Magazine

#GliAgentiRaccontano… Brasile – Uruguay 1-2 la vergogna di una Nazione!

Creato il 25 febbraio 2016 da Agentianonimi

La “Vergogna” del 16 Luglio 1950, come direbbero i tifosi verdeoro, una partita memorabile, forse la più clamorosa sconfitta della storia del calcio mondiale. Il Brasile padrone di casa di fronte ad un Maracanà vestito a festa, perse la finale contro gli odiati rivali Uruguaiani. Quei 90 minuti passarono alla storia come il “Maracanazo“.

#GliAgentiRaccontano Brasile – Uruguay 1-2 la vergogna di una Nazione!

images

Una voglia Mondiale

Il mondiale di Brasile 1950 nasce quasi trent’anni prima. I brasiliani partecipano senza molto successo al torneo del 1934 in Italia ma tornano in patria con l’idea di imitare il nostro mondiale. La parola d’ordine diventa:” Organizzeremo un Mondiale come Mussolini!”. L’idea di organizzare, gestire, controllare il torneo e soprattutto VINCERLO, per cementare l’attaccamento alla classe politica, sulla scia di Mussolini, piace molto all’alto potere brasilia o. Il problema è convincere gli organizzatori ad assegnare il torneo al Brasile ma, grazie alle buone prestazioni al mondiale di Francia 1938, i verdeoro strappano una prelazione sul prossimo torneo nel 1942. I sogni vengono presto spazzati via dalla seconda guerra mondiale e alla ripresa dei giochi nel 1949 i brasiliani chiedono ancora un anno di tempo per terminare i lavori allo stadio più grande del mondo, il nuovo Maracanà!

vlcsnap-2016-02-25-14h55m32s131

La vittoria è una certezza?

Il Brasile organizza il torneo ed è sicuro di vincere, l’ipotesi di una sconfitta non tocca nemmeno per un istante le menti dei tifosi e della squadra. Si arriva alla grande finale anzi alla festa per il primo titolo mondiale del grande Brasile. Il giorno della partita fu una vera e propria festa, il pullman della squadra attraversò una città in festa in cui fu improvvisato anche un carnevale per festeggiare la vittoria. Furono stampate oltre 500 mila magliette con la sigla “Brasil Campeao 1950“, anche i giornali quella mattina uscirono con titoli celebrativi come “Il Brasile vincerà!” o “La Coppa sarà nostra!“. L’intera nazione considerava la finale contro l’Uruguay una vera e propria formalità.
I 22 del Maracanazo Di fronte a 200 mila anime l’Uruguay, allenato da Lopez Fontana scese in campo per smentire un’intera Nazione. I vincitori del primo mondiale della storia scesero in campo con il consolidato 4-3-3: Maspoli in porta, Gambetta, Gonzalez, Tejera e Andrade in difesa, Varela, Perez e la stella Schiaffino a centrocampo, Moran, Miguez ed il goleador Ghiggia in attacco.

350px-Urug1950

La nazionale bianca, sotto la guida del ct Costa confermò il super offensivo 3-4-3: Barbosa tra i pali, Bigode, Juvenal e il capitano Augusto in difesa, Danilo, Bauer, Jair e Zizjnho in mediana, Chico, Friaça e Ademir in avanti. Fino a quel tempo la divise del Brasile era formate da un completo, casacca e pantaloncini, completamente bianco, da qui in soprannome “La Nazionale Bianca”.

Brazilian-national-soccer-team-World-Cup-1950_2392914

Dalle stelle alle stalle in 90 minuti!

199.854 spettatori aspettano il trionfo del Brasile, il Maracanà ribolle di passione, striscioni e cartelloni recitano ad una voce:”Omaggio ai campioni del mondo!“. L’arbitro inglese 53enne Reader, il più anziano direttore di gara che abbia arbitrato una finale mondiale, da inizio al match. La prima frazione termina sul punteggio di 0-0. Il Brasile mantiene in pallino del gioco e del possesso palla, le occasioni ci sono ma quasi mai portano un reale pericolo per Maspoli. Alla prima ripartenza in contropiede l’Uruguay colpisce il palo.Si va negli spogliatoi ed là che si decide il campionato del mondo, López dà la scossa a Schiaffino, autore di un brutto primo tempo e Ghiggia, l’uomo più decisivo della squadra, parlando con i due compagni d’attacco chiede di triangolare velocemente una volta riconquistata la sfera. Si torna in campo ma dopo soli due minuti di gioco il Friaça segna facendo esplodere il Maracanà. Brasile 1, Uruguay 0.

vlcsnap-2016-02-25-14h56m04s190

Lo storico capitano Varela prende il pallone in fondo alla rete, si dirige verso il guardalinee, che per un attimo aveva alzato la bandierina, e chiede il fuorigioco. Varela sà perfettamente che nessuno accoglierà la sua protesta ma cerca in tutti i modi di raffreddare l’entusiasmo del Brasile. Una mossa astuta e intelligente che permette ai compagni di assorbire lo svantaggio e giocare ancora di più senza pensieri. Minuto 66. Ghiggia triangola con i compagni come da programma, si allarga sulla fascia e mette in mezzo. Dalle retrovie arriva proprio “El Football” Schiaffino che con l’interno destro mette la palle all’incrocio dei pali, è 1-1.

vlcsnap-2016-02-25-14h58m31s141

I 200 mila del Maracanà non prendono il gol sul serio, al Brasile basta ancora il pareggio. E si, il mondiale del 1950 è l’unico in cui il titolo non fu assegnato con una finale unica, ma con un girone all’italiana terminato con il Brasile a quota 4 punti e l’Uruguay a 3. I padroni di casa con un pareggio sono ugualmente campioni del mondo. Ma il Brasile non si accontenta del pari, la squadra in maglia bianca vuole vincere a tutti i costi e si riversa in avanti. Minuto 79, ripartenza di Ghiggia, destro secco sul primo palo coperto male da Barbosa, 1-2Uruguay in vantaggio.

vlcsnap-2016-02-25-15h00m34s103

A sole tre persone è bastato un gesto per far tacere il Maracanã: Frank Sinatra, papa Giovanni Paolo II e io!

Alcides Edgardo  Ghiggia

Il Brasile cercherà in tutti i modi di raggiungere il pareggio sprecando in verità due buone occasioni ma il risultato finale non cambierà. Ultimo minuto, calcio d’angolo per il Brasile, palla in mezzo lontana dagli uomini in attacco, la sfera arriva a Gambetta che incredibilmente la blocca con le mani. Il Maracanà si ferma, tutti aspettano il fischio dell’arbitro per il calcio di rigore ma non arriverà. Gambetta è uno dei pochi, forse l’unico se aver sentito il triplice fischio del direttore di gara, l’Uruguay è Campione del Mondo!

vlcsnap-2016-02-25-15h01m55s136

Per dare ancora di più l’idea della convinzione dei brasiliani riportiamo le parole del Padre della Coppa, quel Jules Rimet uscito dallo stadio sul risultato di 1-1 per preparare il discorso è consegnare la Coppa ai brasiliani:

Era tutto previsto, tranne il trionfo dell’Uruguay. Al termine della partita, avrei dovuto consegnare la coppa al capitano della squadra campione. Un’imponente guardia d’onore si sarebbe dovuta formare dal tunnel fino al centro del campo di gioco, dove mi avrebbe atteso il capitano della squadra vincitrice (naturalmente il Brasile). Preparai il mio discorso e mi recai presso gli spogliatoi pochi minuti prima della fine della partita (stavano pareggiando 1 a 1 e il pareggio assegnava il titolo alla squadra locale). Ma mentre attraversavo i corridoi il tifo infernale si interruppe. All’uscita del tunnel, un silenzio desolante dominava lo stadio. Né guardia d’onore, né inno nazionale, né discorso, né premiazione solenne. Mi ritrovai solo, con la coppa in mano e senza sapere cosa fare. Nel tumulto finii per scoprire il capitano uruguaiano, Obdulio Varela, e quasi di nascosto gli consegnai la statuetta d’oro, stringendogli la mano, e me ne andai, senza riuscire a dirgli una sola parola di congratulazioni per la sua squadra.

Jules_Rimet_in_1920

Nossa Hiroshima – La nostra Hiroshima

“Fermi tutti ma cos’è successo?” sarà sicuramente stata questa l’unica possibile domanda passata per la mente dei numerosissimi tifosi presenti allo stadio di Rio de Janeiro, come quelli in diretta radiofonica dispersi nella gigante terra che comprende il Rio delle Amazzoni. Per un minuto buono il tempo sembra essersi fermato nella mente dei tifosi carioca, mentre imperversano i festeggiamenti dei confinanti uruguagi. Finito questo breve, ma intenso, periodo, i brasiliani incominciano a realizzare quanto successo, e sale il panico. E’ una sensazione strana, capita raramente nella complicata psiche umana. Nello stato confusionale, quasi trans potremmo definirla, in cui si è immersi, si è dubbiosi sul fatto che non si creda ciò che i vostri occhi hanno visto, quasi sperando di essere colti da improvvise ed inaspettate allucinazioni frutto di una inspiegabile causa, mentre si cerca di realizzare, di razionalizzare, di assorbire e comprendere l’avvenimento. Dall’incredulità, dallo stupore, si passa in fretta a paura, tristezza, sgomento. Purtroppo molte persone, alquanto deboli, non reggono questo tsunami di emozioni e decidono di non ricordare più questa partita…

Sciogliemmo l’angoscia che ci aveva accompagnato per tutta la partita, piangendo lacrime di gioia, pensando alle nostre famiglie in Uruguay, mentre i nostri avversari piangevano di amarezza per la sconfitta. A un certo punto provai pena per quello che stava accadendo.

Juan Alberto Schiaffino

All’incirca un centinaio di tifosi morirono per quella partita. Chi per malore, chi non ebbe la forza di portarsi dietro questo peso, o chi decise di farla finita dopo essersi giocato casa e rovinato la vita, solo perchè sicuro della vittoria della sua nazionale. Non fu suonato l’inno dei vincitori, e non ci furono cerimonie. Il Brasile proclamò 3 giorni di lutto nazionale per ricordare le vittime di questa tragica sconfitta, capitata nel “suo” Mondiale.

Ho visto un popolo a testa bassa, con le lacrime agli occhi, senza parole, abbandonare lo stadio come se tornasse dal funerale di un amatissimo padre. Ho visto un popolo sconfitto, e più che sconfitto, senza speranza. Questo mi ha fatto male al cuore. Tutto l’entusiasmo dei minuti iniziali della partita ridotto a povera cenere di un fuoco spento.

José Lins do Rego – Noto scrittore carioca

Ripercussioni si ebbero sia sui giocatori, ma anche sull’allenatore. Stampa, tifosi, connazionali si schierarono contro coloro che accusavano di averli fatti perdere, come se fossero scesi anche loro in campo. Ed in effetti, quella sera del Luglio 1950, allo stadio c’erano milioni di brasiliani, e non solo 200 mila… Una strage inaspettata, della stessa brutalità, della stessa cattiveria, della stessa perfidia che il destino aveva, secondo i brasiliani, sganciato in precedenza solo una volta. Siamo ad Hiroshima, Giappone, 6 Agosto 1945.
Nossa Hiroshima

Fu una sera degli anni ottanta in un mercato. Richiamò la mia attenzione una signora che mi indicava mentre diceva a voce alta al suo bambino: “Guarda figlio, quello è l’uomo che ha fatto piangere tutto il Brasile”

Moacir Barbosa Nascimento – Il portiere del Brasile

Una delle ultime immagini scattate all'ultimo sopravvissuto a quella Finale. Ghiggia se n'è andato lo scorso Luglio.

Una delle ultime immagini scattate all’ultimo sopravvissuto a quella Finale. Ghiggia se n’è andato lo scorso Luglio.

A cura di Vito Lecce e Gianluca Zanfi.

agenti3


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :