Resti di un forno per la fusione del ferro in Mongolia
(Foto: Ehime University)
In realtà sembra che la società unna fosse piuttosto complessa, con un sofisticato sistema di divisione del lavoro e della produzione. La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori Giapponesi e Mongoli.
Gli Unni erano un popolo nomade che, tra il III e il I secolo a.C., viveva sull'altopiano mongolo e nelle regioni adiacenti. Finora si era creduto che il ferro di cui si servivano per forgiare le armi provenisse dalla Cina. Invece gli scavi, che si protraggono dal 2011 e che sono condotti da un team congiunto di ricercatori della Ehime University of Ancient Culture e dell'Istituto di Archeologia dell'Accademia delle Scienze della Mongolia, hanno scavato cinque piccoli forni utilizzati per la fusione del ferro a circa 120 chilometri ad est di Ulan Bator, capitale della Mongolia.
Un altro forno per la fusione del ferro (Foto: Ehime University)
I resti dei forni hanno permesso agli archeologi di capire che essi venivano utilizzati non soltanto per forgiare le armi per i temibili guerrieri unni, ma anche per creare oggetti di uso quotidiano, alcuni dei quali sono stati rinvenuti nel sito. La datazione al carbonio ha permesso di fissare al I secolo a.C. la creazione di questi forni, le cui forme variano da diverse decine di centimetri ai due metri di larghezza, con un profondità di 30-40 centimetri o anche maggiore. A volte al di sotto del forno sono state scoperte delle vere e proprie gallerie colme di carbone tenuto separato dalle scorie del ferro. Si pensa che molti di questi forni siano stati del tipo sotterraneo, prototipi dei quali sono stati spesso scoperti nelle regioni del Mar Nero e dell'Asia centrale.