Ci stiamo evolvendo, ormai abbiamo abbandonato lo stato embrionale per passare ad una creature sempre più somigliante all’attuale Campionato Europeo di Calcio. Si sta evolvendo anche la mentalità: l’avvento della televisione porta un interesse sempre maggiore nel calcio, e di conseguenza la ricerca di nuovi stimoli e nuove competizioni. Il fatto che il numero di squadre aumenti rispetto alla prima edizione, sorregge la nostra tesi. Ma diamo tempo al tempo…
#GliAgentiRaccontano… Alla conquista dell’€uro: Spagna 1964
Come già narrato nella prefazione iniziale, aumenta il numero di squadre. Inghilterra, Italia, Belgio, Albania, Galles, Irlanda del Nord, Islanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera decidono di aggregarsi alla competizione europeo allargando così la cerchia a 29 nazionali. Gli inglesi erano ovviamente i più interessati alla competizione, volenterosi di mettersi in mostra per i Campionati Mondiali che si disputeranno solo 2 anni più tardi in terra d’Albione. Ancora out la Germania Ovest, per volere del selezionatore nazionale, non troppo convinto nel partecipare a questa competizione.
La formula rimane la stessa della prima edizione: 3 turni di qualificazione ad eliminazione diretta, e la final four organizzata in uno dei paesi che arriveranno alla Semifinale.
Il primo turno si conclude con tanto spettacolo, tanti gol e la clamorosa eliminazione di Inghilterra(da parte della Francia), Cecoslovacchia(arrivata seconda agli ultimi Mondiali e battuta dalla Germania Est) e il Portogallo di Eusebio(nel clamoroso 4-4 contro la Bulgaria). Non esistendo i supplementari e i rigori, la partita tra i lusitani e gli slavi venne ripetuta in campo neutro(l’Olimpico di Roma) e il risultato fu di 1-0 per i bulgari. Passano Svezia(eliminata la Norvegia), Danimarca(Malta), Italia(Turchia), Spagna(Romania), Jugoslavia(Belgio), Ungheria(Galles), Paesi Bassi(Svizzera), Albania(Grecia), Irlanda(Islanda) e Irlanda del Nord(Polonia).
Secondo turno che vede aggiungersi i campioni in carica dell’URSS, l’Austria e il Lussemburgo. Passa a pelo la Spagna, contro una forte Irlanda del Nord, con il risultato di 2-1 e fatica anche l’Ungheria a battere la Germania Est. Meno difficile il compito per l’URSS, che ci elimina con un sonoro complessivo di 3-1, e per Irlanda, Francia e Svezia, che battono 3-2 rispettivamente Austria, Bulgaria e una Jugoslavia vice-campione europea. Ancora meno ardua l’impresa della Danimarca che liquida l’Albania con un 4-0 all’andata in terra scandinava che mette al sicuro dalla sconfitta per 1-0 del ritorno. Sorpresa la desta il Lussemburgo: a Rotterdam avviene l’impresa di battere 2-1 l’Olanda e di passare il turno proprio contro gli ex-regnanti del Granducato di Lussemburgo.
La favola del piccolo paese del centro Europa è destinata a finire presto: ai Quarti di finale viene eliminata allo spareggio dalla Danimarca, sul campo neutro di Amsterdam per 1-0, dopo due ottimi pareggi per 3-3 e 2-2. Nello stesso turno passano anche la Spagna, schiacciasassi ai danni dell’Irlanda(7-1 il complessivo), l’Ungheria e l’URSS. Magiari che vincono entrambi gli scontri con la Francia, e russi che conquistano la Final-Four con una doppietta di Ponedelnik nel ritorno a Mosca. Già, ve lo ricordate questo giocatore? Fu proprio il bomber dell’SKA Rostov a segnare il gol decisivo per far trionfare la sua nazionale nella precedente edizione ai tempi supplementari, e anche qui risulta decisivo.
Le quattro squadre rimaste saranno quelle che si affronteranno per decidere Euro 64.
Final Four
Ungheria, Spagna, Danimarca e URSS, queste le 4 superstiti, ma il problema è scegliere la nazione ospitante. Viste le partecipanti venne scelta la nazione iberica, non tanto per aspetti socio-politici, ma per le strutture all’avanguardia che avevano a disposizione. Ovviamente le città scelte furono Madrid, con il suo Santiago Bernabeu, e Barcellona, con il Camp Nou, ospitanti le omonime squadre che stavano dominando l’Europa in quegli anni. Non è fatto strano, infatti, che metà nazionale spagnola è composta da giocatori del Real Madrid, per altro tifata anche dal generale Franco, ma non dilunghiamoci troppo.
Gli accoppiamenti delle Semifinali sono questi:
- Spagna – Ungheria, che si disputerà nella capitale;
- URSS – Danimarca, che avrà luogo in Catalogna.
I padroni di casa faticano contro l’Ungheria, in quella partita che è considerata come il “derby del cuore” per Ferenc Puskas. Il calciatore magiaro totalizzò anche 4 presenze con le Furie rosse, dopo aver preso la cittadinanza avendo giocato nel Real Madrid, prima di ritirarsi nel 1962, dopo il fallimentare Mondiale del Cile. Ritornando alla partita, 1-1 i tempi regolamentari, e rete decisiva di Amancio al 112′. L’altra sfida vede gli URSS annientare i modesti rivali della Danimarca, prima vera Cenerentola nella storia della neonata competizione europea, con un sonoro 3-0.
E ora, vamos a Madrid, è tempo di Finale!
La Finale
Prima è giusto parlare del contesto storico. Metà anni ’60. L’Europa è divisa in due blocchi: ad Ovest, liberalismo, capitalismo e gli alleati americani; ad Est, la dittatura comunista dell’URSS e dei suoi stati satelliti. Nell’Occidente, però, c’è una piccola macchia, ovvero la dittatura franchista del Generale spagnolo Franco, di stampo fascista. Ed è questo il punto cruciale della finale. Due ideologie, due società, due culture, due nazioni e due leader totalmente diverse ma così tanto uguali da voler raggiungere lo stesso obbiettivo: primeggiare in ogni settore, competizione, sopratutto nello sport, e dimostrare in ogni occasione la propria forza, che sia fisica o intellettuale. Per questo Franco non accetterà un risultato diverso dalla vittoria, vista anche la finale nella capitale Madrid.
Ah, giustamente, facciamo una piccola digressione sui precedenti Europei. Vi ricordate il precedente tra queste due nazionali? Esatto, la Spagna si rifiutò di giocare la partita di qualificazione in Russia, trasferta impedita dal generale stesso, e di fatto perse a tavolino la partita non avendo la possibilità di andare in Francia.
Torniamo a noi. Il ct della Spagna è Villalonga, ex-ct di entrambe le squadre di Madrid e già doppio vincitore della neonata Coppa dei Campioni. La storia che lo contraddistingue, ma sopratutto la sua carriera, fa sì che l’immaginario collettivo presupponga che la selezione spagnola sarà composta principalmente, se non completamente, da calciatori del Real Madrid. I numerosi tifosi, compreso il tifosissimo Generale, rimarranno delusi: Puskas, Di Stefano, Gento e Del Sol rimangono a casa, al loro posto giovani promesse con tasso tecnico minore ma maggiore atletico. Ma i risultati daranno ragione a Villalonga? Lo vedremo presto!

120 mila persone riempiono il Santiago Bernabeu quel 21 Giugno 1964, in quella che può essere definita la “giornata di Franco”. Successo di pubblico impressionante, spinto anche dalla propaganda franchista, fanno sì che i media la smettano di lamentarsi per lo scarso interesse mostrato alla competizione.
La partita vede la Spagna scendere in campo con un atteggiamento molto agguerrito. Primo tempo dominato dalle Furie Rosse. Gli altri “rossi”, invece, appaiono molto molli e sulle gambe, contrariamente a quanto ci si aspettasse. Minuto 6: Luis Suarez crossa dalla destra al centro, buca il laterale Mudrik, ed è pronto sul secondo palo Pereda che da 2 passi non sbaglia! Spagna 1, URSS 0. Neanche il tempo di esultare, che Yashin serve Mudrik che avanza lungo la fascia, alza la testa e pesca l’inserimento tra i centrali di Khusainov che, lesto, controlla e di punta beffa un non perfetto Iribar in uscita. E’ il pareggio, Spagna 1, URSS 1. Il primo tempo continua con un’alta intensità degli spagnoli e, conseguentemente, un’ottima fase difensiva attuata dai sovietici, condizionati anche da un clima a loro non favorevole.
Secondo tempo che ripete quanto visto nella prima frazione di gioco: spagnoli che spingono molto, ma la solida difesa dei russi non concede nulla. La sensazione è che la partita volga verso un triste pareggio e possa essere decisa ai supplementari ma, visto l’andazzo e il caldo afoso estivo madrileno, i tifosi si augurano di no. E il destino aiuta i tanti tifosi accalcati sulle tribune dell’impianto dedicato al grande ex-presidente. Minuti 84. Luisito Suarez, ancora lui, che imposta l’azione servendo sull’out di destra Pereda, che supera l’avversario sulla fascia, rientra, e serve una deliziosa palla per Marcelino, appostato sul dischetto dell’area di rigore. Torsione scopadea, come direbbe Pellegatti, perfetta e pulita del centravanti del Real Saragozza che insacca alle spalle di un incolpevole Yashin. Spagna 2, URSS 1.

La Spagna è Campione d’Europa.
E’ il primo storico successo per le Furie Rosse, una vittoria attesa ma non scontata arrivata, dopo mille polemiche, meritatamente. La Spagna dovrà attendere altri 44 anni per alzare al cielo la stessa competizione e 46 per il primo titolo mondiale. Un successo arrivato nel segno di Suarez e senza i grandi esclusi del Real Madrid pluricampione d’Europa.

E l’Italia?
Gli Azzurri stavolta rispondono alla chiamata e si presentano alle qualificazioni con il Ct Fabbri in panchina e una formazione piena di Campioni, figlia delle imprese della Grande Inter di Herrera.

Sarti, Burgnich, Facchetti, Picchi, Guarneri, Corso e Mazzola vestono la maglia nerazzurra e affiancano altri campioni di assoluto livello come Bulgarelli, Maldini, Rivera e Trapattoni. Il primo ostacolo di chiama Turchia e, a dir la verità, il passaggio del turno è soltanto una formalità. Il match d’andata si gioca a Bologna e termina con il punteggio tennistico di 6-0 per la nazionale di Fabbri. Gli azzurri liquidano i turchi anche nel ritorno con un match risolto da Sormani, 0-1 e Italia agli ottavi.
L’ostacolo adesso è davvero complicato da affrontare, i Campioni d’Europa in carica dell’URSS sbarrano la strada alla Nazionale Italiana.
La gara di andata si gioca in Russia e i padroni di casa si dimostrano subito aggressivi pronti a portare a casa il risultato con ogni mezzo, lecito e non. L’Italia esce sconfitta per due reti a zero perdendo anche calma e nervi a causa degli interventi davvero poco ortodossi dei difensori sovietici. Molti giocatori italiani e lo stesso Fabbri a fine partita si lamenteranno dell’arbitraggio troppo permissivo nei confronti dei padroni di casa che, in più di un’occasione, avevano provocato gli azzurri con interventi pericolosi e molto duri. L’Italia rimane in dieci uomini per l’espulsione di Pascutti che reagisce dopo un brutto fallo del centrale sovietico, è una serata da dimenticare.
Si arriva alla gara di ritorno con tante aspettative e una grande voglia di rivincita ma alla fine la gara, disputata a Roma, termina con un pareggio per 1-1. Per gli Azzurri segna Rivera e Mazzola sbaglia un calcio di rigore che avrebbe potuto riaprire i discorso qualificazione. L’URSS è però nettamente superiore e merita il passaggio del turno, il calcio sovietico è fisico e veloce allo stesso tempo, troppo distante dai ritmi italiani. La nostra Nazionale riceve inoltre tantissime critiche sui convocati e i tifosi chiedono a gran voce l’apertura agli oriundi per rinforzare l’attacco ai prossimo Mondiali.
I tanti campioni…
Una seconda edizione ricca di talenti, giovani promesse e soprattutto grandi Campioni. Abbiamo già citato il blocco della Grande Inter che componeva la nostra Nazionale insieme a Rivera, Trapattoni e Maldini.

Tra le Furie Rosse Campioni d’Europa spiccano le magie di Amancio e Luisito Suarez, ricordiamo anche lo storico bomber Di Stefano non convocato clamorosamente prima della fase finale.

Tra le altre stelle brilla quella del portoghese Eusebio, uno degli attaccanti più forti della storia del calcio che qualche mese più tardi vincerà anche il Pollone d’oro.

A cura di Vito Lecce e Gianluca Zanfi.

