Mi sento come l’ allodola, il merlo , il tordo, la cesena caduti nella rete. Son caduti mentre volavano verso la grande circonferenza equatoriale, com’era stabilito dal loro tempo, come doveva essere il loro viaggio naturale. Qualcuno è morto di dolore, la ragione minuscola si è incrinata per il troppo spavento. Quelli inclini a una sopravvivenza inopportuna ancora cantano in piccole gabbie di bambù, nelle cantine o sotto le tettoie, col cuore gonfio per ogni striscia di luce, per ogni foglia e profumo di muschio. Cantano nei boschi, appesi ai rami nella loro scatola di legno. Finché un fratello della loro specie risponde, quel tanto di tempo micidiale che serve al cacciatore per prendere la mira.
la foto, splendida, è di Daniela Lazzareschi