“Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” è il bestseller di John Gray, rinomato psicosessuologo americano, edito da Sonzogno nel 1992.
Lei, bellissima e regale, avvolta in candide vesti profilate d’oro, che ne seguono le forme sinuose.
Lui, colto nell’estasi del sonno, la testa riversa all’indietro e le membra nude abbandonate, finalmente in pace.
Fra loro, forse, Armonia c’è già, nascosta nel ventre della madre.
Le armi sono divenute oggetto di lazzi e non di timore.
Il dio della Guerra riposa, ebbro di piacere, mentre la dea dell’Amore lo osserva, languida e apparentemente inerme.
Il dipinto di Sandro Botticelli, datato intorno al 1483, ci racconta un mito antico e, in quanto tale, mai destinato ad essere obsoleto. Venere e Marte, gli amanti prima segreti poi scoperti e puniti, sono ritratti nella tregua che segue la loro osmosi.
“Infatti tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace,
poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte
possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo,
vinto dall’eterna ferita d’amore”.
Lucrezio, De rerum Naturae.
Gli uomini vengono da Marte, hanno bisogno di accettazione e di ammirazione. Interpretano le parole alla lettera e necessitano di trovare rifugio nella solitudine della “caverna”, per offrire, solo in seguito, una soluzione da proporre.
Le donne vengono da Venere, hanno bisogno di comprensione e di devozione. Utilizzano, per esprimersi, superlativi e metafore e necessitano dello scambio dialettico immediato, nel quale, in primis, trovano appagamento.
Si trovano, entrambi, a vivere su un pianeta comune, la Terra, che di questo incontro/scontro fra i sessi è teatro.
Tuttavia, un dialogo costruttivo è possibile: basta imparare a conoscere l’altro e a comprenderne l’idioma.
John Gray ci viene incontro con un manuale “d’istruzioni” di scorrevole lettura, farcito di esempi pratici e corredato di un prezioso dizionario marziano e venusiano.
Un libro non scevro da inevitabili generalizzazioni, come l’autore stesso precisa fin dall’introduzione, eppure capace di far riflettere e di strappare un sorriso, perché a tutti è capitato di aver pensato, almeno una volta: “ho sposato un alieno!”.
Avevamo ragione, ed è proprio questa diversità e complementarietà che ci attrae l’uno verso l’altro, quali metà scisse desiderose di riunirsi, in divina Armonia.
“Dichiaro che la nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l’anima sua metà, recuperando l’integrale natura di un tempo. Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l’anima a noi più affine, e innamorarcene”.
Platone, Simposio.
Emma Fenu