L’estate, il sole, gli amici, le birre.. Insomma, era un po’ che non scrivevo. Poche storie, dai. Ora è ottobre e la sera si sta davanti il pc.
Un ultimo giretto estivo però me lo sono concesso. Un ritorno nei luoghi dell’infanzia, nello stesso bar dove quasi quarant’anni fa si sono conosciuti i miei. Era una discoteca un tempo (eh sì, i due vecchi erano belli truzzi mi sa..) ora dopo mille tentativi di riapertura, “La Stua” è diventano un bar dove si possono ascoltare bei concerti.
Glincolti (scrittotuttoattaccato) sono il giusto pretesto per un fine settimana come si deve.
Fenomeni. Quattro fenomeni. Quattro ragazzotti di Bassano del Grappa e dintorni, sconosciuti ai più (purtroppo) e dotati del super talento musicale. Quasi dei supereroi insomma.
Poi va beh, il posto, le persone con cui si ascolta il concerto e i legami affettivi fanno la loro parte (vedi sopra) e magari influenzano l’opinione dello spettacolo, ma i quattro riescono davvero a dimostrare di essere dei veri funamboli. Sono seri sul palco, lasciano poco spazio a parole e cazzate varie, pensano solo alla loro musica e a malapena si guardano tra loro. Suonano insieme, realmente: precisione, pulizia, rock ‘n’ roll. La loro musica è fatta di funk, progressive, blues, jazz. Sono un gruppo muto, senza voce, solamente pezzi strumentali. Ma la voce in questi casi non serve a nulla, sarebbero solo parole buttate. Ho letto qualche tempo fa, non ricordo più dove, un’intervista al grande Tolo Marton (letto alla veneta, non all’inglese), il quale diceva che la voce per lui è soltanto un accompagnamento alla musica, nulla di più. Bene, Glincolti non saprebbero che farsene dell’accompagnamento alla musica.
Mancano i fiati quello sì.. Un bel sax ci starebbe tutto. Nell’ultimo disco c’è a dire la verità, ma purtroppo Alessandro “Bruno” Brunetta ha lasciato il gruppo proprio quest’anno. Peccato sì, i quattro però riescono senza molti problemi a non farne sentire la mancanza.
Arrivano in ‘sto posto semi deserto, Roberts si siede alla batteria, incomincia a suonecchiare qualcosa e Alessandro e Alberto lo seguono con le chitarre. Sembra quasi stiano ancora facendo il soundcheck o accordando gli strumenti. Invece no, arriva Andrea e giusto un minuto prima di cominciare a fare sul serio estrae il basso dalla custodia. Povero, effettivamente si era trattenuto al tavolino del merchandising a vendere i dischi (a me, ndr).
Partono un po’ in sordina, ma appena si scaldano fanno capire cosa vuol dire suonare davvero. Spettinati, Hutchinson, Sud America, Fuga in Maggiolino in Sol Maggiore (che per l’occasione diventa Scalata al Campanile in Sol Maggiore): uno dietro l’altro, suonano tutti i loro pezzi migliori. È virtuosismo puro, ma non di quello fine a se stesso e fastidioso, assolutamente no. Per forza di cose ricordano i più famosi Calibro 35 (ed infatti hanno anche aperto un loro concerto ed Enrico Gabrielli compare nell’ultimo disco), ma davvero non hanno nulla da invidiare a nessuno.
Chiudono lo spettacolo con Cavalli di Razza. Un’autobiografia insomma. Glincolti sono come quei cavalli di razza rari che riescono a correre più veloci di tutti.
L’unico vero fastidio: il nome. Perché è anche bello lui, più che adatto al gruppo. E finché lo dici solamente uno non ci fa neanche caso. Ma poi scriverlo diventa un casino. Non sai se mettere che sei stato ad un concerto dei Glincolti, de Glincolti, de i Glincolti, degli Incolti, degli Glincolti, etc etc.. Insomma, un bel macello. Ma chissenefrega. Intanto ho ripetuto un po’ il nome così resta bene in mente a chi (numerosissimi, lo so) segue Dirty Little Review.
Ad ascoltarli fino alla fine, non più di trenta o quaranta persone. Non sono da tutti, certo, ma che peccato. Sono in molti a suonare, anche bene, ma pochi a fare musica come Glincolti.
Quando: Sabato 21 settembre 2013
Dove: Bike Bar La Stua – Rocca d’Arsiè (BL). C’è il lago, ci sono le montagne, c’è un bel bar in suonano dal vivo. Posto perfetto.
Foto: https://www.facebook.com/GLINCOLTI