Magazine Diario personale

Gli uomini della sua vita

Creato il 28 settembre 2012 da Povna @povna

Questo romanzo a episodi/raccolta di racconti conferma lo straordinario talento – narrativo, ma anche politico, e sociologico – di una autrice che, pur con un suo stabile pubblico di nicchia colta, potrebbe passare a buon diritto sotto l’ombrello di “neglected”. Perché Mary McCarthy è, e resta, uno dei talenti più straordinari della letteratura del secolo ventesimo, almeno nella cultura occidentale.
Il testo, da poco ripubblicato da Minumum Fax (lode e gloria), traccia – per episodi che complessivamente ricostruiscono un percorso (quello di Margaret Sargent) e un disegno esistenziale (la storia per punti significativi di una giovane protagonista nella New York degli anni Trenta), attraverso la presentazione (in parte autobiografica), sottile e ironica, degli “uomini della sua vita”. E se il titolo (ben tradotto), può evocare una letteratura più leggera e di consumo, in realtà il contenuto dei capitoli/racconti, pur narrato in modo lieve, è denso e tosto. Perché la giovane Margaret, femminista, intellettuale, trotskista (e ancora una volta l’autobiografia è d’obbligo) è tutto fuorché la protagonista di un romanzo facile. E anzi da questo punto di vista la scelta di questa dicitura ombrello sotto la quale racchiudere i diversi episodi biografici assume di per se stessa un valore militante (come a riflettere su se, e come, e quanto, sia possibile per la società, così come nella propria auto-rappresentazione, prescindere, nel giudizio, dagli uomini della propria vita. Nonostante questo, Margaret cammina, disinibita e a testa alta, in un mondo che è fatto di incontri casuali (in treno) lavori precari e strambi (nella galleria d’arte), militanza in riviste (che partono per essere anticonvenzionali, e si trasformano in altro), chiudendo matrimoni e aprendo storie con una levità che è solo apparente, perché troppo forte è presente, sempre, invece, la consapevolezza. Una consapevolezza che si rivela, drammatica, nell’ultimo capitolo-racconto: quello nel quale l’incontro scandito con lo psicoanalista (perché nessuno dei feticci culturali della società colta del tempo viene salvato dalla salace penna della McCarthy) consegna a se stessa e al mondo una protagonista (alle prese con il nuovo matrimonio) forse maggiormente pacificata con se stessa. Ma (proprio per questo) tristemente orfana della sua inquietudine esistenziale. Il libro si chiude su quest’ultima puntata problematica, in medias res, senza offrire risposte. Se non un’unica certezza: quella di cercare altre cose dell’autrice per leggerle, leggerle ancora.

Così, invitando a gran voce a leggere un’autrice che è davvero troppo poco nota e pur bravissima, la ‘povna di corsa riesce comunque a partecipare, anche questa settimana, al venerdì del libro.


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