E' con molto piacere che ho riletto questa quinta uscita dedicata a Dylan Dog, segno che la storia è buona e ha superato il trascorrere del tempo senza perdere fascino ed efficacia e stiamo parlando di un albo uscito la bellezza di ventisette anni fa. Le matite di Dell'Uomo, in contrasto a quelle cariche d'inquietudine di Roi nel numero precedente, tratteggiano atmosfere quasi rasserenanti grazie a un tratto pulito, ben marcato e deciso, che sfociano nella tensione solo nelle sequenze dove la storia lo richiede. Esemplare una delle scene iniziali dove sembra di assistere a una pubblicità americana proveniente dagli anni '60 che mette in mostra la felice famigliola di estrazione wasp, famigliola che, va da sè, di li a poco verrà sterminata senza pietà.
Fatti insensati come questo accadono a ripetizione nelle strade di Londra, sarà il caldo estivo? L'ipotesi viene presto scartata e si fa largo quella del complotto apocalittico su larga scala sul quale Dylan indagherà in compagnia dei soliti Bloch e Groucho e con l'aiuto di un altro di quei personaggi azzeccati che si fatica a dimenticare: il Professor H. G. Wells, un tipo eccentrico anzichenò.
Nonostante alcune premesse piuttosto bislacche, nulla però di cui la letteratura fantastica non sia piena, la storia gira davvero bene, Sclavi riesce a tenerla viva dalla prima all'ultima pagina nel quale ci rivela un lato spietato del nostro eroe capace di mettere al primo posto la giustizia a discapito, nonostante il suo passato con Scotland Yard, della legge.
Ottima l'interpretazione della sceneggiatura da parte di un Dell'Uomo sempre efficace, bravo sia nella raffigurazione di scene adrenaliniche sia nelle espressioni dei volti e ottimo nella descrizione visiva del paesaggio londinese, un'alchimia, è proprio il caso di dirlo, tra penna e matita che consegna questo quinto albo alla catasta di storie con protagonista l'indagatore dell'incubo davvero ben riuscite.