Makers sono persone normali ultimamente forse un pò troppo mitizzate”. Persone che hanno prospettiva, caratteristica fondamentale di ogni innovatore, che credono nelle loro idee e soprattutto che provano a cambiare le cose il tutto in un’ottica collaborativa.

Secondo Jeremy Rifkin, in “La società a costo marginale zero”, “si sta affermando un nuovo sistema economico” che trasformando il nostro modo di organizzare la vita economica, schiudendo la possibilità a una drastica riduzione delle disparità di reddito, democratizzando l’economia globale e dando vita a una società ecologicamente più sostenibile. Una società dove i nostri figli e nipoti vivranno in comunità sempre più aperte e dove l’Internet delle Cose (IoT) spingerà la produttività fino al punto in cui il costo marginale di numerosi beni e servizi sarà quasi azzerato, rendendoli praticamente gratuiti, abbondanti e non più soggetti al mercato. Un’economia ibrida, orientata sia al mercato capitalistico che al Commons collaborativo.

Una terza rivoluzione scandita da stampanti 3D, dalla fabbricazione digitale, dai FabLab. Artigiani digitali che puntano ad una tecnologia democratica e collaborativa. Le parole chiave sono open source, condivisione di know-how, mezzi di produzione “low cost” e tante altre. Luoghi ed ambienti nuovi per poter mettere in gioco le proprie idee e se stessi.

Oggi inauguriamo un viaggio attraverso i luoghi della fabbricazione digitale made in Sardegna. Abbiamo incontrato Antonio Burrai del FabLab di Olbia con il quale abbiamo parlato di makers, di rivoluzione industriale, ma soprattutto del FabLab olbiese e delle sue prospettive.

Cos’è un FabLab, nello specifico quello di Olbia.
Il Fab Lab Olbia è un particolare laboratorio in cui persone con diverse competenze e curiosità si incontrano per ragionare, discutere e costruire.

Come funziona?
E’ sufficiente venire in sede, tesserarsi, dopodichè, ferme le dovute procedure di sicurezza per l’uso dei macchinari e/o degli attrezzi, si può liberamente accedere agli spazi ed utilizzare ogni strumento. Si può anche venire a fare due chiacchiere senza impegno!

Per il momento, in attesa di una sede un pò più consona per il pubblico, ci incontriamo nello scantinato (è fondamentale partire da uno scantinato, fa curriculum) di Silvano, il nostro esperto di elettrotecnica e “braccio” operativo. Poi c’è Paolo, ingegnere elettronico che a 10 anni già programmava i suoi giochi per Commodore 64; Francesca, laureata in giurisprudenza, che si occupa di tutta la parte legale e di coordinamento del laboratorio ed infine io, che nasco come ingegnere strutturista e che per passione mi sono buttato anni fa nel mondo della modellazione ed analisi meccanica, competenze assolutamente congruenti con la prototipazione digitale.

Come, perché e con quali obiettivi nascono?
Il Fab Lab Olbia nasce dalla passione di alcuni amici per il mondo della tecnologia e per la manualità che hanno deciso di creare un punto di ritrovo per altri appassionati.

Che differenza c’è tra un FabLab ed un MakerSpace?
Il termine “Makerspace” è stato inventato dalla rivista MAKE Magazine, tutto qua. Non c’è una sostanziale differenza secondo me, sono classificazioni che risentono dell’adattamento locale o delle strategie del singolo laboratorio. Il concetto chiave è semplicemente quello di “fare”.

Quali sono le prospettive che offre un FabLab?
Nessuna, se non vengono partorite idee originali. Nessuna se ci si adegua alle solite modalità di concretizzazione delle idee. Nella nostra personale visione del laboratorio (ad ognuno la sua), lo staff seleziona pochi progetti da una gamma di spunti di interesse, dopodichè i migliori cervelli dello staff vengono spinti a ragionarci sopra. La potenza del Fab Lab consiste nel fatto che, se hai una buona idea, ma non sai come svilupparla, puoi venire qua, discuterne con persone molto preparate e ottenere un grosso aiuto. E’ una buona prospettiva, no ? J

Quali sono gli strumenti della nuova rivoluzione industriale?
Gli strumenti sono gli stessi delle altre rivoluzioni: originalità e capacità di ingegnerizzazione delle procedure.

Chi sono i Makers?
I Makers sono persone normali ultimamente forse un pò troppo mitizzate. Per noi il Maker è il bambino che smonta gli oggetti per capire come funzionano. Ma ora ha a disposizione anche nuovi strumenti avanzati per costruire “giocattoli” nuovi !

Cosa vuol dire essere dei Maker
Vuol dire aver voglia di riappropriarsi della capacità di costruire alcuni oggetti (ovviamente non si può costruire tutto), aiutati da nuove tecnologie ormai semi-massificate.

Come si diventa maker, che competenze si devono avere?
Non si diventa maker da soli, è difficile pensare che una persona possa avere tutte le competenze necessarie. Noi vogliamo portare avanti l’idea di un Fab Lab sociale in cui si mescolano competenze ed esperienze diverse: dal falegname di ottanta anni, al modellatore 3d, al grafico, all’elettricista, etc. Tutti insieme saremo un Maker.

Che ruolo ha la rete per i Makers
La rete ha un importanza fondamentale per la condivisione della conoscenza, da circa venti anni e non solo per i Maker, per mille aspetti: crowdfunding, tecnologia, marketing, etc.

I makers ed il fai da te della tecnologia
Se ti serve qualcosa di nuovo, di vecchio, di esistente….modellalo, costruisci i circuiti, fai un prototipo e continua a provare finchè non sei soddisfatto. DIY: do it yourself !

Quali sono le tre principali azioni che dovrebbero attuare le istituzioni per supportare lo sviluppo dei Makers
Le istituzioni dovrebbero semplicemente finanziare i Fab Lab in maniera meritocratica sulla base dei risultati e del know how di cui sono contenitori. E’ totalmente inutile finanziare a pioggia o finanziare realtà incapaci di concretizzare idee.

Si dice che i makers e le stampanti 3D siano il veicolo per riuscire ad uscire da questa crisi, e che grazie alla Fabbricazione digitale si sta attuando la terza rivoluzione industriale…
Non crediamo che una tecnologia in sè possa essere rivoluzionaria. Non vogliamo essere ripetitivi ma sono le applicazioni delle tecnologia che sono rivoluzionarie! Chi si fissa con la stampante 3d è paragonabile a chi si fissa col piatto, invece di pensare al cibo. In ogni caso è lecito pensare, facendo un paragone con lo sviluppo impressionante dei “device” della telefonia mobile nelle ultime due decadi, che tra altri due decenni queste macchine presumibilmente saranno capaci di operazioni e di applicazioni che oggi nemmeno immaginiamo.

Quanto è importante tarate un fablab alle esigenze del territorio?
Fondamentale! Soprattutto perchè è dal territorio che possono nascere gli spunti migliori per riapplicare in maniera innovatica tecniche/tecnologie ormai apparentemente “vecchie”. A breve avvieremo una campagna di cinque collaborazioni pilota con cinque aziende (a carattere artigianale/industriale) locali per fare un primo benchmark di questa inedita connessione tra il Fab Lab e le aziende. Dico “inedita” perchè molto spesso si verificano due situazioni: una involuzione interna dei Fab Lab pilotata dall’adorazione delle tecnologia (senza sbocco), ed un fiorire di professori di innovazione che si professano “salvatori” delle imprese. Noi ci sporcheremo la mani.

Come si può aumentare il tasso d’innovazione di un territorio?
Non abbiamo una risposta, saremmo miliardari altrimenti. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo solo di condividere il più possibile tecnologie ormai alla portata di tutti, ma poco diffuse. Forse è giù utile per aumentare di poco il suddetto tasso.

Che difficoltà incontrano i makers e come le risolvono?
Le nostre difficoltà principali riguardano la capacità di reperire finanziamenti iniziali per l’acquisto di macchinari il cui costo supera la nostra capacità di autofinanziarci. Per il resto non abbiamo grosse problematiche, siamo un team molto eterogeneo, composto anche da ingegneri strutturisti ed elettronici.

Le stampanti 3D sono il simbolo di questa nuova rivoluzione industriale, quali sono le competenze necessarie per utilizzarle?
Utilizzarle è sostanzialmente semplice, dopo qualche workshop per capire le principali problematiche. Noi abbiamo preferito però imparare a costruirle da zero. Uno skill fondamentale è invece la capacità di modellare correttamente gli oggetti con un software di modellazione tridimensionale.

I makers “non sono soltanto” utilizzatori di stampanti 3D, quali altri strumenti utilizzano?
In generale tutti gli attrezzi che puoi trovare dal falegname, dal meccanico, dal fabbro e del muratore. Oltre a svariati sofware!

Quali risultati ha ottenuto il FabLab e quali saranno i suoi prossimi passi?
Il Fab Lab Olbia per ora è all’inizio della sua avventura! Abbiamo partecipato al Maker Faire 2014 ottenendo un ottimo feedback, siamo stati anche intervistati da David Cuartielles (ndr: cofondatore di Arduino con Massimo Banzi). Abbiamo peraltro presentato un progetto molto particolare, relativo ad una applicazione di Arduino nel campo della costruzione di megastrutture in cemento armato: “Zaho”. I nostri prossimi passi saranno tutti calati nel contesto territoriale di Olbia, in primis nel settore della nautica, nostra grande passione.

Zaho? Spiegaci meglio cosa è?
Zaho” è il nome del progetto, ispirato all’architetto iraniana Zaha Hadid (la mia preferita in assoluto). Zaha Hadid è famosa per i suoi edifici in cemento armato caratterizzati da forme spaziali molto complesse e difficilmente ottenibili con le canoniche procedure dell’edilizia. Abbiamo giudicato interessante questa sfida, e abbiamo costruito da zero un prototipo di una particolare stampante per piastre di cemento armato a doppia curvatura: meccanica, elettronica, design. Probabilmente uno dei primi prototipi al mondo che uniscono il mondo dell’ingegneria e dell’architettura con Arduino. Abbiamo ricevuto vari feedback importanti, anche internazionali, per ora non possiamo dire di più. Abbastanza originali, non trovi?

Si, mi stai mettendo curiosità …
Capisco, ma presto diremmo di più

Cosa vuol dire, secondo te, innovare?
E’ molto difficile innovare, è praticamente stato inventato tutto ormai, o per lo meno qualcuno ha già solo ipotizzato ogni tipo di “innovazione“, chiamiamola di primo livello. Noi vorremo perseguire una “innovazione” di secondo livello, cioè utilizzare anche idee esistenti ma in un contesto completamente nuovo.

In un “tweet” cosa consigliate a chi vuol diventare maker
Se non hai idee originali e non vuoi sporcarti le mani lascia stare !

Ti ringrazio

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